Rete Civica Salute, le proposte per rivoluzionare la sanità siciliana

Pronto soccorso, piano di formazione e mancanza di medici: le proposte per rivoluzionare la sanità siciliana

Antonino Lo Re

Pronto soccorso, piano di formazione e mancanza di medici: le proposte per rivoluzionare la sanità siciliana

Salvo Catalano  |
giovedì 13 Luglio 2023

Pier Emilio Vasta, il coordinatore regionale della Rete Civica Salute è stato sentito dalla commissione Salute all’Ars

“Un altro cambio di targhe sulle porte dell’andazzo”. L’andazzo è quello, pessimo, della sanità siciliana. Il cambio di targhe senza una vera rivoluzione è lo scenario che si rischia di avere tra qualche anno, se le ingenti risorse del Pnrr si limiteranno a creare nuove strutture, ma vuote. A descrivere in questi termini il rischio che vive oggi la sanità siciliana, ma anche la grande sfida che si trova ad affrontare, è Pier Emilio Vasta, il coordinatore regionale della Rete Civica Salute che è stato sentito dalla commissione Salute all’Ars, dove si continuano le audizioni sulla grave situazione dei pronto soccorso.

Il caos nei pronti soccorso

“Dalla nostra rete sul territorio – spiega Vasta – emerge con chiarezza quello che tutti noi vediamo quando entriamo in un pronto soccorso: sono diventati luoghi di spiaggiamento di tutte le situazioni in cui i cittadini non hanno risposte. L’80 per cento degli ingressi sono codici bianchi o verdi. Vediamo astanterie trasformate in reparti, con pazienti che restano per giorni su una barella, senza un’alimentazione adeguata, spesso senza continuità terapeutica in presenza di patologie che lo richiederebbero. Pazienti che arrivano ad urinarsi addosso e casi in cui vengono fatti firmare consensi informati in cui si dice che il paziente rifiuta il ricovero, mentre l’utente vorrebbe esattamente il contrario”.

Le proposte della Rete civica

Scene quotidiane dal girone dantesco degli ospedali siciliani. La Rete civica ha portato alla commissione Salute un documento con alcune proposte. A partire da come non perdere la grande occasione del Pnrr, grazie al quale sull’isola si stanno realizzando in questi mesi 106 Case di comunità e una quarantina di ospedali di comunità. I fondi per la realizzazione  – spesso si tratta di ristrutturazione di vecchi edifici – ce li mette l’Europa, ma dal 2026, quando tutto il nuovo sistema dovrebbe essere pronto, serviranno infermieri, medici di medicina generale e specialisti per farli funzionare. “Il rischio di creare involucri vuoti c’è”, ammette Vasta. La Rete civica propone quindi, al netto di nuove assunzioni, di puntare sulla “preparazione/formazione degli operatori e sull’informazione degli utenti per orientarli alla Medicina di Prossimità e di Iniziativa, interdisciplinare e interconnessa”.

Il piano di formazione

Un grande piano di formazione e aggiornamento da affidare al Cefpas (il Centro regionale per la formazione permanente e l’aggiornamento del personale del servizio sanitario), “da attuarsi a cura degli Uffici Formazione delle Aziende Sanitarie col concorso degli Ordini Professionali”. Secondo Vasta il piano di formazione andrebbe esteso anche “ai medici contrattualizzati dalle Asp a tempo determinato per l’emergenza Covid-19, in proroga o meno, per costruire dei percorsi di valorizzazione attraverso offerte di formazione di medicina generale o specialistica secondo un Programma straordinario, concordato d’intesa con le Scuole di Medicina delle Università siciliane, il Cefpas e gli Ordini Professionali, aggiuntivo ed integrativo delle borse di specializzazione ordinarie, insufficienti almeno nel prossimo triennio, secondo il fabbisogno programmabile del turnover necessario alla copertura delle dotazioni organiche delle Aziende Ospedaliere e Territoriali. Compresi di medici delle Case ed Ospedali di Comunità”.

La mancanza dei medici

Per far fronte alla mancanza di medici negli ospedali periferici, sia Pd e che M5s hanno presentato proposte di legge, al momento incardinate in commissione Salute, per rivedere il sistema di reclutamento dei camici bianchi, andando oltre i confini delle attuali aziende sanitarie e creando, ad esempio, dipartimenti interaziendali. Inoltre intenzione del governo Schifani sarebbe quella di accorpare ospedali di provincia ad aziende sanitarie più grandi. “Come rete civica – dice Vasta – siamo favorevoli all’accorpamento, perché si potrebbero ottimizzare le risorse umane disponibili. Quello su cui non siamo d’accordo sarebbe bloccare le assunzioni delle grandi aziende sanitarie per favorire gli ospedali più piccoli, perché si creerebbe a nostro avviso l’effetto inverso, cioè l’esodo di medici verso altre Regioni o all’estero”.

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