La Sicilia in ritardo per l’energia pulita - QdS

La Sicilia in ritardo per l’energia pulita

Carlo Alberto Tregua

La Sicilia in ritardo per l’energia pulita

venerdì 28 Aprile 2023

Solare, eolica, idroelettrica, Rsu

Vi sono centinaia di istanze all’assessorato competente per chiedere le autorizzazioni necessarie all’insediamento di impianti di vario genere per la produzione di energia rinnovabile.
Va subito sottolineato come questi ritardi non siano giustificati se non per la lentezza con cui vengono esaminate le richieste, con la conseguenza che si rallentano gli investimenti, le assunzioni di personale e l’immissione sul mercato di cospicue risorse finanziarie.
Sulla materia è intervenuto il presidente della Regione, Renato Schifani, il quale ha posto una questione, a nostro avviso molto sensata, e cioé la compensazione di ristori che il Governo dovrebbe dare alla Sicilia a fronte di questi insediamenti, i quali non sono soltanto su terraferma, ma anche in mare aperto.
Peraltro, c’è un precedente efficace e riguarda i compensi e i benefici che il Governo ha concesso alla regione Basilicata, in cui vengono estratti, come è noto, idrocarburi, poi raffinati.

Vi sono state osservazioni fuori luogo e precisamente che i materiali necessari avrebbero occupato terreni atti alla coltura agricola. Però è stato omesso che nella nostra Isola vi sono migliaia di chilometri quadrati di terreni incoltivabili e quindi ben adatti all’insediamento di questi impianti di vario genere.
Dunque, sul piano territoriale non vi possono essere osservazioni di sorta, mentre sul piano economico si vede con chiarezza il grande vantaggio che apporterebbero tali impianti. Segnaliamo inoltre un terzo punto, non meno importante, ovvero la necessità di ottenere dal Governo le compensazioni per l’eventuale inquinamento prodotto da questi impianti.
Non sappiamo se la questione posta da Schifani verrà presa in considerazione e in tempi brevi. Sappiamo però che è urgente procedere in un modo o nell’altro a rilasciare le richieste autorizzazioni perché la Sicilia ha urgente necessità di energia pulita, da sostituire a quella inquinante in atto prodotta.
Si tratta di buonsenso e non di calcoli pedestri. Anche se sappiamo che il buonsenso, spesso, non è di casa tra chi ha l’onere di gestire la Cosa pubblica.

L’altra questione fondamentale riguarda i termocombustori di ultima generazione, che producono energia pulita utilizzando i rifiuti solidi urbani (Rsu).
Si tratta di un’altra storia che non finisce più e che dura dall’inizio di questo secolo. Più precisamente, l’insediamento di tali termocombustori dovrebbe servire a smaltire i 2,2 milioni di tonnellate di Rifiuti solidi urbani prodotti ogni anno nella nostra Isola.

Avere tardato quasi un quarto di secolo per la realizzazione degli stessi sta comportando un enorme onere per i/le cittadini/e siciliani/e, i/le quali pagano una tari moltiplicata per molte volte poiché tali rifiuti debbono essere inviati in Danimarca o in Olanda con un costo di circa 380 euro a tonnellata anziché di circa 130 per consegnarli a moderni stabilimenti denominati appunto termocombustori.
Non sappiamo perché vi siano questi enormi ritardi, non sappiamo perché ci sono voluti venticinque anni per parlare del nulla e arrivare al punto in cui siamo arrivati. Oppure, forse, lo sappiamo bene e lo sapete anche voi.

Dunque, solare, eolico, idroelettrico e Rifiuti solidi urbani sono quattro filoni importanti per produrre energia non da fonti fossili, ma si potrebbe indirizzare la ricerca anche verso l’energia geotermica oltre che verso l’utilizzazione di scarti vegetali e di altre fonti.
Certo, non si dovrebbe più perdere tempo perché la situazione della nostra Isola continua a regredire sotto più punti di vista: sociale, ecologico, eccetera. Soprattutto la mancanza di chances, cioé di opportunità di lavoro di un certo rilievo, obbliga i giovani ad andarsene nel Nord, in Europa o nel mondo.
Intendiamoci, non che sia un male che i nostri giovani acquisiscano competenze dovunque, ma è male che poi non tornino indietro attratti da lavori molto qualificati e professionali, per cui il loro ritorno sarebbe quasi automatico.
Occorre che la nostra classe dirigente sia lungimirante e lavori per il futuro, non solo per l’oggi.

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