Si nasce disordinati si diventa ordinati - QdS

Si nasce disordinati si diventa ordinati

Carlo Alberto Tregua

Si nasce disordinati si diventa ordinati

mercoledì 26 Gennaio 2022

Il bimbo o la bimba che hanno la ventura di venire al mondo, sono attrezzati fisicamente e mentalmente per diventare adulti in qualche decina di anni, ma sul momento non sanno niente, non conoscono niente, seppure attraverso i cromosomi passino informazioni.

La crescita degli infanti è laboriosa, automatica e, se condotta bene da genitori e da altri educatori, può farli diventare esseri pensanti, di buon senso e buoni componenti della Comunità ove risiederanno.

All’inizio, i loro dodici sistemi, di cui sono fatti corpo e mente, funzionano perfettamente e continueranno a funzionare perfettamente con la crescita. Però, la loro mente non possiede ancora le cognizioni necessarie per funzionare come soggetti autonomi, con la conseguenza che hanno tanto da imparare, imparare e imparare.
Imparano se hanno buoni maestri, buoni sentimenti e buona educazione. Tutto ciò li porta a cominciare a ordinare il loro disordine.

La questione è di semplice enunciazione: trasformare il disordine naturale in un ordine altrettanto naturale di chi diventa adulto. Il percorso, di circa venti anni, è delicato perché in relazione agli insegnamenti che si ricevono, la formazione dei giovani può cambiare profondamente. Per cui, alla fine di questo primo percorso, abbiamo persone perbene o persone per male.

I giovani che crescono in ambienti malfamati, naturalmente crescono con la mentalità di malviventi. Non ne hanno alcuna colpa. I giovani che crescono in una famiglia di musicisti e si nutrono della musica dei genitori o di uno di essi, è molto probabile che diverranno musicisti anch’essi. Poi vi sono quei giovani, figli di contadini o operai, che mediante la scala sociale, costituita da scuole e università, approdano a livelli della società più elevati e possono diventare dirigenti, professionisti, imprenditori, professori e così via.

Ecco che una società ben organizzata deve dare a tutti i giovani, indipendentemente dalle famiglie in cui nascono, le stesse possibilità di crescita e le stesse possibilità di inserimento nel mondo del lavoro.
Crescendo e ricevendo i buoni insegnamenti, si può diventare ordinati. Si può e si deve, ma non sempre ci si riesce. “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” o di chi non vuole imparare, con la conseguenza che “Chi nasce tondo non muore quadrato”.

La persona ordinata mentalmente è anche più efficiente, cioè fa più cose e in modo migliore nello stesso tempo. Intendiamoci, non solo cose materiali, ma anche immateriali, come fare ordine nei propri pensieri, catalogarli, memorizzarli secondo temi e canali. Tutto questo consente poi di capire meglio ciò che accade, di affrontare problemi e contrarietà in maniera adeguata e di trovarne possibili soluzioni. I saggi sostenevano: “Ogni cosa al suo posto, un posto per ogni cosa”.

Ordine non vuol dire che debba essere uguale per tutti o, peggio, che debba essere imposto a qualcuno. Ordine significa consentire a tutti di capire come funzionano le cose e di evitare sorprese che quasi sempre sono negative.

Il saggio sostiene che: “La migliore sorpresa è non avere sorprese”. Perché questo detto ha ragione? Perché spesso la sorpresa ci coglie impreparati e non in condizione di capire bene ciò che accade. è meglio avere la capacità di “prevedere, prevenire e provvedere”. Insomma, essere consapevoli di ciò che accade, di ciò che si fa e di ciò che si intende fare.

In questo modo, il disordine che era in noi sin dalla nascita, pian piano si trasforma in ordine e ci consente di avere cognizione migliore della vita e delle tre specie dei viventi: umana, animale e vegetale.
Il nostro sforzo, tuttavia, non ci porta ad acquisire grandi conoscenze, ma ad avere la consapevolezza della nostra immensa ignoranza, che i nostri sforzi possono ridurre. Nonostante ciò dobbiamo compierli, questi sforzi, dobbiamo tentare di diminuire la nostra ignoranza perché comprendendo ciò che è stato, possiamo tentare di capire ciò che avverrà.

E poi, come diceva una vecchia canzone, cantata dalla famosa attrice degli anni cinquanta Doris Day, “Que serà, serà”.

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