Sea Watch, la Capitana batte il Capitano, il Gip non convalida l'arresto, Carola libera - QdS

Sea Watch, la Capitana batte il Capitano, il Gip non convalida l’arresto, Carola libera

Pietro Crisafulli

Sea Watch, la Capitana batte il Capitano, il Gip non convalida l’arresto, Carola libera

mercoledì 03 Luglio 2019

Il giudice sull'ingresso in porto, "La decisione assunta conforme alle raccomandazioni del commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa e a recenti pronunciamenti giurisprudenziali". In nottata il prefetto firma il decreto di espulsione che dovrà però essere convalidato dall'Autorità giudiziaria. Carola, "una vittoria della solidarietà e contro la criminalizzazione dei soccorritori". Manifestazioni in tutt'Europa. Gli esperti bocciano il Decreto sicurezza. La Lega Nord "Useremo la forza". Il M5s fa saltare l'audizione prevista per oggi della portavoce della Sea Watch Giorgia Linardi nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera

Carola Rackete è libera. Ma non solo: con la manovra con cui ha violato il divieto di attracco al porto di Lampedusa impostole dalla Guardia di Finanza non ha commesso alcuna violenza nei confronti di una nave da guerra e non ha opposto resistenza ad un pubblico ufficiale.

Il Gip di Agrigento Alessandra Vella ha rigettato dunque tutte le accuse nei confronti della capitana della Sea Watch 3, non convalidando l’arresto e non disponendo nei suoi confronti alcuna misura cautelare.

Salvini furioso, “Mi vergogno per i magistrati”

Furioso, il capo della Lega Nord Matteo Salvini ancora una volta non si comporta da ministro dell’Interno ma da segretario di partito e si è permesso di dichiarare: “Pessimo segnale signor giudice, mi vergogno per i magistrati”.

E il presidente del Pd Paolo Gentiloni ha commentato duramente, “Il ministro dell’Interno spara a zero contro la Magistratura perché non ha obbedito ai suoi ordini. Ha perso la calma o anche la testa?”.

E l’Associazione Nazionale Magistrati ha registrato, “ancora una volta, commenti sprezzanti verso una decisione giudiziaria, disancorati da qualsiasi riferimento ai suoi contenuti tecnico-giuridici, che rischiano di alimentare un clima di odio e di avversione, come dimostrato dai numerosi post contenenti insulti e minacce nei confronti del Gip di Agrigento pubblicati nelle ultime ore”.

Miceli, “Bonafede smentisca Salvini o si dimetta”

“Il ministro della Giustizia Bonafede che rimane silente dopo la violenta invettiva del suo collega Salvini contro la magistratura e contro la Gip di Agrigento è complice di quel linguaggio, complice di quegli attacchi, complice di quella farneticante diretta facebook. Se il titolare del ministero della Giustizia non difende la Giustizia e non difende i giudici farebbe bene a dimettersi”.

Lo ha detto il deputato del Partito democratico Carmelo Miceli, componente della commissione Giustizia della Camera.

“Già Di Maio si è accodato – prosegue Miceli – sulla linea anti magistrati di Salvini. L’ennesima pietra tombale sulla presunta onestà, sulla presunta legalità dei cinque stelle. Beppe Grillo non ha nulla da dire? I cinque stelle sono con i magistrati solo quando fanno come dicono loro? La magistratura è buona solo se esegue gli ordini di Salvini? Una deriva vergognosa, neanche ai tempi di Berlusconi”.

La Capitana, “vittoria della solidarietà”

“Sono sollevata dalla decisione del giudice, che considero una grande vittoria della solidarietà con tutte le persone come i rifugiati, i migranti e i richiedenti asilo, e contro la criminalizzazione degli aiuti in molti paesi in Europa” ha commentato Carola Rackete.

La Capitana si è detta “molto commossa per la solidarietà espressa nei miei confronti da così tanta gente e voglio sottolineare che tutto l’equipaggio della Sea Watch 3 ha reso questo possibile, nonostante che l’attenzione si sia concentrata su di me: come una squadra abbiamo tratto in salvo le persone, ci siamo presi cura di loro e le abbiamo portate in salvo”.

La Lega Nord minaccia, “useremo la forza”

La Lega è letteralmente impazzita di rabbia e i commenti sono violentissimi, tipici di chi è convinto di possedere il potere assoluto mentre si scopre che, per fortuna, in Italia c’è ancora una democrazia.

La scusa per reazioni violente è ancora quella sicurezza invocata, guarda caso, da tutti i regimi totalitari. Così Roberto Calderoli, vicepresidente dei senatori della Lega Nord, minaccia: “da adesso le nostre forze di sicurezza o forze militari, che sia i terrestri o navali, potranno usare la forza per rispondere. A buon intenditor poche parole…”.

“Subito espulsione!”, ma non si può

Ma il Capitano è costretto a ingoiare anche un’altra delusione: non potrà, almeno per il momento, “cacciar via” dall’Italia quella Capitana che, con le armi della fermezza e dell’altruismo e soprattutto rispettando la legislazione internazionale, ha avuto attestazioni di stima e affetto da tutt’Europa.

“Per la comandante criminale è pronto un provvedimento per rispedirla nel suo Paese perché pericolosa per la sicurezza nazionale, la ricca fuorilegge tornerà nella sua Germania” ha affermato Salvini annunciando la firma da parte del prefetto di Agrigento Dario Caputo – che l’ha siglato a mezzanotte – del provvedimento “di allontanamento dal territorio nazionale con accompagnamento alla frontiera”.

Ma non sarà così, almeno fino fino al prossimo nove luglio, in quanto la Procura, che ha fissato per quel giorno l’interrogatorio di Carola nell’ambito del filone d’indagine sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, non ha firmato l’autorizzazione e concesso il nulla osta.

Le leggi “fatte in casa” del ministro Salvini

Ieri è stata una giornata cruciale anche perché, ancora una volta, è dimostrato come la pretesa di Salvini di “farsi in casa” le leggi ignorando il panorama delle norme internazionali, è, appunto, una pretesa.

Ieri, infatti, proprio mentre al Viminale Matteo Salvini ha messo al lavoro il suo ufficio legislativo per inasprire le pene del cosiddetto Decreto sicurezza bis – all’esame del Parlamento per la sua conversione in legge – alla Camera luminari del diritto, magistrati e avvocati hanno fatto letteralmente a pezzi il suo tanto magnificato provvedimento.

Il Decreto – secondo gli esperti sentiti dalle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia di Montecitorio – non ha infatti i requisiti di necessità e urgenza, contrasta con le norme internazionali e ha profili di incostituzionalità.

La propaganda Salviniana si infrange contro la legge

Insomma, Salvini ha sfoderato tutto il repertorio della sua propaganda – “la ricca fuorilegge, la comandante criminale, la rispediamo in Germania” – ma tutto si è infranto contro la legge.

E, come ha affermato il presidente della Camera Roberto Fico – in un sussulto d’orgoglio dopo che il M5s si è nuovamente inchinato a Salvini facendo saltare l’audizione prevista per oggi della portavoce della Sea Watch Giorgia Linardi nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera – “Le decisioni della magistratura vanno sempre rispettate. Sia quando piacciono sia quando non piacciono”.

Le Ong disertano per protesta l’audizione alla Camera

Non si presenteranno questa mattina davanti alle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera le ong Tavolo Asilo, Medici senza frontiere, Open Arms, Mediterranea Savino Humans. La decisione é stata presa in solidarietà a Sea Watch, che ieri sera era stara esclusa dall’audizione in seguito alle proteste della Lega. Neanche Antigone sarà presente.

Il Gip, comportamento Capitana conforme alle leggi

“La decisione assunta dal comandante di Sea Watch risulta conforme alle raccomandazioni del commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa e a recenti pronunciamenti giurisprudenziali”.

Così ha scritto il gip del tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, nell’ordinanza con la quale ha rigettato la richiesta di convalida dell’arresto della comandante della nave della Ong Carola Rackete.

“I porti di Malta venivano esclusi perché più distanti e quelli tunisini perché, secondo la sua stessa valutazione, ‘in Tunisia non ci sono porti sicuri”, spiega il giudice riferendosi alla scelta della comandante di fare rotta verso Lampedusa.

Le valutazioni della Capitana sono condivise dal giudice secondo cui “Malta non ha accettato le previsioni che derivano dalle modifiche alla convenzione Sar del 2004”.

I porti tunisini, inoltre, secondo quanto deciso dal comandante Rackete, non sono stati ritenuti “conformi alla convenzione di Amburgo”.

Salvare i migranti era un dovere

Due i motivi per i quali, secondo il Gip, la Capitana non andava arrestata: perché la motovedetta della Guardia di finanza stretta tra la nave e la banchina non può essere considerata nave da guerra e perché entrando in porto in piena notte Carola non ha fatto resistenza a un pubblico ufficiale ma ha “agito in adempimento di un dovere, quello di portare in salvo i migranti”.

Il giudice sembrerebbe anche aver riconosciuto quello “stato di necessità” invocato dalla comandante più volte prima di forzare il blocco che invece, per il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio non c’era poiché la nave “aveva ricevuto, nei giorni precedenti, assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorità militari per ogni tipo di assistenza”.

Un pronunciamento che riguarda tutte le Ong

“Ritiene questo giudice – scrive il Gip – che nessuna idoneità a comprimere gli obblighi gravanti sul capitano della Sea Watch3, oltre che delle autorità nazionali, potevano rivestire le direttive ministeriali in materia di ‘porti chiusi’ o il provvedimento del ministro degli Interni di concerto con il ministero della Difesa e delle Infrastrutture che faceva divieto di ingresso, transito e sosta alla nave, nel mare nazionale, trattandosi peraltro solo di divieto sanzionato da sanzione amministrativa”.

“L’attracco da parte della Sea Watch – prosegue il Giudice per le udienze preliminari – alla banchina del porto di Lampedusa, che, si ribadisce, era già da due giorni in acque territoriali, appare conforme al testo unico sull’immigrazione nella parte in cui fa obbligo al capitano e alle autorità nazionali indistintamente si prestare soccorso e prima assistenza allo straniero rintracciato in occasione dell’attraversamento irregolare della frontiera”.

Inoltre, altri punti a favore di Carola ma anche di tutte le altre Ong che operano nel Mediterraneo, nel rigettare la richiesta della Procura la giudice afferma che il decreto sicurezza bis “non è applicabile alle azioni di salvataggio in quanto riferibile solo alle condotte degli scafisti” e che la scelta della comandante di puntare su Lampedusa non è stata strumentale ma “obbligata” in quanto né i porti tunisini né, soprattutto, quelli libici, possono ritenersi sicuri.

Le Ong impegnate nel Mediterraneo

La sfida della Ong e di Carola ora è trovare una nuova nave entro breve, visto che la Sea Watch 3 è sotto sequestro a Licata. Lo scopo è raggiungere davanti alla Libia Open Arms, Sea Eye e Mediterranea Saving Human, ripartita proprio ieri.

“Il Mediterraneo – ha sottolineato la capomissione Alessandra Sciurba – è un mare sempre più svuotato di testimoni per via di questa assurda guerra dei governi europei alle navi delle Ong”.

L’esultanza di Palermo alla notizia

La notizia della decisione del Gip di Agrigento di non convalidare l’arresto della comandante della Sea Watch Carola Rackete e di rimetterla in liberà senza alcuna misure cautelare è stata accolta con un’ovazione dalla folla che ieri a tarda sera stava manifestando a Palermo, davanti all’ingresso del porto, a sostegno della Capitana.

La liberazione di Carola è stata annunciata dal sindaco, Leoluca Orlando, che ha aggiunto: “Adesso aspettiamo Carola qui a Palermo”.

Il sindaco è intenzionato infatti a conferire alla Capitana e all’equipaggio la cittadinanza onoraria di Palermo.

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