Arrivano le indicazioni sulla gestione dei casi di monkeypox: possibile trasmissione ad animali compagnia
“La vaccinazione post-esposizione (idealmente entro 4 giorni dall’esposizione)” al virus del vaiolo delle scimmie “può essere presa in considerazione per contatti a rischio più elevato come gli operatori sanitari, compreso il personale di laboratorio, previa attenta valutazione dei rischi e dei benefici”. E’ quanto si legge in una circolare del ministero della Salute, che dà indicazioni su segnalazione, tracciamento dei contatti e gestione dei casi di monkeypox.
“L’adozione di contromisure di tipo medico farmacologico, inclusi specifici antivirali – si spiega – può essere presa in considerazione nell’ambito di protocolli di uso sperimentale o compassionevole, in particolare per coloro che presentano sintomi gravi o che possono essere a rischio di scarsi risultati, come le persone immunodepresse”.
Vaiolo delle scimmia: possibile quarantena
In specifiche situazioni ambientali ed epidemiologiche, in base a considerazioni autorità sanitarie. “In specifici contesti ambientali ed epidemiologici, sulla base delle valutazioni delle autorità sanitarie, potrebbe essere richiesta l’applicazione di misure quarantenarie“.
Vaiolo delle scimmie: possibile trasmissione ad animali compagnia
“Attualmente si conosce poco sull’idoneità delle specie animali europee peri-domestiche (mammiferi) a fungere da ospite per il virus del vaiolo delle scimmie. Tuttavia si sospetta che i roditori, e in particolare le specie della famiglia degli Sciuridae (scoiattoli), siano ospiti idonei, più dell’uomo, e la trasmissione dall’uomo agli animali (da compagnia) è quindi teoricamente possibile”. E’ quanto si legge in una circolare del ministero della Salute, che dà indicazioni su segnalazione, tracciamento dei contatti e gestione dei casi di monkeypox.
“Un tale evento di spill-over potrebbe in ultima analisi portare il virus a stabilirsi nella fauna selvatica europea e la malattia a diventare una zoonosi endemica”, è il monito contenuto nel documento, in linea con l’avvertimento lanciato nei giorni scorsi anche dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, Ecdc.
Vaiolo delle scimmie: forte persistenza negli ambienti, consigliata pulizia
I poxvirus come il vaiolo delle scimmie “mostrano una straordinaria resistenza all’essiccazione e una maggiore tolleranza alla temperatura e al pH rispetto ad altri virus capsulati. Queste caratteristiche hanno un forte impatto sulla loro persistenza ambientale: i materiali provenienti da pazienti infetti (ad esempio le croste cutanee)”, oppure oggetti contaminati come “ad esempio le lenzuola, rimangono infettivi per lungo tempo”. A segnalarlo è una circolare del ministero della Salute, che dà indicazioni su segnalazione, tracciamento dei contatti e gestione dei casi di monkeypox. Fra le raccomandazioni ci sono anche consigli sulla pulizia e la disinfezione di stanze, superfici e indumenti entrati in contatto con una persona infetta. Operazioni che richiedono alcune cautele.
Per esempio, la pulizia della stanza in cui ha soggiornato un caso di vaiolo delle scimmie, “deve essere effettuata senza sollevare molta polvere o provocare la formazione di aerosol con normali prodotti per la pulizia, seguiti da una disinfezione con ipoclorito di sodio allo 0,1% (diluizione 1:50, se si usa candeggina domestica, di solito a una concentrazione iniziale del 5%). Occorre prestare particolare attenzione alle superfici e ai servizi igienici toccati di frequente. Gli indumenti e la biancheria contaminati devono essere raccolti e lavati a cicli di 60°C”, elenca il documento.
Nonostante le caratteristiche citate nella circolare, “i poxvirus sono sensibili ai comuni disinfettanti”, sebbene possano esserlo “meno ai disinfettanti organici rispetto ad altri virus capsulati, a causa del ridotto contenuto di lipidi dell’involucro”. Un’altra raccomandazione è quella di utilizzare “attrezzature monouso per la pulizia (panno, spugna, eccetera)”, e se non sono disponibili “devono essere poste in una soluzione disinfettante efficace contro i virus o in ipoclorito di sodio allo 0,1%. Se non è disponibile nessuna delle due soluzioni, il materiale deve essere eliminato”. Per quanto riguarda invece “garze o altro materiale imbevuto di liquido di lesione o contenente croste provenienti dal caso” di vaiolo delle scimmie, “devono essere preferibilmente gestiti in una struttura sanitaria come rifiuti speciali”.
Da 0 a 50% tasso contagio contatti stretti
Quanto è contagioso il vaiolo delle scimmie per i contatti stretti di persone infettate? “Dai focolai in Africa, il tasso di attacco secondario è stimato al 9-12% tra i contatti non vaccinati all’interno delle famiglie, tuttavia altre stime raggiungono il 50%, mentre nell’epidemia del 2003 negli Stati Uniti era pari allo 0%”. Lo evidenzia una circolare del ministero della Salute, che dà indicazioni su segnalazione, tracciamento dei contatti e gestione dei casi di monkeypox (Mpx). “Sebbene alcuni dei casi segnalati siano epidemiologicamente collegati – si precisa – in questa epidemia non è stata ancora documentata la trasmissione ai contatti stretti”.
“I contatti – si ricorda nel testo – devono essere monitorati almeno quotidianamente per l’insorgenza di segni/sintomi riferibili a Mpx per un periodo di 21 giorni dall’ultimo contatto con un paziente o con i suoi materiali contaminati durante il periodo infettivo. Segni/sintomi includono mal di testa, febbre, brividi, mal di gola, malessere, astenia, mialgia, mal di schiena, eruzione cutanea e linfoadenopatia. I contatti devono monitorare la loro temperatura due volte al giorno”. Ancora: “I contatti asintomatici non devono donare sangue, cellule, tessuti, organi, latte materno o sperma mentre sono sotto sorveglianza. Durante i 21 giorni di sorveglianza, i contatti di un caso Mpx devono evitare contatti con persone immunodepresse, donne in gravidanza e bambini di età inferiore ai 12 anni”.