Turismo, il 2023 è l'anno della ripresa: tutti i dati sul Mezzogiorno

Turismo, il 2023 è l’anno della ripresa: tutti i dati sulla Sicilia

Antonino Lo Re

Turismo, il 2023 è l’anno della ripresa: tutti i dati sulla Sicilia

Antonio Giordano  |
domenica 11 Giugno 2023

I numeri emersi nel corso di un convengo del Centro studi di Intesa Sanpaolo

Il 2023 sarà l’anno di piena ripresa del turismo dopo la crisi pandemica. Le previsioni parlano di un incremento dell’1,5% delle presenze rispetto al 2019, ultimo anno pre-Covid, che aveva già registrato ottimi risultati. Sono alcuni dei dati presentati da uno studio di Srm, il centro studi di Intesa Sanpaolo, questa mattina a Napoli in un convegno al Grand Hotel Vesuvio al quale ha preso parte anche Daniela Santanchè, ministro del turismo. C’è ancora da recuperare una piccola quota di presenza straniere mentre il settore è condizionato da una forte stagionalità.

I numeri

Per il Mezzogiorno gli ultimi dati parlano di 80 milioni di notti trascorse, (il 20% del totale Italia), 3,8 giorni di permanenza media, una forte stagionalità (all’87% concentrata in estate) e il 22% di presenze straniere. Una offerta che è del 28,7% dell’Italia in termini di posti letto (più della metà in 4 o 5 stelle, il 54,4%) e del 22,7% di strutture extra alberghiere. Un valore aggiunto generato di 23,7 miliardi di euro (il 25% del paese). Nel 2023 si prevede nel Mezzogiorno il pieno recupero delle presenze turistiche. Rispetto al 2019 il dato è stimato in crescita dell’1,5% per un totale di quasi 88 milioni di notti trascorse. Proseguirà, secondo Srm, “con forte intensità, la ripresa della domanda internazionale che si stima in crescita del 21,9% rispetto al 2022 completando il recupero del periodo pre-Covid (99,4% rispetto al valore 2019)”. Con questi numeri, si stima la realizzazione di un Pil turistico di circa 100 miliardi di euro di cui il 25% nel territorio meridionale.

Il turismo meridionale nel contesto europeo

Dall’analisi su 98 regioni dell’area UE4 (Italia, Spagna, Francia e Germania) tre regioni del Sud (Sardegna, Campania e Puglia) sono tra le prime 30 per livello di competitività turistica e ben 6 comunque sopra la media europea. Ci sono ampi spazi per crescere sia in termini quantitativi che qualitativi. Emerge la necessità di migliorare ed ampliare le infrastrutture di connessione e di accessibilità sul territorio.

La ricetta

Nel Sud l’obiettivo deve essere un turismo che offra destinazioni sempre più diversificate e di qualità al fine di favorire la destagionalizzazione e l’impatto economico sul territorio. Ambiente, Cultura ed Enogastronomia è un trinomio vincente al Sud: il moltiplicatore delle presenze di un’offerta “integrata” è superiore a quello monotematico ad es. di tipo balneare (149 euro rispetto a 128,2 euro di valore aggiunto per ogni notte trascorsa). Tale obiettivo può favorire la riduzione degli effetti negativi dell’“overtourism” e del sommerso. Aumenta la consapevolezza delle imprese meridionali che investire è l’unica via per crescere. Dalla survey di SRM, emerge che oltre il 50% delle imprese turistiche ricettive del Sud nell’ultimo triennio ha effettuato investimenti (in Italia il 46%). Grande attenzione alla crescita dimensionale (il 35% ha potenziato le proprie strutture) ed alla qualità della ricettività (il 34% ha rinnovato gli arredi o ampliato i servizi ricettivi). Le imprese del Sud stanno comprendendo la sfida della sostenibilità (ESG) e della digitalizzazione. Il 46% delle imprese meridionali (35% in Italia) intende accrescere gli investimenti su tali obiettivi che ad oggi nel solo Mezzogiorno si stimano essere pari a 170 milioni di euro. Le imprese indicano una crescita di tali investimenti nel prossimo triennio di oltre il 7%.

Sul piatto tre miliardi

Grazie ad un accordo che è stato siglato con le associazioni di categoria la Banca mette a disposizione 10 miliardi di euro di nuovo credito, di cui 3 miliardi destinati alle imprese del Mezzogiorno, che si aggiungono agli oltre 7 miliardi di liquidità già erogati alle aziende del comparto dalla pandemia ad oggi. Il nuovo impulso rientra nel più ampio piano del Gruppo che prevede da qui al 2026 erogazioni a medio-lungo termine per oltre 410 miliardi di euro, di cui 120 destinati alle Pmi, con i quali contribuire attivamente alla ripresa economica del Paese in stretta correlazione con gli obiettivi del PNRR. In quest’ambito, inoltre, la Banca ha già accompagnato oltre 8.000 imprese clienti ad aggiudicarsi bandi del PNRR. Il sostegno del Gruppo al settore turistico si è intensificato durante e dopo la pandemia: dopo le chiusure forzate, Intesa Sanpaolo ha attuato interventi in linea con le normative pubbliche e garantito liquidità anche attraverso un’iniziativa straordinaria di moratorie estese fino a 36 mesi, accogliendo oltre 70.000 richieste di sospensione di pagamenti per un debito residuo di oltre 8,4 miliardi, di cui circa il 26% nel Mezzogiorno. Oggi il turismo segna una importante ripresa. Il 2023 sarà, per l’Italia, l’anno turistico della cultura, della natura, dell’attrattività del made in Italy. Un’analisi realizzata da SRM – Centro Studi collegato a Intesa Sanpaolo stima per il nostro Paese un proseguimento nel 2023 dell’accelerazione delle presenze turistiche che porterebbe a raggiungere i 436,8 milioni di notti nello scenario base, vale a dire il pieno recupero del dato del 2019. Per Stefano Barrese, responsabile divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo: è “cruciale avviare una politica di investimenti che sia idonea a incrementare e mantenere nel tempo il nostro vantaggio competitivo e valorizzare in termini di qualità della nostra accoglienza il nostro patrimonio naturalistico, culturale ed enogastronomico”.

I dati

La Sicilia turistica tornerà nel 2023 ai livelli precrisi con una crescita del 102,4% rispetto al 2019. Una crescita pari a quella della Campania ma minore rispetto alla Sardegna dove si registrerà un incremento del 103,3%. Secondo i dati forniti da Srm nell’Isola sono state nel 2021 sono state 3,1 milioni gli arrivi e 9,6 milioni di presenze. La permanenza media è stata di 3,1 giorno contro una media di 3,7 di Italia. Le presenze straniere sono il 27,9% contro una media italiana di 36,7. Interessante leggere i dati di densità e intensità turistica: il primo indica il numero di presenze diviso l’unità di superficie del territorio (kmq) con 357 contro una media di 957 nazionale. Diverso il discorso di intensità turistica che è il numero di arrivi diviso il numero di popolazione. In Sicilia questo è di 2.005 contro 4.882 per l’Italia. Per quel che riguarda gli arrivi di stranieri in prima posizione c’è la Francia con 23,8%, la Germania con il 18,2% e la Svizzera con il 6,5%. Gli arrivi extra ue, invece, sono capitanati dagli Usa con 6,1%.

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