L’Isola enologica spaccata a metà tra la consacrazione all’ultimo Vinitaly e le difficoltà legate alla crisi idrica, con cali della produzione che arrivano al 60 per cento. Intervista agli esperti che indicano la strada per superare le difficoltà
La siccità e la mancanza di disponibilità idrica rappresentano dei fattori limitanti nello sviluppo dell’attività agricola e in questi ultimi anni abbiamo assisto a picchi di temperature che si discostano in maniera importante dalle medie di qualche decennio fa. La siccità rappresenta una minaccia crescente per la Sicilia, ma è anche un’opportunità per la regione di rafforzare la sua resilienza e adottare pratiche più sostenibili: un fenomeno meteorologico estremo che ha colpito la regione negli ultimi mesi mettendo a dura prova la sua agricoltura, l’approvvigionamento idrico e l’ecosistema fragile.
La siccità un grave problema per i viticoltori
Occorre correre presto ai ripari prima che le conseguenze diventino irreparabili, un problema delle cantine ma anche dei viticoltori che rischiano di vedere i frutti del proprio lavoro perdersi a causa della mancanza di acqua. L’ultimo bollettino diramato dall’Autorità di bacino della Sicilia dichiara che al primo aprile risultavano disponibili negli invasi dell’isola poco più di 300 milioni di metri cubi di acqua, cioè il 35% in meno rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, quando se ne contavano quasi 500 milioni.
Numeri che non lasciano spazio alle opinioni e proprio lo scorso lunedì 6 maggio il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza nazionale per la siccità in Sicilia, come richiesto il 24 aprile scorso dalla giunta regionale (per una durata di 12 mesi) stanziando i primi 20 milioni di euro, con la possibilità di incrementare le risorse in tempi brevi già nel corso dell’attuazione dei primi interventi.
La Regione siciliana e le azioni per mitigare la crisi idrica
Una decisione che segue quella presa dalla giunta regionale in conseguenza al lungo periodo di siccità e alla rilevante riduzione delle riserve di acqua in tutta la Sicilia: “La siccità in Sicilia sta diventando drammatica – dice il presidente Renato Schifani –. La Regione ha già messo in campo una serie di azioni per mitigare la crisi, aiutando i settori produttivi e limitando i disagi ai cittadini, ma servono anche urgenti interventi statali per operare su reti e sistemi di approvvigionamento idrico e per sensibilizzare i cittadini a un uso più razionale della risorsa. Inoltre, sono necessari sgravi fiscali e contributivi, moratorie e sospensione di adempimenti per le imprese del settore agricolo e zootecnico che sono in gravissima difficoltà”.
L’obiettivo del provvedimento approvato dal Governo Meloni è quello di garantire acqua potabile ai cittadini e l’approvvigionamento idrico ai settori agricolo e zootecnico, oltre che alle imprese impegnate nei cantieri siciliani. Le soluzioni proposte dalla cabina di regia, sono differenziate in base ai tempi di realizzazione: tra quelle di rapida attuazione, l’acquisto di nuove autobotti nei Comuni in crisi e la sistemazione di altri mezzi in un centinaio di enti locali; circa 130 interventi tra rigenerazione di pozzi esistenti, trivellazione di pozzi gemelli e riattivazione di quelli abbandonati, oltre al revamping di una trentina di sorgenti; il potenziamento degli impianti di pompaggio e delle condotte; la realizzazione di nuove condotte di interconnessione e bypass.
Per i prossimi mesi, invece, si sta valutando la ristrutturazione e il riavvio dei dissalatori di Porto Empedocle, nell’Agrigentino, e di Trapani, operazioni che richiederanno tempi e procedure di gara più lunghe, non essendoci deroghe sostanziali in materia ambientale e di appalti sopra soglia comunitaria. Sparse in tutta la regione ci sono 29 dighe e la situazione, analizzando i dati diffusi dal dipartimento regionale dell’autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia e confrontandoli con quelli dello stesso periodo del 2023, è drammatica.
Sicilia protagonista al Vinitaly
Argomento discusso anche al Vinitaly, tra i migliori di sempre per le aziende siciliane e che ha visto essere il padiglione dell’isola il più visitato dopo quello dei padroni di casa del Veneto, confermando così la Sicilia tra le destinazioni più carismatiche per il vino di qualità ma anche per il valore del capitale umano che è riuscita ad esprimere negli incontri tra produttori, consumatori e buyer. Tante buone notizie di ritorno dalla 56esima edizione del salone internazionale del vino e dei distillati ma per affrontare la siccità, l’isola deve adottare un approccio multiplo e sostenibile: investire in infrastrutture idriche moderne e efficienti è fondamentale per garantire un approvvigionamento stabile di acqua potabile e per l’irrigazione agricola.
La promozione di pratiche agricole, come l’irrigazione a goccia e la coltivazione di varietà resistenti alla siccità, può contribuire a mitigare gli impatti negativi sulla produzione alimentare, oltre che implementare politiche di gestione delle risorse idriche che incoraggino il risparmio e la conservazione dell’acqua, coinvolgendo attivamente le comunità locali nella pianificazione e nell’attuazione di queste politiche.
Nel mondo dell’agricoltura siciliana ci sono già alcune culture che da sempre hanno fatto a meno, o comunque ne hanno poco bisogno, dell’acqua: dal carciofo fino al pomodoro siccagno e, certamente, anche alcuni vigneti allevati in alcune zone tanto difficili per la viticoltura come l’Etna, le isole minori e quindi anche Pantelleria con il famoso alberello pantesco, oggi patrimonio dell’Unesco: una tipologia di coltivazione che tiene la pianta bassa e riparata da una conca di terreno realizzata per permettere la produzione di uva e preservare la vita stessa della pianta in condizioni climatiche avverse, che caratterizzano Pantelleria per buona parte dell’anno.
La Sicilia conta 142.000 aziende attive nel settore agricolo
La Sicilia è tra le regioni d’Italia con le maggiori superfici agricole utilizzate (1,342 milioni di ettari, 338 mila destinati a biologico), conta 142.416 aziende attive nel settore agricolo che arrivano a 160.629 (il 13% del totale Italia) con il tutto il comparto agrifood, e un valore alla produzione di 9,7 miliardi di euro. Un piano contro la siccità, ma anche la difesa del cibo made in Italy, questa crisi infatti non è un evento isolato nella storia climatica della Sicilia: la sua posizione geografica la rende vulnerabile a cambiamenti meteorologici estremi, inclusi periodi prolungati di mancanza di precipitazioni: i fiumi e i laghi si prosciugano, i terreni diventano aridi e la vegetazione soffre, minacciando la biodiversità della regione e l’agricoltura, pilastro dell’economia siciliana, subisce gravi danni.
L’estate è sempre più vicina, le precipitazioni inesistenti e la discussione è articolata e complessa e vede coinvolti in prima persona il commissario per l’emergenza siccità in Sicilia Dario Cartabellotta, l’Autorità di bacino rappresentata dal direttore Leonardo Santoro, e i referenti dell’assessorato regionale Acqua e rifiuti. Inoltre, proprio in questi giorni, la commissione Attività produttive dell’Ars ha approvato una risoluzione che impegna il governo della Regione a finanziare la realizzazione di opere idrauliche lungo il fiume Verdura, al servizio del comprensorio agricolo di Ribera (Agrigento) in modo da agevolare l’utilizzo di acqua ricorrendo a un bacino che, al momento, non solo non si riesce a sfruttare ma è emblematico degli sprechi che non ci si possono più permettere.
Nel frattempo, sempre nell’agrigentino, Baldo Giarraputo, commissario del Consorzio di bonifica Agrigento 3, ha annunciato che l’acqua del lago Arancio potrà tornare ad essere utilizzata per le irrigazioni, oggi il Lago contiene circa quindici milioni di metri cubi di acqua, contro i venti degli anni passati nello stesso periodo. Nello stesso tempo, il dipartimento regionale di Protezione civile ha istituito nove tavoli tecnici negli uffici del Genio civile dei capoluoghi di ogni provincia, con rappresentanti del dipartimento delle Acque, dei Consorzi di bonifica, e dell’Autorità di bacino. I tavoli hanno individuato e selezionato gli interventi secondo priorità e poi procederanno al monitoraggio delle fasi realizzative. Inoltre, diverse riunioni sono già state svolte con Siciliacque, Aica Agrigento, Caltacque e Acque Enna.
La voce dei Consorzi e delle associazioni di categoria
La Sicilia è il secondo “vigneto” d’Italia per estensione con quasi 100.000 ettari coltivati, ed è la prima regione per superficie vitata bio con circa il 30 % della produzione: i vini bianchi e le colture biologiche trainano la Sicilia che resiste alla contrazione dei raccolti di uve dell’ultima vendemmia dovuta agli eventi climatici estremi e all’attacco della peronospora. Considerazioni e dati che fanno emergere il lavoro svolto in questi anni dai singoli produttori ma anche nelle forme associative come le associazioni o i consorzi che si occupano della tutela, promozione, valorizzazione, informazione del consumatore e cura generale degli interessi per le Doc o Docg di riferimento e in periodi di attenzione come questo diventano sempre più punto di riferimento.
“È un momento di cambiamento climatico importante e fare agricoltura in queste condizioni climatiche e carenza di risorse idriche richiede all’agricoltore un livello di competenza sempre più elevato nell’utilizzo di strumenti e tecniche agronomiche con cui gestire annate che possono riservare imprevisti negativi – sottolinea Guglielmo Manenti, presidente del Consorzio di Tutela dei vini Cerasuolo di Vittoria Docg e Vittoria Doc – Non ultimo ma importante va sottolineato l’incessante sforzo del viticoltore nel rendere quanto più sostenibile possibile la produzione delle uve tramite, ad esempio, la raccolta e utilizzo delle acque piovane necessarie in un possibile momento di soccorso”.
Una situazione che cambia in ogni territorio e certamente, come in questo caso il Frappato ed il Nero d’Avola, ci sono varietà particolarmente adatte ad areali contraddistinti da scarsa piovosità e che, grazie al lavoro di selezione del viticoltore, hanno incrementato la capacità di resilienza nel superamento di annate siccitose.
Se sui vigneti c’è speranza, non si può dire lo stesso degli altri settori: “Come imprenditori ci sentiamo in ginocchio, produzioni in calo rispetto alle stagioni precedenti e con la mancanza di acqua di questi ultimi mesi ci aspetta una stagione devastante, speriamo nella pioggia – sottolinea Giosuè Arcoria, presidente di Confagricoltura Catania – come agricoltori e allevatori abbiamo bisogno di acqua per dare vita alle nostre aziende, la dichiarazione dello stato di calamità potrebbe essere un aiuto tampone per bloccare mutui e moratorie ma il problema rimarrà”.
Tante le opinioni di chi è alla guida di consorzi di tutela o associazioni di categoria, probabilmente la siccità va vista in prospettiva di dieci o venti anni: “Al momento non stiamo riscontrando particolari problemi e non possiamo fermarci ad oggi, c’è veramente un cambiamento? – commenta Mario Di Lorenzo Presidente del Consorzio DOC Monreale – l’uva da mosto ha una capacità di resistenza importante e ci sono temperature che vanno oltre gli incrementi attesi e questo ci crea un problema se legato alla pioggia che manca. Ci sono settori che soffrono di più come gli allevamenti o altri settori dell’agricoltura, per noi al momento è sopportabile. Il problema è capire come evolverà, cosa stiamo facendo noi per bloccare tutto? I condizionatori o l’acqua non sono soluzioni ma sono dei tamponi”.
La siccità rappresenta una sfida significativa per il settore vinicolo, nessuna minaccia alla produzione o alla qualità del vino ma per affrontare questo fenomeno, i produttori di vino stanno adottando una serie di strategie di adattamento e mitigazione gestendo al meglio suolo e acqua ma il futuro dipenderà dalla capacità del settore vinicolo di adattarsi ai cambiamenti climatici in corso e di proteggere la sostenibilità a lungo termine della viticoltura. E sembra che in Sicilia ci si stia riuscendo.
Parla Tonino Guzzo, esperto enologo di fama nazionale
“Occorre ridurre il carico produttivo per sopperire alla mancanza idrica”
Tonino Guzzo, enologo tra i più conosciuti ed apprezzati nel panorama nazionale, è stato per anni è stato l’enologo di Settesoli e poi di Tasca d’Almerita, oggi è consulente per una decina di aziende.
La vendemmia 2023 non è stata delle migliori, le difficoltà incontrate porteranno ripercussioni anche sulla nuova annata?
“Dal punto di vista viticolo per le piante che sono state danneggiate in maniera grave, sicuramente inciderà anche sul 2024, sia sulla qualità che sulla produttività. Chi ha gestito bene l’annata invece, ed è riuscito a produrre, ha fatto anche ottima qualità e ci sono dei buoni vini ma un calo di produzione lo hanno avuto tutti, in generale dal 10 al 60 %”.
Non le migliori premesse per questa nuova annata vittima della siccità come non accadeva da anni…
“Pesante in Sicilia, per ritrovare una stagione così arida bisogna andare negli anni tra la fine degli anni 80’ e la metà degli anni 90’. In particolar modo, nell’annata agraria del 1990, abbiamo avuto meno di 100 millimetri di pioggia (normalmente piove intorno ai 500 mm ma si arriva anche a precipitazioni più importanti, soprattutto in certe zone). Tra il 2021 e il 2022 ha piovuto tanto ma bisogna imparare a conservare l’acqua e investire sugli invasi sia a livello regionale che anche a livelli privati per avere acqua per irrigare”.
Sono diverse le aziende che oggi dispongono di laghetti artificiali?
“Si tante aziende, i laghetti però vanno ampliati e ripristinati. Come sappiamo dopo un po’ di anni si insabbiano e quindi bisogna approfittare di un’annata secca come questa per svuotarli e ripulirli per riprendere i metri cubi originari”.
Che problemi può portare la siccità sul 2024? Come si può compensare la mancanza di acqua?
“Una cosa da fare è mettere in equilibrio le piante: non spingere sulla produzione e ridurre notevolmente il carico produttivo in modo che la pianta possa sopperire alla mancanza idrica, gestendo una quantità di foglie e di uva inferiore (lasciando meno germogli a produrre). è una strada da perseguire se vogliamo preservare le vigne e mantenere uno standard qualitativo adeguato rispetto a quello che il mercato ci sta richiedendo. Da ora in avanti speriamo che piova così da scongiurare altri danni…”.
L’acqua sì, ma purché arrivi nei momenti “giusti”.
“Assolutamente, se arriva come lo scorso anno a maggio e giugno, provocando tanta umidità, in quel caso ci saranno poi danni da peronospora e oidio. Se invece c’è caldo e vento non ci saranno problemi dal punto di vista fitosanitario”.
La mancanza d’acqua è uno degli aspetti del cambiamento climatico?
“Tutti parlano di cambiamento climatico, ma con le mie quaranta vendemmie alle spalle posso dire che abbiamo avuto altre annate così, ricordo la 1990 (inverno caldo come questo e poi niente pioggia). Lo scorso anno si parlava di annata più calda del secolo, ma io ricordo bene la caldissima 2003, dove il periodo di caldo è stato più lungo dello scorso anno”.
Cambiamento climatico e viticoltura, come possiamo affrontarlo?
“Il cambiamento c’è, ma non possiamo vederlo in così breve tempo e da un’annata all’altra. Certo in Sicilia siamo più preparati rispetto ad altri territori italiani ed europei. Possiamo porre rimedio e limitare i danni perché conosciamo le tecniche colturali e l’irrigazione è oramai diffusa su quasi tutti i vigneti dell’isola, possiamo porre rimedio con le pratiche agronomiche adeguate e siamo pronti alle evenienze climatiche, del resto sull’isola facciamo viticoltura da diversi secoli e continueremo a farla”.