Stop all'appalto per studiare i rischi idraulici in 70 Comuni

Stop all’appalto per studiare i rischi idraulici in 70 Comuni, per dieci anni la Regione non ha speso i soldi

Stop all’appalto per studiare i rischi idraulici in 70 Comuni, per dieci anni la Regione non ha speso i soldi

Simone Olivelli  |
venerdì 22 Novembre 2024

La Regione ha congelato i risultati di una gara d'appalto indetta con lo scopo di aggiornare le mappe di pericolosità idraulica in una settantina di Comuni.

Quasi dieci anni di attesa per rischiare, alla fine, di non riuscire neanche ad affidare il servizio. L’ultima brutta pagina per la pubblica amministrazione siciliana ha la forma di un decreto firmato un paio di settimane fa e di cui fino a oggi non si era avuta notizia. Il motivo è anche comprensibile: se si considerano gli effetti delle violente piogge che di recente hanno colpito la parte orientale dell’isola, non farà sorridere scoprire che la Regione ha congelato i risultati di una gara d’appalto indetta con lo scopo di aggiornare le mappe di pericolosità idraulica in una settantina di Comuni. Un lavoro necessario a stabilire a quali possibili conseguenze sono esposte molte zone dell’isola, che, anno dopo anno, mostra la propria fragilità, tra alluvioni, frane e dissesti più o meno gravi.

Il timore di non avere più i soldi

La gara, del valore di oltre un milione e duecentomila euro, si era conclusa a febbraio scorso con l’aggiudicazione provvisoria nei confronti dello studio Sering Ingegneria di Palermo e l’Università Kore di Enna. A inizio novembre, però, è arrivato lo stop: “La procedura di affidamento del servizio è sospesa fino al reperimento di risorse per il suo rifinanziamento”, si legge nel decreto firmato dal segretario generale dell’Autorità di Bacino, Leonardo Santoro. La decisione, apparentemente contraddittoria se si considera che avere le risorse necessarie a finanziarie un lavoro è condizione fondamentale per indire una gara d’appalto, trova giustificazioni in ciò che è accaduto – o meglio, non è accaduto – negli uffici della Regione nell’ultimo decennio.

Partendo dalla fine: all’origine della scelta di fermare l’affidamento c’è l’impossibilità di disporre delle somme che per tanto tempo la Regione ha avuto in pancia.

Da questo punto di vista, avere optato per la formula della sospensione dell’esito va letto come il tentativo di evitare un epilogo ancora più grottesco: annullare una procedura che si era svolta in maniera corretta e per cui sono stati spesi soldi. La Regione per consentire lo svolgimento della gara, le ditte per presentare le offerte.

Burocrazia pachidermica

A inceppare il processo di affidamento è stata la scoperta da parte dell’Autorità di Bacino dell’impossibilità di utilizzare i fondi stanziati dopo il 31 dicembre prossimo. A comunicarlo, il 5 febbraio scorso, lo stesso giorno in cui alla Centrale unica di committenza veniva aggiudicata provvisoriamente la gara a Sering e UniKore, è stato il dipartimento regionale alla Programmazione, facendo presente un fatto non da poco: il finanziamento risaliva al Piano di azione e coesione 2007-2013.

Capire come sia stato possibile non utilizzare fondi che fanno riferimento a una finestra temporale che risale a oltre quindici anni fa non è semplice. Ciò che è possibile fare è però ripercorrere la sequenza di eventi che attraversa un periodo in cui alla Regione si sono alternati tre diversi governi.
Ad agosto 2013, una delibera dell’allora giunta Crocetta approva il piano degli interventi comprensivo degli studi e delle ricerche da fare in materia di rischio idraulico e idrologico. Passa un anno e il governo, in una nuova seduta di giunta, si esprime apprezzando l’iniziativa che si era deciso di avviare. Finora, e lo sarà ancora per molto, si resta sul campo delle buone intenzioni: il 2015 trascorre infatti tra nuove approvazioni degli interventi da fare e una parziale riprogrammazione dei contenuti del piano.
Sembra assurdo, ma più o meno non succede nulla fino al 2017: in primavera, a guidare la Regione è sempre il governo Crocetta, il governo decide di dare il proprio assenso alla modifica del piano integrandolo con ulteriori studi.

La palla all’Autorità di Bacino

Gli anni passano e la notizia più significativa, ma soltanto per chi vive all’interno degli uffici regionali, arriva nel 2020 quando con una delibera il governo Musumeci, che da quasi tre anni governa la Sicilia, stabilisce che da lì in avanti a occuparsi del progetto per aggiornare le mappe di pericolosità idraulica debba essere non più l’assessorato al Territorio ma l’Autorità di Bacino, neonato dipartimento che fa capo alla Presidenza.

Per un po’ si direbbe che il passaggio di consegne non cambia di molto le cose, se si considera che l’incarico di responsabile unico del procedimento viene assegnato soltanto nell’estate del 2022. Da quel momento, invece, l’iter inizia a progredire con una certa celerità; nel giro di un anno si arriva alla pubblicazione della gara d’appalto e poi, a febbraio scorso, all’individuazione dell’aggiudicatario. Chi però credeva che alla fine la partita la si fosse portata a casa si sbagliava.

Il rinvio alla prossima finanziaria

I problemi sono sorti quando il responsabile unico del procedimento, tenendo in considerazione che la durata degli studi sarebbe stata di 14 mesi, ha fatto presente la necessità di trasferire la spesa dei fondi dal 2024 al 2025. A quel punto dal dipartimento della Programmazione è arrivato l’alt: oltre il 31 dicembre 2024 non si può più contare sul Pac 2007-2013.

Ne sono seguiti mesi di interlocuzioni tra i vari dipartimenti, con l’Autorità di Bacino che ha provato a chiedere di trovare alternative e il dipartimento della Programmazione che ha specificato che nulla potrà essere fatto prima dell’approvazione della nuova legge finanziaria. A stabilire dunque se gli studi verranno eseguiti e a trovare le risorse dovrà essere il governo Schifani e i deputati dell’Ars. Nell’attesa ciò che si può fare è dare un’occhiata alla relazione tecnica del progetto: “Le mappe del rischio di alluvioni da elaborare per i siti d’attenzione prioritari – si legge – dovranno mostrare le potenziali conseguenze negative derivanti dalle alluvioni e contenere specifiche informazioni tecniche quali, ad esempio, estensione dell’area d’inondazione, altezza idrica dell’area inondata, velocità e portata della piena, popolazione potenzialmente esposta all’inondazione, infrastrutture e strutture coinvolte”.

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