VIDEO | Mafia, blitz della GdF tra Catania, Caltanissetta e Napoli

VIDEO E NOMI | Mafia, blitz della Guardia di Finanza contro i Santapaola-Ercolano: 15 misure cautelari e maxi sequestro da 12 milioni

Daniele D'Alessandro

VIDEO E NOMI | Mafia, blitz della Guardia di Finanza contro i Santapaola-Ercolano: 15 misure cautelari e maxi sequestro da 12 milioni

giovedì 18 Gennaio 2024

Oltre 120 finanzieri del Comando Provinciale della GdF di Catania stanno eseguendo ben 15 ordinanze di misure cautelari per mafia

Dalle prime ore di questa mattina, oltre 120 finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, stanno eseguendo, nelle province di Catania, Caltanissetta, Arezzo, Napoli e Udine, un’ordinanza, concernente 26 indagati, con cui il G.I.P. presso il locale Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica di CataniaDirezione Distrettuale Antimafia, ha disposto misure cautelari personali e reali nei confronti di 15 persone indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere di stampo mafioso nonché per le condotte, aggravate dal metodo mafioso, di usura, estorsione, traffico organizzato e spaccio di sostanze stupefacenti e riciclaggio di denaro nella forma del reimpiego dei proventi illeciti in attività economiche.

L’operazione Oleandro

Nella mattinata odierna, su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di finanza, con la collaborazione del Servizio Centrale Investi­gazioni sulla Criminalità Organizzata (SCICO) nonché il supporto di unità Cinofile e Antiterrorismo Pronto Impiego (AT-PI) etnee, di militari delle Compagnie di Acireale, Risposto, Paternò e del Repar­to Operativo Aeronavale di Vibo Valentia, hanno dato esecuzione nelle Province di Catania, Caltanis­setta, Arezzo, Napoli e Udine a un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di 26 indagati,  con cui il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catania, sulla base delle attuali risultanze investigative, in una fase in cui non è stato ancora attuato il contraddittorio processuale, ha disposto: misure cautelari personali nei confronti di 15 persone (14 in carcere e 1 agli arresti domiciliari), gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso nonché delle condotte, aggravate dal metodo mafioso, di usura, estorsione, traffico organizzato e spaccio di so­ stanze stupefacenti e riciclaggio di denaro nella forma del reimpiego dei proventi illeciti in attività economiche; il sequestro, finalizzato alla confisca, di 9 attività commerciali, aventi sede a Catania e operanti nel settore dell’edilizia, n. 81 tra fabbricati e terreni siti in provincia di Catania e Arezzo, n. 5 autovet­ture e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 12 milioni di euro. L’indagine, coordinata dalla Procura Distrettuale etnea e condotta da unità specializzate del GICO del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di finanza di Catania, ha preso avvio da talune risultanze investigative acquisite nell’ambito di altra operazione delle Fiamme Gialle etnee, conven­zionalmente denominata “TUPPETTURU”.
In quel contesto investigativo era stata censita una conversazione tra presenti in cui alcuni soggetti, ritenuti contigui al clan “CAPPELLO” – articolazione “CINTORINO”, discutevano delle dinamiche criminali in corso di evoluzione tra i nuovi referenti del “gruppo di Picanello”, storica branca della fa­ miglia mafiosa SANTAPAOLA/ERCOLANO nell’omologo quartiere di Catania.

Il ruolo di “u ciuraru”

In una prima fase delle investigazioni sarebbe emersa la figura di spicco di SALEMI Carmelo (classe ’69), noto come “u ciuraru” (il fioraio), in quanto reale titolare di un esercizio commerciale di rivendi­ta di piante e fiori sito nel quartiere di Picanello. Questi, unitamente ai suoi uomini di fiducia, avrebbe avuto – allo stato delle acquisizioni investigative – il compito di riorganizzare il gruppo mafioso, falci­diato a seguito di una serie di arresti operati nel tempo. Raggiunto SALEMI nel 2020 da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, l’attenzione è stata rivolta ai suoi possibili successori e, in particolare, a RUSSO Giuseppe (classe ’76), detto “il giornalista” o “l’elegante”, che avrebbe assunto la reggenza del sodalizio. Il ruolo di SALEMI e RUSSO quali promotori e organizzatori dell’associazione a delinquere di stam­po mafioso sarebbe confermato dal fatto che gli stessi avrebbero partecipato non soltanto alle condotte criminose sottese all’esecuzione del programma criminoso del sodalizio, ma avrebbero deciso, orga­nizzato, diretto e promosso le condotte per la realizzazione degli scopi illeciti, avvalendosi costante­mente, per gli incontri con i sodali, di una stalla ubicata nel quartiere Picanello di Catania.
I reggenti si sarebbero inoltre occupati della risoluzione di controversie all’interno del clan e con altri clan, assumendo un ruolo dirimente. Una delle attività più redditizie del sodalizio sarebbe stata l’erogazione di prestiti a tassi usurari, inseriti in un sistema più ampio di reinvestimento dei proventi rinvenienti dal traffico di sostanze stupefacenti, dalle estorsioni e dal gioco d’azzardo. Gli indagati avrebbero inoltre utilizzato metodi mafiosi per minacciare le vittime e garantirsi il pagamento delle rate di capitale e interessi. Dalle evidenze investigative sarebbe emerso un meccanismo collaudato con finanziamenti di piccoli tagli, di norma da 500 a 2.500 euro, da rimborsare in rate settimanali o mensili con un tasso di interesse oscillante tra il 140% e il 350% su base annua. Dalle indagini sarebbe inoltre emersa l’esistenza di una cassa comune del sodalizio in cui far confluire i proventi delle attività illecite e da cui attingere per supportare economicamente gli affiliati detenuti o ex detenuti da poco usciti dal carcere e le relative famiglie, sostenendone pure le spese di viaggio in occasione delle trasferte per i colloqui, erogare gli stipendi, pagare gli onorari degli avvocati difensori degli affiliati stessi, reinvestire in altre attività criminali. Vi sarebbe stata anche una contabilità – chiamata la “carta” – composta da appunti scritti recanti i creditori e debitori del sodalizio nonché i guadagni e le spese sostenute. Alla luce delle evidenze investigative raccolte dal Nucleo PEF della Guardia di finanza di Catania, sotto la direzione di questa Procura, nell’attuale fase del procedimento in cui non si è ancora instaura- to il contraddittorio con le parti, il Gip – su richiesta di questo Ufficio – ha dunque disposto:

  • la custodia cautelare in carcere nei confronti di 14 soggetti e gli arresti domiciliari per un indagato, in quanto gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso e delle condotte, aggravate dal metodo mafioso, di usura, estorsione, traffico organizzato e spaccio di sostanze stupefacenti nonché riciclaggio di denaro nella forma del reimpiego dei proventi illeciti in attività economiche;
  • il sequestro, finalizzato alla confisca, di:
    • 9 società con sede a Catania, operanti nel settore della costruzione di edifici;
    • 81 tra fabbricati (n. 64) e terreni (n. 17) siti in provincia di Catania (n. 43) e Arezzo (n. 38);
    • 5 autovetture;
    • disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre 12 milioni di euro.

L’attività investigativa in questione si inquadra nel più ampio quadro delle azioni svolte dalla Procura della Repubblica di Catania e dalla Guardia di Finanza volte al contrasto, sotto il profilo economico- finanziario, delle associazioni a delinquere di tipo mafioso e della “mafia imprenditrice”, anche al fine di evitare i tentativi, sempre più pericolosi, di inquinamento del tessuto imprenditoriale e di partecipazione al capitale di imprese sane.

Ecco chi è finito in carcere

  • ALECCI Antonino (detto “Nino”), nato a Catania il 10.1962;
  • CARUSO Andrea, nato a Catania il 12.1981;
  • COMIS Nunzio, nato a Catania il 09.1983;
  • CONTI Giuseppe, nato a Catania il 04.1987;
  • CUFFARI Michele Agatino, nato a Catania il 02.1991;
  • DE LUCA Alessandro, nato a Catania il 14.03.1975, inteso “AIe”;
  • GAMBADORO Giuseppe, nato a Catania il 10.1983;
  • PAPA Fabrizio Giovanni, nato a Catania il 08.1966;
  • RUSSO Giuseppe (detto “il giornalista” o “l’elegante”), nato a Catania il 07.l976;
  • SALEMI Carmelo (detto “Melo”), nato a Catania l’ l.0 1969;
  • SANTONOCITO Biagio, nato a Catania il 10.1991;
  • SANTONOCITO Corrado, nato a Catania il 05 .08.1963;
  • SGROI Alfio, nato a Catania il 1l.1970;
  • TROPEA Salvatore Alberto, nato a Catania il 04.1990.

Ecco chi è finito ai domiciliari

  • PANEBIANCO Lorenzo Antonio, nato a Catania il 06.2000.

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