Ucraina, 400 miliardi di aiuti per affossarla - QdS

Ucraina, 400 miliardi di aiuti per affossarla

Carlo Alberto Tregua

Ucraina, 400 miliardi di aiuti per affossarla

sabato 18 Novembre 2023

La guerra verso la conclusione

Il Kiel Institute for the World Economy è un centro di ricerca tedesco fra i più importanti a livello mondiale. Questo ha comunicato che all’Ucraina, dal 24 febbraio dello scorso anno, sono stati dati aiuti di vario genere (principalmente armi) per l’incredibile ammontare di 350 miliardi di dollari. A questi si aggiungono anche i 50 miliardi di euro dell’Ue per il piano Ukraine Facility e altro ancora.
Si arriva così a circa 400 miliardi: una cifra impressionante, gettata anche nel pozzo della guerra, che ha creato morti a decine di migliaia ed enormi disagi a quasi metà della popolazione, cioé oltre venti milioni di abitanti.

Si potrebbe obiettare che l’Ucraina è stata invasa e doveva difendersi. Non c’è dubbio, ma come difendersi? Affrontando una guerra che non poteva e non potrà vincere, oppure tentando di arrivare il prima possibile a una transazione, seppure dolorosa?

Un presidente dello Stato saggio, alla Adenauer o alla De Gasperi, avrebbe imboccato immediatamente la seconda strada, sapendo che non avrebbe potuto vincere questa guerra. Evidentemente Volodymyr Zelensky saggio non è e ha imboccato la strada della perdizione.

Quanto scriviamo è conseguenza degli eventi di questi ultimi mesi e soprattutto delle ultime settimane, delle quali l’informazione occidentale ha comunicato ben poco. Comunque, una cosa si evince con chiarezza: il fronte russo-ucraino è entrato in una posizione di stallo, poiché gli ucraini non riescono a fare indietreggiare le truppe russe, mentre queste ultime non hanno alcun interesse ad avanzare.

In questo quadro, il popolo statunitense mostra sempre più insofferenza verso la linea politica di Joe Biden, il quale, progressivamente più debole in vista delle elezioni dell’8 novembre del 2024, ha di fatto mollato Zelensky, riducendo la fornitura di armi e di altri beni indispensabili alla popolazione ucraina.
Anche l’Unione europea, nonostante le manifestazioni formali, sta chiudendo il rubinetto delle forniture di armi e di altri beni all’Ucraina, cosicché Zelensky si sta trovando un Paese semi-distrutto, con venti e più milioni di cittadini/e in condizioni disastrose, non ha riconquistato che qualche metro del territorio occupato e soprattutto sente sorgere da parte della sua popolazione una protesta che non riesce più a nascondere.
Se Zelensky fosse stato lungimirante, avrebbe dovuto, da un canto, chiudere la guerra a qualunque costo e, dall’altro, chiedere a Usa e Unione europea aiuti per sviluppare l’Ucraina.

C’è da supporre che con 400 miliardi di aiuti indirizzati per lo sviluppo, l’Ucraina avrebbe fatto un balzo in avanti, con una crescita di Pil impetuosa e questo fatto le avrebbe consentito di avvicinarsi ai parametri europei per diventarne, magari fra cinque o dieci anni, membro effettivo. Invece, nello stato in cui si trova, non potrà entrare nell’Ue neanche fra dieci o vent’anni, perché sarà impossibile far crescere i parametri indispensabili e previsti dai trattati per potervi accedere.
Va chiarito che una parte dei 400 miliardi sono stati utilizzati da quel Paese per sostenere le proprie finanze e quindi le proprie strutture pubbliche, oltre che per alimentare la guerra, in quanto l’economia di quel Paese di fatto si è quasi azzerata.

Il quadro che precede è chiaro. Dispiace che muovendosi verso l’epilogo, l’informazione occidentale, compresa quella italiana, ha diminuito fortemente quel flusso che ha inondato l’Europa negli scorsi mesi; un’informazione peraltro spesso parziale, perché non ha mai raccolto la versione dei fatti della controparte russa se non in modo sporadico, cosicché l’opinione pubblica europea e italiana è stata indirizzata più che informata, mentre il compito dei media è quello di fornire notizie equilibrate, bilanciate, controllate e non di parte.

Intendiamoci, non contestiamo il diritto dell’Ucraina di difendersi dall’invasione, né la colpevolezza di Putin nell’avere attaccato quel Paese. Rileviamo invece la mancanza di buonsenso di Zelensky, il quale, rendendosi conto del divenire dei fatti, non ha imboccato la strada giusta per ridurre al minimo i danni e per far uscire il suo Paese da una situazione drammatica. Un risultato che è stato raggiunto a causa di un comportamento ostinato e inutile da parte di entrambi i presidenti coinvolti.

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