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Termini Imerese, ora il rilancio del polo industriale si fa più concreto

redazione

Termini Imerese, ora il rilancio del polo industriale si fa più concreto

Vittorio Sangiorgi  |
venerdì 09 Giugno 2023

Attesa a giorni la pubblicazione del bando per la vendita dell’area: ottimismo da istituzioni e forze sindacali

TERMINI IMERESE (PA) – La lunga vicenda del polo industriale ex Fiat, che ha coinvolto non soltanto i circa ottocento lavoratori ma anche l’intero comprensorio, sembra sempre più vicina a un esito positivo.

Una vertenza che il Quotidiano di Sicilia segue da tempo e che ha conosciuto un’importante accelerazione nei mesi scorsi. Non soltanto i vertici istituzionali e i tavoli ministeriali, ma anche una concreta proposta di investimento. Ci riferiamo alla società svedese Italvolt che, tramite il suo ad Lars Carlstrom, ha annunciato l’intenzione di realizzare un progetto, dal valore di tre miliardi, per acquisire l’area e installare una fabbrica di batterie per auto elettriche. Soluzione, questa, che avevamo avanzato più volte viste storia e tradizione produttiva del sito termitano.

Nello stesso periodo in cui Carlstrom presentava la sua proposta al territorio, il ministero delle Imprese e del Made in Italy iniziava il percorso propedeutico alla vendita dell’area. Adolfo Urso, titolare dello stesso dicastero, nei giorni scorsi ha firmato l’autorizzazione alla cessione del ramo aziendale “Business Unit Termine Imerese”, riconducibile alla Blutec e in amministrazione straordinaria da oltre dieci anni. Una mossa indispensabile per consentire ai commissari di redigere e pubblicare il bando. Questo fondamentale passaggio è atteso a breve e darà il là alla presentazione delle offerte.

Le prossime settimane, quindi, saranno quelle in cui si capirà quali e quanti “competitor” ci saranno. Da quanto emerge, attualmente, sono tre le realtà imprenditoriali che hanno manifestato interesse ad acquisire il polo. Dunque altre due oltre quella già nota. Tra queste potrebbe essercene una riconducibile al patron del Catania Ssd Rosario Pelligra? Il suo nome era rimbalzato con insistenza nei mesi scorsi, ma fino ad ora nessuna conferma è arrivata. L’imprenditore australiano, proprio in questi giorni, si trova in Sicilia per programmare la prossima stagione agonistica del sodalizio rossazzurro. Che ne approfitti anche per sondare il terreno extracalcistico? Staremo a vedere…

Ciò che conta di più, come hanno affermato anche i rappresentanti delle maggiori sigle sindacali da noi intervistati, è un progetto serio e lungimirante, che dia assicurazioni ai lavoratori diretti e dell’indotto, ma anche al territorio. Investimenti importanti in un’ottica di rilancio, d’altra parte, sono elementi indispensabili per rinvendire i fasti di quello che è stato e potrà essere nuovamente un vero e proprio gioiello industriale siciliano.

La cautela espressa della Cgil: “Aspettiamo proposte concrete”

Roberto Mastrosimone, delegato della Cgil Sicilia per la vertenza Blutec
Roberto Mastrosimone

Roberto Mastrosimone, delegato della Cgil Sicilia per la vertenza Blutec, punta i riflettori sull’attesa della pubblicazione del bando, momento fondamentale per passare dalle parole ai fatti: “Credo che avverrà nei prossimi giorni. Il bando darà l’opportunità alle aziende che avevano manifestato il loro interessamento di presentare l’istanza di acquisizione. Al momento dell’incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy, il 4 aprile scorso, erano tre. Chiaramente ci aspettiamo che ci siano proposte concrete, che permettano di reindustrializzare e di rioccupare i lavoratori, ma soprattutto di rimettere in moto l’attività industriale, ferma da oltre undici anni. L’augurio, quindi, è che possano partecipare altre aziende”.

Ma quanto sono state importanti le interlocuzioni istituzionali in questi mesi? “Con il precedente Governo – spiega Mastrosimone – avevamo avviato un dialogo sul tema della reindustrializzazione ma anche sul percorso per accompagnare alla pensione i lavoratori d’età più avanzata. Dopo la fase di stallo causata dalle elezioni c’è stato un confronto costante con l’assessore regionale delle Attività produttive, Edy Tamajo e infine il vertice con il ministro Adolfo Urso. È chiaro che serve un impulso vero, la responsabilità dei Governi affinché si ponga fine a tutte le situazioni negative che ha portato questa vertenza. Servono aziende in grado reindustrializzare il polo, di riavviare gli stabilimenti e di dare una risposta sia ai lavoratori diretti, che sono circa 570, sia a quelli dell’indotto che sono circa duecento. Senza dimenticare i giovani disoccupati del territorio che, dall’uscita di scena della Fiat è messo in ginocchio dal punto di vista economico, occupazionale e sociale”.

Proprio il tema lavoratori è quello preminente per le sigle sindacali perché, come spiega l’esponente Cgil, “vi è una situazione di difficoltà, soprattutto per i lavoratori dell’indotto. Alcuni di loro vivono con un’indennità misera, altri sono fuori dagli ammortizzatori sociali. Insieme a quelli della Blutec, che percepiscono la cassa integrazione, sono in attesa degli sviluppi. Sviluppi che in questi anni sono mancati per incapacità, anche della politica, di trovare scenari nuovi”.

“Ci auguriamo – conclude – una collaborazione fattiva tra Regione, ministero, Invitalia e anche Tribunale di Torino visto che siamo in amministrazione straordinaria, affinché si affidi l’area ad una o più aziende in grado di dare risposte ai lavoratori e al territorio”.

Fim Cisl, le prospettive spingono verso una soluzione industriale

“Con questo bando, dopo che quelli precedenti non sono andati a buon fine, si avvii la ripartenza e il rilancio del polo industriale di Termini Imerese. Le dotazioni dello stesso bando e le prospettive che possono aprirsi depongono a favore di una soluzione industriale”. Lo afferma il segretario generale della Fim Cisl Palermo Trapani, Antonio Nobile.

“Adesso – aggiunge – ci aspettiamo che le manifestazioni d’interesse pervenute si trasformino in offerte vincolanti per rilevare l’area e, specialmente, i lavoratori, cosa che a noi interessa di più. Dev’essere acquisito un ‘pacchetto unico’ che contempli stabilimenti e lavoratori. Una parte dei circa 570 operai attualmente in forza Blutec può essere nuovamente occupata, dico una parte perché in considerazione dell’età c’è la possibilità di accompagnare diverse unità alla pensione. Grazie anche agli strumenti messi in campo dalla Regione si può decrementare questo numero visto, appunto, che nell’arco di 5-6 anni diversi lavoratori possono essere pensionabili. Questi due aspetti, quindi, lasciano ben sperare per il reimpiego di buona parte della forza lavoro e per non lasciare indietro nessuno”.

E sul contributo di politica e istituzioni Nobile aggiunge: “Abbiamo dato atto che, con l’insediamento del nuovo Governo regionale, c’è stato un impulso positivo anche sul fronte delle relazioni. È molto importante che la Regione finalmente, attraverso l’assessore alle Attività produttive, Edy Tamajo, abbia spronato il Governo nazionale e che abbia avuto quasi un ruolo di regia. In fondo è questo che abbiamo sempre chiesto, perché nessuno si aspetta una soluzione alla vertenza dall’oggi al domani. Almeno, però, gli sforzi e la volontà vanno in quella direzione”.

Una lenta ma positiva evoluzione che determina un cauto ottimismo nei lavoratori: “Non può che essere così – chiarisce Nobile – perché in questi undici anni hanno vissuto sulla loro pelle l’illusione di tanti proclami e tante false speranze. Quelli di loro più avanti con l’età vedono che ci sono strumenti utili ad aiutarli per raggiungere questo traguardo importante. Serve molta attenzione per chi ha ancora diversi anni prima della pensione, quindi per noi è fondamentale una soluzione industriale che li riporti a lavoro. C’è, ribadisco, cauto ottimismo perché ci sono gli strumenti e può davvero essere la volta buona. Il tempo, però, non gioca a nostro favore: a novembre scadrà il secondo anno di amministrazione straordinaria e quindi lo strumento della cassa integrazione straordinaria. Verrà chiesta una proroga, visti i tempi tecnici del bando e delle attività connesse, che ci porteranno a ridosso di quella data. Qualsiasi scelta venga presa, servirà del tempo. Noi, quindi, auspichiamo proroga di amministrazione straordinaria e ammortizzatore, proprio per attuare ciò che servirà”.

Uil metalmeccanici: una svolta per i lavoratori in sofferenza

Vincenzo Comella segretario della Uilm di Palermo
Vincenzo Comella

L’attuale fase storica ed economica sembra essere più che mai favorevole alla ripartenza dell’area di Termini Imerese. Questa la convinzione di Vincenzo Comella, segretario della Uilm di Palermo e coordinatore regionale della stessa sigla. “L’auspicio – afferma – è che vengano aziende capaci di risolvere la questione, soprattutto perché adesso ci sono condizioni propizie. Si pensi al fondo per le politiche sociali della Ue, che può favorire il prepensionamento di una buona parte dei lavoratori, circa il 50% del totale. Un intervento che renderebbe lo stabilimento più appetibile, creando le condizioni affinché rimangano i lavoratori più giovani e mediamente più scolarizzati, che hanno maggiore dimestichezza con le nuove tecnologie. Profili, quindi, che conviene formare e portare avanti. A questo si aggiunge l’accordo di programma firmato al Ministero e, con un’azienda seriamente intenzionata al rilancio, il cerchio si chiuderebbe positivamente”.

Una soluzione a lungo attesa, che adesso sembra più vicina anche grazie all’impegno delle istituzioni: “L’accelerazione voluta dal Governo regionale e dall’assessore Edy Tamajao – sottolinea Comella – ha rimesso in moto la macchina. Probabilmente avere Esecutivi dello stesso colore ha aiutato. Ricordiamo però che, in questi anni, abbiamo visto passare al Governo tutto l’arco costituzionale. Noi non guardiamo al colore politico ma a ciò che viene fatto concretamente”.

L’esponente della Uil metalmeccanici, poi, si sofferma su quello che è lo stato d’animo dei lavoratori e del corpo sociale di Termini Imerese in vista dei futuri sviluppi: “C’è tantissima attesa, specialmente tra i lavoratori dell’indotto. È vero che fanno parte di quel bacino creato con l’accordo del 23 dicembre 2014 che prevede, tra l’altro, il reimpiego. Ma è altrettanto vero che hanno in dotazione un ammortizzatore sociale che con un termine forte, senza voler offendere nessuno, è quasi un’elemosina. In virtù di un meccanismo di decalage questi lavoratori hanno un’indennità pari a 450 euro mensili, molto meno per esempio del Reddito di cittadinanza”.

“Visto il quadro appena descritto – ha concluso il rappresentante sindacale – è facile immaginare come i lavoratori, soprattutto quelli più giovani, stiano vivendo una situazione di sofferenza totale”.

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