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Per i senatori la crisi non c’è, 1.650 euro al mese solo per viaggi e telefonate: quanto uno stipendio

Raffaella Pessina

Per i senatori la crisi non c’è, 1.650 euro al mese solo per viaggi e telefonate: quanto uno stipendio

sabato 04 Febbraio 2023

Tra diaria, indennità, rimborsi, i parlamentari di Palazzo Madama portano a casa ogni mese fino a 14.500 euro. Nel lungo elenco dei privilegi anche i vitalizi ai condannati in via definitiva

Di una riforma della seconda camera legislativa, il Senato della Repubblica, si parla dal 2014. C’è chi ha proposto la sua abolizione, chi vorrebbe che diventasse un organo che rappresenta le Regioni, chi un organo meno operativo e più onorario.
Di fatto Palazzo Madama continua ad essere il cuore pulsante del processo legislativo italiano, forte del suo bicameralismo. A partire da questa legislatura, i senatori si sono ridotti di numero. A seguito dell’avvenuta approvazione per via referendaria della legge costituzionale 19 ottobre 2020, n. 1, a partire dalla XIX legislatura il numero dei senatori è sceso da 315 a 200, di cui 196 eletti in Italia e 4 nella circoscrizione Estero.

Ad oggi Palazzo Madama, così come abbiamo visto per Montecitorio è piuttosto variegato per classi d’età, anche se in questo caso i cittadini “troppo” giovani non possono occupare una delle 206 poltrone perché l’età minima per essere eletti è di 40 anni. Al contrario vi sono senatori che hanno raggiunto una ragguardevole età: Giorgio Napolitano, ex presidente della Repubblica, ad esempio, ha 98 anni. Arnaldo Forlani ha 97 anni, Liliana Segre 93, il fisico Carlo Rubbia 89, l’imprenditore Silvio Berlusconi 87 e l’architetto Renzo Piano 85.
Ci sono poi dei senatori che hanno raggiunto un record: quello di essere sopravvissuti alla Prima e alla Seconda Repubblica, e si apprestano a entrare nella Terza: Francesco Colucci, classe 1932, che con i suoi 36 anni e 109 giorni in Senato è il parlamentare più longevo della storia repubblicana.
Dietro di lui Pierferdinando Casini che dei suoi 60 anni anagrafici ne ha passati 32 in Parlamento.

Monitorando le fasce d’età, i senatori oltre i 70 sono 16, tra i 60 e i 69 sono 47, mentre risulta essere più elevato, con 84 unità, il numero di coloro che sono nella fascia di età tra i 50 e i 59 anni, mentre 59 sono i più “giovani”, cioè tra i 40 e i 49 anni.

Anche al Senato come alla Camera si conferma inferiore la rappresentanza femminile: su 206 senatori vi sono 134 uomini (65%) e 72 donne (34,9%). La professione di provenienza è rappresentata per lo più da avvocati (43), così come avviene alla Camera. A seguire vi sono gli imprenditori (26), i dirigenti e docenti universitari (entrambi 20), consulenti (19), giornalisti (16) e le altre professioni sono equamente distribuite tra le 5 e le 10 unità.

Sono 123 i senatori che hanno conseguito la laurea, 48 hanno il diploma di istruzione secondaria superiore, poi c’è chi ha il titolo di dottore di ricerca (16), chi ha il master universitario (9), il diploma di specializzazione (5), ma anche chi ha la licenza media (2) e perfino la licenza elementare (1).

Solo due senatori non hanno indicato il titolo di studio. Diventare senatore per taluni è stato vincere un terno al lotto, viste le cifre presentate nella dichiarazione dell’anno precedente alla elezione. è il caso della siciliana Dolores Bevilacqua, del Movimento Cinquestelle, di Partinico con un reddito annuo di 24.342 euro, di Francesca Tubetti di Gorizia, eletta nelle file di FdI con un reddito annuale di 19.329 euro o di Salvatore Sallemi, di Ragusa, sempre di Fratelli d’Italia, con un reddito di 8.916 euro annui. Ultima curiosità: tra i 206 senatori solo 73 sono stati riconfermati, 79 sono al primo incarico e 34 provengono da Montecitorio.

Vitalizi ai condannati vergogna italiana

Tra i privilegi riservati ai senatori ce n’è uno che desta forti perplessità anche se l’interessato è stato condannato in via definitiva per reati di particolare gravità, continua a percepire il vitalizio o la pensione.
Ma non è sempre stato così: nel maggio del 2015 una deliberazione del Consiglio di Presidenza di Palazzo Madama aveva disposto la cessazione dell’erogazione delle pensioni agli ex senatori che ricadevano in quella casistica. Tra questi vi era l’ex senatore e presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Il politico aveva subìto lo stop all’erogazione del vitalizio nel 2018 in quanto condannato in via definitiva per reati gravi contro la Pubblica amministrazione.
Formigoni ha fatto ricorso all’organo interno del Senato, la Commissione contenziosa, che gli ha dato ragione, restituendogli l’assegno. L’amministrazione del Senato aveva fatto ricorso all’organo interno di secondo grado, il Consiglio di garanzia, che ha tuttavia confermato la linea della Commissione contenziosa. La decisione dei due organismi giurisdizionali interni ha assimilato il vitalizio a un trattamento pensionistico che quindi non può essere tolto in caso di condanna per certi reati, creando così un precedente anche per gli altri. Tra questi Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri Ottaviano Del Turco, Antonio D’Alì.

Diaria, indennità, rimborsi: i senatori portano a casa ogni mese fino a 14.500 €

Trattamento economico

Alla voce “trattamento economico”, sul sito istituzionale viene fatta una premessa: “In tutti gli ordinamenti ispirati alla concezione democratica dello Stato è garantito ai parlamentari, rappresentanti del popolo sovrano, un trattamento economico adeguato ad assicurarne l’indipendenza”. L’impressione è quella che si vogliano mettere le mani avanti e giustificare gli elevati costi della politica perché “elevati” sono anche i fini.
Ecco le voci che compongono il “cedolino” di ciascuno dei 206 senatori:

Indennità parlamentare

Viene determinata calcolando che l’indennità mensile non superi “il dodicesimo del trattamento complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di cassazione ed equiparate”. Inoltre l’importo dell’indennità, fissato nel 1993 al 96 per cento del trattamento economico su indicato, è stato ulteriormente ridotto del 10 per cento con la legge finanziaria 2006 e poi bloccato per cinque anni, dal 2008 al 2012, con la legge finanziaria 2008. Infine, con la deliberazione approvata il 31 gennaio 2012 il Consiglio di Presidenza del Senato ha deciso di ridurre l’indennità lorda di 1.300 euro. Per effetto di queste decisioni, nonché di un’ulteriore decurtazione introdotta nel 2011, l’importo lordo dell’indennità dei senatori è pari a 10.385,31 euro (che si riducono a 10.064,77 euro per i senatori che svolgano un’attività lavorativa).
Al netto delle ritenute fiscali e dei contributi obbligatori per il trattamento previdenziale, per l’assegno di fine mandato e per l’assistenza sanitaria, l’indennità mensile risulta pari ad euro 5.304,89 (5.122,19 per coloro i quali svolgano attività lavorative). Da tali importi vanno sottratte le addizionali Irpef, che variano in base al domicilio fiscale: l’indennità netta mensile corrisposta ai senatori può dunque essere leggermente inferiore o superiore ai 5.000 euro, a seconda della Regione e del Comune di residenza.

Diaria

È prevista a titolo di rimborso delle spese di soggiorno. Periodicamente aggiornata in funzione dell’aumento del costo della vita, la diaria è stata erogata dal 2001 al 2010 nella misura di 4.003 euro al mese. È stata poi ridotta a 3.500 euro a decorrere dal 1° gennaio 2011, per effetto della deliberazione adottata dal Consiglio di Presidenza in data 25 novembre 2010.
Sono previste decurtazioni per ogni giornata di assenza dai lavori parlamentari. In particolare è penalizzata l’assenza dalle sedute delle Commissioni e delle Giunte in cui si svolgano votazioni; per quel che riguarda i lavori dell’Assemblea, la decurtazione della diaria si applica se il senatore non partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell’arco della giornata.

Rimborso forfettario spese generali (di viaggio e telefoniche)

A decorrere dall’1 gennaio 2011 i senatori ricevono un rimborso forfetario mensile di euro 1.650, che sostituisce e assorbe i preesistenti rimborsi per le spese accessorie di viaggio e per le spese telefoniche. L’importo è stato determinato dal Collegio dei Senatori Questori, nell’ambito del riordino delle competenze economiche dei Senatori, mantenendo invariato l’onere complessivo che gravava sul bilancio del Senato per i due rimborsi soppressi.

Rimborso spese esercizio mandato

Ha sostituito, a partire dal mese di marzo 2012, il preesistente “contributo per il supporto dell’attività dei Senatori”, che era un rimborso spese interamente forfetario. L’importo complessivo, rimasto invariato, è diviso in una quota mensile di euro 2.090 – sottoposta a rendicontazione quadrimestrale – e in una ulteriore quota di 2.090 euro mensili erogata forfettariamente.
Al di là delle spiegazioni trovate sul sito ufficiale e spulciando il bilancio di previsione 2022/2024 queste sono le cifre che sono state appostate per il 2023 al lordo: 28.315.000,00 (indennità parlamentare, di ufficio e altre); 25.360.000,00 euro per lo svolgimento del mandato parlamentare (diaria, rimborso forfettario spese generali, spese informatiche, esercizio del mandato e per ragioni di servizio); 3.500.000,00 per consulenze e prestazioni professionali, 22.100.000,00 per contributi ai gruppi parlamentari, 2.300.000,00 per abbonamenti alle agenzie di informazione. Per un totale di 81.575.000,00. Fatte le debite divisioni si arriva a 16.500 euro circa a senatore.

Privilegi

Facilitazioni di trasporto

Durante l’esercizio del mandato, i senatori usufruiscono di tessere strettamente personali per i trasferimenti sul territorio nazionale, mediante viaggi aerei, ferroviari e marittimi e la circolazione sulla rete autostradale. Ma anche gli ex senatori mantengono tali privilegi anche se devono rispettare un tetto annuale per i viaggi aerei e ferroviari sul territorio nazionale (peraltro riconosciuto per un periodo di 10 anni dalla cessazione dal mandato) e con la soppressione di qualsiasi rimborso dei pedaggi autostradali.

Assistenza Sanitaria Integrativa

Il Fondo di solidarietà fra i senatori eroga un rimborso parziale di determinate spese sanitarie sostenute dagli iscritti, nei limiti fissati dal Regolamento e dal Tariffario.
L’iscrizione è obbligatoria per i senatori in carica, che versano un contributo pari al 4,5 per cento dell’indennità lorda; è facoltativa per i titolari di pensione, il cui contributo è pari al 4,7 per cento dell’importo lordo del proprio assegno. Con il versamento di quote aggiuntive è possibile l’iscrizione dei familiari.

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