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Ue, ovvero l’armata Brancaleone

Carlo Alberto Tregua

Ue, ovvero l’armata Brancaleone

martedì 12 Marzo 2024

Serve una politica unitaria

Vi ricordate il film di Monicelli, L’Armata Brancaleone, con un grande Vittorio Gassman nei panni di Brancaleone da Norcia? Aveva un motivo musicale che faceva: “Branca, branca, branca, leon, leon, leon”.
Nel linguaggio corrente, la citazione indica un comportamento confusionario, inutile, come lo era appunto il personaggio Brancaleone.
Quanto precede assomiglia all’altra invenzione di Miguel de Cervantes, i cui personaggi erano Don Chisciotte, quello della lotta ai mulini a vento, e il suo fido Sancho Panza.

Perché questo incipit? Perché spesso, da ciò che si legge e si sa, l’Unione europea – formata da sei Stati fondatori e altri ventuno che via via si sono aggregati – sembra una sorta di Armata Brancaleone in quanto difficilmente approva Regolamenti che sono leggi, quindi immediatamente applicabili. Più spesso approva Direttive, le quali devono essere recepite dagli Stati membri entro due anni mediante proprie leggi. Ma sovente passano decenni senza alcun recepimento.

Nei vari trattati è poi previsto il metodo di approvazione di Regolamenti e Direttive, il quale ha bisogno prevalentemente dell’unanimità; solo in alcuni casi rari è consentita l’approvazione con maggioranze qualificate.
Questo sistema legislativo non diminuisce le differenze economiche, sociali, infrastrutturali, ambientali e altre fra i Ventisette, ma le mantiene o, addirittura, le acuisce. Per cui, il principio che tutti gli europei sono uguali di fronte alla legge, non è attuato.

Per esempio, le grandi differenze di reddito pro capite e di Pil pro capite fra gli Stati del Nord Europa e quelli mediterranei (Francia esclusa) e fra Stati dell’Ovest e quelli dell’Est europeo, sono concrete e non sembra che vi sia un impegno generale per attenuarle.
L’Europa fu fondata nel 1957 da Italia, Francia, Germania Ovest, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo col Trattato di Roma, proposto dal ministro liberale Gaetano Martino (messinese) con l’obiettivo di formare uno Stato federale o confederato che avesse una guida autorevole, non autoritaria, e un Parlamento vero. Quello attuale costituisce solo uno dei due rami che approvano Regolamenti e Direttive, mentre l’altro è il Consiglio dell’Ue, formato dai Capi di Stato e di Governo.

Questi meccanismi così farraginosi, oltre che complessi, non portano ad avere una linea politica unitaria che medi gli interessi degli Stati del Nord e quelli del Sud, quelli dell’Est e quelli dell’Ovest. Per cui, le differenze abissali sotto tutti i punti di vista rimangono e la prospettiva di arrivare agli “Stati Uniti d’Europa” si allontana sempre di più.

È vero che vi è la Commissione come sorta di Governo, ma essa può fare solo proposte e in pochi casi può deliberare su questioni di vario genere; troppo poco perché possa considerarsi un vero e proprio Governo.
È vero che per governare bisogna avere pazienza, in modo da mediare sulle diverse esigenze e sulle diverse possibilità dei vari Stati associati. Ma è anche vero che la mediazione non può procedere a oltranza; occorre un momento in cui prendere decisioni a maggioranza. Sempre. Non in qualche caso.

Ecco perché è necessaria una revisione dei Trattati, anche per quanto concerne le procedure. Ma affinché questo avvenga occorre che si diffonda nei ventisette Stati un sentimento superiore di unità e la voglia di solidarietà.
Fra le nuove regole comuni dovrebbero esserci quelle che disciplinino i bilanci dei singoli Stati in maniera tassativa, evitando le derive che si sono verificate in questi decenni, fra cui quella della Grecia e del Portogallo, non trascurando la terza dell’Italia.

Il bilancio di uno Stato è la sintesi di tutte le sue attività, perché prevede entrate, uscite e deficit. Proprio quest’ultimo alimenta l’insano debito pubblico quando supera il livello pattuito del sessanta per cento nel rapporto fra esso e il Pil. L’Italia è vicina al centoquaranta per cento.
Chi è europeista d’antan spera sempre che i governi dei Ventisette trovino una sintesi e vadano nella direzione degli “Stati Uniti d’Europa”, ma ragionevolmente e razionalmente crediamo che questo obiettivo sia tanto lontano da considerarlo quasi irraggiungibile.

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