Vincenzo Falgares: "Un grande sforzo corale per crescita e investimenti" - QdS

Vincenzo Falgares: “Un grande sforzo corale per crescita e investimenti”

Francesco Sanfilippo

Vincenzo Falgares: “Un grande sforzo corale per crescita e investimenti”

giovedì 29 Febbraio 2024

Forum con Vincenzo Falgares, dirigente generale del Dipartimento Programmazione della Regione siciliana

Un confronto su questioni strutturali e non contingenti: ospite di questo Forum con il QdS, alla presenza del vice presidente Filippo Anastasi, il dirigente generale del Dipartimento Programmazione della Regione siciliana, Vincenzo Falgares.

Quanti dirigenti e dipendenti conta il Dipartimento da lei diretto?
“Nella Regione Siciliana dal gennaio 2016 sono andati via meno di 4.000 persone su 14 mila. Anche il depauperamento del personale che ha riguardato il Dipartimento di Programmazione è stato pesante. La situazione, quindi, è diventata preoccupante e per questo è stato avviato un processo di rafforzamento amministrativo dal precedente Governo Musumeci che ha immesso 88 unità di personale e tra questi 11 funzionari specializzati in ingegneria informatica presso Arit (i primi con questa qualifica in Regione Siciliana). Il nostro Dipartimento aveva già arruolato 10 eccellenti funzionari provenienti dal concorso nazionale della Coesione, che hanno portato un grosso supporto al nostro lavoro. Ai dati preoccupanti del recente passato, si controbilanciano i nuovi accordi stipulati dal Governo Schifani per l’assunzione di 750 unità di personale nei prossimi tre anni, nati dalla feconda interazione tra il Governo nazionale e quello regionale. Si tratta di innesti che potranno cambiare il volto dell’Amministrazione siciliana. Inoltre, la Commissione europea ha cambiato il paradigma nella politica di coesione, mettendo a disposizione nel ciclo 2021-2027 per la prima volta la possibilità di utilizzare le risorse, prima destinate esclusivamente all’assistenza tecnica, per poter sostenere le assunzioni a tempo indeterminato. Questo si è tradotto in una manifestazione d’interesse della Presidenza del Consiglio per arruolare 2.200 professionisti della politica di coesione. Saranno destinati solo a quest’ambito per i prossimi vent’anni, attuando le politiche cofinanziate con i Fondi europei secondo un vincolo specifico imposto dalla stessa Commissione nella programmazione 2021-2027”.

Quali sono gli obiettivi fondamentali del Dipartimento Programmazione?
“Il primo obiettivo che sono stato chiamato a realizzare dalla metà del febbraio 2023 e che sembrava difficile da conseguire, è stato la chiusura del Po Fesr 2014-2020, il Programma operativo Fondo europeo sviluppo regionale. Avevamo un ritardo di spesa di due miliardi di euro da conseguire entro il 31 dicembre 2023. Una parte era in attuazione per 800 milioni, ma ne restavano ancora un miliardo e 200 milioni. Recuperare questa cifra in un tempo così limitato non sembrava possibile, ma lavorando alacremente in uno sforzo corale del Governo regionale e dell’Ars con la Commissione europea e con lo Stato ci siamo riusciti. Lo sforzo ha coinvolto il Dipartimento della Programmazione e molti dei Dipartimenti regionali. Sono stati realizzati interventi rilevanti per le imprese e per i cittadini, oltre a mettere in sicurezza fondi altrimenti perduti. Cito alcuni esempi, come gli interventi sull’abbattimento dei costi provocati dal caro-energia per un importo di 100 milioni di euro per le imprese in meno di due mesi, o per le famiglie che hanno visto la diminuzione delle bollette. Le imprese hanno potuto anche beneficiare del Fondo centrale di garanzia che ha ricevuto 70 milioni”.

I due miliardi dei fondi europei sono stati tutti spesi?
“I due miliardi sono stati spesi. La soglia da conseguire era poco meno di quattro miliardi di euro, a oggi abbiamo impiegato oltre 4 miliardi e 300 milioni, anche se occorrerà la conferma dopo i controlli della Commissione europea”.

Cosa ci può dire sul fronte delle infrastrutture?
“Ci sono interventi infrastrutturali per 1 miliardo e 900 milioni di euro destinati alla mobilità sostenibile, 620 milioni di euro per l’energia e 600 milioni di euro per il ciclo dell’acqua e dei rifiuti. Stiamo lavorando alacremente per superare le due condizioni abilitanti: l’approvazione del Piano dei rifiuti e quello degli Ato idrici. Senza di esse non si potrà accedere a questi fondi. Solo una parte marginale è destinata alla viabilità su strada, per quanto riguarda la penetrazione nelle aree interne. C’è un cambio di livello, poiché si passa dalla programmazione per aree tematiche a quella per progetti sull’esempio dei fondi Pnrr, dedicandosi alla centralizzazione e al monitoraggio del progetto. Infine, esiste il Priga, Piano di rigenerazione amministrativa, composto dalle tradizionali azioni di assistenza tecnica e dalle importanti azioni di capacitazione amministrativa. Il Priga si dedicherà alle aree storicamente in difficoltà, come il ciclo dell’acqua, dei rifiuti, il digitale, mettendo a disposizione dei territori un supporto metodologico e un affiancamento forte anche sulla progettazione”.

Riflettori puntati sul potenziamento delle politiche in ambito ambientale

Quali sono gli altri obiettivi del Dipartimento da lei diretto?
“Il secondo obiettivo è stato il riallineamento dei progetti. Al momento del mio insediamento, c’erano un miliardo e 200 milioni di euro che risultavano non impegnati sulla Programmazione 2014-2020 del Fondo sviluppo e coesione e il Governo era molto preoccupato. Quando mi sono insediato, in effetti, la situazione era sconfortante come avanzamento del monitoraggio dei progetti. Abbiamo fatto un lavoro poderoso per recuperare il quadro informativo di oltre 6.179 progetti. Siamo così riusciti ad attestare la mancanza di obbligazioni giuridicamente vincolanti sui 5,7 miliardi totali assegnati per soli 90 milioni. Ora, la sfida è ad ampio spettro. Innanzitutto, non bisogna mollare sulla chiusura del ciclo 2014-2020 poiché la rendicontazione avverrà a febbraio 2025, anche se si parla di un ulteriore rinvio dei termini da parte della Commissione. Quindi, abbiamo il monitoraggio e la conclusione del ciclo 2014/2020 e l’accelerazione sull’avvio del nuovo ciclo 2021/2027 su cui siamo impegnati da mesi. Questo ciclo prevede 6,8 miliardi di euro, in aumento di 1,6 rispetto al precedente ciclo. Gli obiettivi sono pochi e concentrati rispetto agli 11 precedenti, dove la parte del leone la fa la politica green, con infrastrutture previste per l’energia e per l’ambiente e con un miliardo e 100 milioni di euro a favore delle imprese. Sulla scorta di un’esperienza avviata dal precedente Governo che comincia a dare risultati ragguardevoli, stiamo rafforzando la sinergia tra l’Autorità di gestione, cioè l’assessorato alle Attività produttive, e l’Irfis. Questo darà un unico riferimento economico, come stabilito dalla legge 62/69 che prevedeva un’unica amministrazione responsabile degli aiuti alle imprese, mentre la sola parte in favore delle imprese turistiche sarà gestita dall’assessorato al Turismo. Tutti gli aiuti alle imprese saranno concentrati in un’unica regia e in un principale soggetto erogatore, seppur ve ne saranno altri coinvolti in misura minore. Davvero un’innovazione del Governo Schifani”.

Sono previste risorse nel fondo Po Fesr e in altri fondi comunitari destinati alla comunicazione verso i cittadini, affinché conoscano le opportunità offerte dall’Ue?
“Nei fondi comunitari che gestisce il Dipartimento sono previste risorse per la comunicazione in merito a quelle iniziative che riguardano il Programma europeo e che ovviamente interessano la comunità”.

Nelle mani dei vari territori una maggiore responsabilità

Quale altra misura importante è prevista nel ciclo 2021/2027?
“Vi sono le risorse destinate alle politiche territoriali, che avranno a disposizione un miliardo e 700 milioni di euro. Si tratta di regolamenti europei che trovano immediata attuazione nel nostro ordinamento e che prevedono una forte responsabilizzazione dei territori. Infatti, questi avranno una dotazione di risorse specifiche in un asse preciso per le aree urbane e interne e con l’onere imponente per la selezione delle operazioni che non saranno più in incarico alle amministrazioni concedenti ma spetteranno ai territori. I progetti dovranno partire dai territori, mentre si sono già costituite 29 coalizioni, che coprono tutto il territorio regionale e che hanno comuni capofila e che hanno già visto l’istituzione di uffici comuni. Queste coalizioni hanno già definito, in gran parte, le strategie di sviluppo che non appena saranno approvate dal nostro Dipartimento in modo partenariale e non dirigistico, partiranno con la selezione delle operazioni definite. Si tratta di un cambio di paradigma notevole rispetto al passato”.

Esiste capacità progettuale da parte di questi soggetti?
“Questa è una sfida per loro. Tuttavia, l’approvazione del bilancio da parte della Regione entro i termini previsti ha segnato un cambio di passo notevole, perché una criticità rilevata da noi in passato era dovuta al bilancio provvisorio che poneva significativi problemi per la gestione finanziaria dei progetti di investimento mettendo i territori in difficoltà. Ora, hanno più responsabilità ma anche maggiore autonomia per organizzarsi”.

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