Sanzioni alla Russia catastrofe per l’Ue - QdS

Sanzioni alla Russia catastrofe per l’Ue

Carlo Alberto Tregua

Sanzioni alla Russia catastrofe per l’Ue

mercoledì 20 Settembre 2023

Inflazione alle stelle, tasso 4,5%

Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, è stata di parola: fino a quando l’inflazione non è ricondotta al tasso fisiologico del due per cento, saremo costretti ad aumentare il tasso di sconto. Detto e fatto, eccolo al 4,5 per cento. Non crediamo che i rialzi siano finiti se la “maledetta” non rientra nel suo alveo.

Dobbiamo ricordare che l’inflazione è denominata “la tassa dei poveri” perché falcidia gli stipendi, i compensi e ogni altro reddito fisso, mentre alimenta la crescita dei prezzi di tutti i beni, sia quelli di consumo che quelli della produzione, nonché dei servizi e di quant’altro viene immesso nel mercato.
Cosicché, da un canto le imprese possono recuperare l’aumento dei propri costi ribaltandolo sui prezzi di vendita, mentre dipendenti e pensionati, pubblici e privati, prendono la legnata, impotenti a reagire.
Risulta evidente, quindi, che i rialzi – avversati da molti sconsiderati – sono la giusta medicina per tutelare la gran parte della popolazione a reddito fisso.

Non è che l’aumento del costo del denaro, perché di questo si tratta, sia indolore per l’economia. Tutt’altro, in quanto inevitabilmente contrae i consumi e rallenta di conseguenza la produzione di beni e servizi.
Per esempio, i prezzi di ricettività e ristorazione sono andati alle stelle in modo sconsiderato, soprattutto nella fascia superiore, frequentata da persone economicamente benestanti che quindi sopportano in qualche misura l’aumento dei prezzi. Ma la gran parte della gente ha dovuto necessariamente contrarre l’acquisto dei servizi e dei beni di consumo perché l’aumento dei prezzi ha diminuito la loro capacità di spesa.

La conseguenza di questo quadro è che tutti i Paesi d’Europa hanno visto diminuire fortemente la crescita del Pil e, in alcuni casi, come la Germania, l’Olanda e l’Ungheria, sono entrati nella cosiddetta recessione tecnica, cioè nella decrescita del Pil.
Non è che se un Paese locomotiva come la Germania va in recessione essa rimane circoscritta dentro ai limiti dei propri confini, ma si ripercuote sulle nazioni che vendono alla Germania prodotti e semilavorati.

La catastrofe che incombe sull’Unione europea – l’abbiamo scritto molte volte – risale alla sciagurata decisione di sanzionare gli scambi economici con la Russia a seguito dell’invasione di quell’esercito nel territorio ucraino. Scrivemmo che bisognava supportare l’Ucraina economicamente e anche con altri sussidi, ma che era improvvida l’iniziativa di applicare sanzioni che colpivano l’energia. Infatti si è puntualmente verificato il fenomeno della crescita vertiginosa dell’inflazione, che ha raggiunto anche l’undici/dodici per cento, e da essa l’innesco dell’altro fenomeno macroeconomico che è la speculazione.
Tant’è, la frittata è stata fatta; i guai sono enormi e anche questo periodo non sarà breve, come quello, ricordiamo, del 2008, quando vi fu la catastrofe finanziaria americana che investì anche l’Europa e durò tre anni.
In questo quadro, la legge di bilancio 2024 del nostro governo sarà contratta perché non vi sono disponibilità finanziarie, compresse anche dal ripristino del Patto di stabilità.

I suggerimenti per fare quadrare i conti pubblici con le scarse risorse vengono da tutte le parti, però, sottolineiamo con disappunto, quelle parti non danno suggerimenti sensati, ma chiedono spese, spese e spese, anziché indicare risparmi, risparmi, risparmi.
Il ministro Giancarlo Giorgetti è pressato da tutti i lati, ma siamo convinti che saprà resistere, anche perché l’unico sfogo, che è quello del deficit, non potrà essere adoperato al di sopra del tre per cento di differenza fra entrare e uscite.

Il Governo dovrebbe dare un ammonimento forte a tutti i propri ministri e a tutta la Pubblica amministrazione, per tagliare le spese inutili e quelle superflue, stimate a suo tempo da Carlo Cottarelli in trenta/trentacinque miliardi. Solo dai risparmi si può ricavare quanto necessario per affrontare nuove spese, che devono essere produttive.

Ricordiamo che, per fortuna, nel 2024, 2025 e 2026 cospicue risorse (circa quaranta miliardi per anno) le riceveremo dal Pnrr, senza il quale nessuna attività infrastrutturale poteva essere iniziata quest’anno.

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