Servizio idrico a Messina, la gestione sembra un rompicapo - QdS

Servizio idrico a Messina, la gestione sembra un rompicapo

Lina Bruno

Servizio idrico a Messina, la gestione sembra un rompicapo

giovedì 05 Ottobre 2023

Situazione ancora bloccata tra commissariamenti e ricorsi. L’Ati non riesce a esprimere una posizione univoca e così, di fronte ai “No” a MessinAcque, torna a farsi largo l’ipotesi Amam

MESSINA – I Comuni pensano ad altre soluzioni, ma per la Regione la strada è ormai tracciata con la società MessinaAcque. La gestione del servizio idrico integrato della provincia è ancora sospesa tra commissariamenti e ricorsi e un’Ati che non riesce a esprimere una posizione univoca. Non c’era compattezza tra i sindaci all’indomani dell’istituzione dell’Assemblea territoriale idrica e non ce n’è adesso con un commissario ad acta, Rosaria Barresi, inviata all’inizio del 2023 per adempiere a quelle procedure rimaste in sospeso, tra tutte il Piano d’ambito, approvato soltanto a maggio.

La maggior parte dei primi cittadini non riesce ad accettare l’adesione “forzata” alla MessinAcque Spa, società a capitale misto pubblico (51%) e privato (49%), per la gestione del servizio idrico integrato in tutti i 108 centri della provincia, a eccezione di 16 ai quali è stata riconosciuta la gestione autonoma.

Dissenso tra i sindaci per l’adesione “forzata” alla MessinAcque

Nella riunione che si è recentemente svolta a Palazzo dei Leoni, sede dell’ex Provincia, convocata dal sindaco Metropolitano Federico Basile per stabilire azioni comuni, il dissenso tra i presenti verso la soluzione indicata dalla regione è stato unanime. Molti temono che a pagare le conseguenze di questa scelta saranno i cittadini, che si potrebbero trovare a pagare una bolletta più cara. È stato ricordato che i Consigli comunali si sono pronunciati contro l’adesione alla nuova società, ma tale voto non è vincolante e quindi sarà il commissario a portare avanti le adesioni.

La decisione di un affidamento a una società mista è stata presa in conformità con una normativa del 2022 a cui è stato adattato il pronunciamento dell’Assemblea dei sindaci dell’Ati che avevano votato un anno fa per una società in house. Si riteneva che fosse opportuno, trattandosi della gestione di un bene comune com’è l’acqua, non affidarsi a società private. E non rassicura neppure il 51% del controllo affidato al capitale pubblico visto che molti sindaci – da Giuseppe Merlino sindaco di Saponara a Matteo Francilia di Furci Siculo, da Cinzia Marchello di San Piero Patti a Matteo Sciotto sindaco di Santa Lucia del Mela – dicono di avere raggiunto un equilibrio con una gestione oculata e un servizio efficiente che soddisfa gli utenti, anche perché contenuto nei costi.

La strada del ricorso al Tar la stanno percorrendo in tanti

Ha iniziato Alessandro Costa, sindaco di Letojanni e ultimo in ordine di tempo il sindaco di Messina Basile. Il Tribunale amministrativo, accogliendo le ragioni dei Comuni, ha confermato che c’è poca chiarezza e gli atti impugnati presuppongono uno stop alla MessinaAcque per un approfondimento documentale che potrà avvenire in Camera di consiglio il prossimo 17 ottobre.

“La procedura – ha detto Basile – non è proprio così lineare come il commissario regionale vorrebbe fare credere. A nostro avviso, come più volte ribadito, la procedura travalica l’autonomia dell’Ati in alcuni passaggi chiave per questo abbiamo proposto ricorso, che oggi vede riconosciuto un fondamento specifico”.

Torna così in campo l’Amam, partecipata del Comune di Messina che sin dall’inizio si è candidata a gestire il servizio idrico integrato ma senza successo, perché la maggioranza dei Comuni ha sempre escluso questa ipotesi. Adesso il clima sembra cambiato e c’è chi vede con favore questa alternativa. “Siamo sempre più convinti – ha affermato il sindaco della Città dello Stretto – che sarebbe necessario sedersi con gli altri sindaci e rivalutare l’opzione Amam per la gestione del Servizio idrico integrato, senza permettere a privati l’intromissione. Basterebbe infatti entrare in Amam, anche con una piccola quota, per avere quei requisiti per partecipare ai bandi pubblici per i finanziamenti extrabilancio, mentre l’annessione potrebbe essere effettuata per livelli successivi di necessità, come è accaduto nel palermitano”.

Non tutti i 92 Comuni però sono per questa opzione: ce ne sono 13 pronti a entrare in MessinaAcque e lo hanno reso noto con un documento, tirandosi fuori dalla posizione che sembra prevalente. Intanto il commissario Barresi sta tentando di andare avanti con gli adempimenti e tra i nodi più difficoltosi da sciogliere c’è sicuramente il trasferimento di personale che costituirà la pianta organica della MessinaAcque. Si parla di circa seicento unità da inserire, ma anche di possibili licenziamenti per gli esuberi che si potrebbero determinare.

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