Esplosivo aumento nel 2019 Grecia risorta prima borsa europea - QdS

Esplosivo aumento nel 2019 Grecia risorta prima borsa europea

Carlo Alberto Tregua

Esplosivo aumento nel 2019 Grecia risorta prima borsa europea

sabato 04 Gennaio 2020

La vecchia favola dell’araba fenice si è verificata ancora una volta con la Grecia. Si doveva portare a raso quel sistema istituzionale perché il Paese ellenico risorgesse dalle ceneri.
Prima che una mattina i bancomat fossero chiusi, ad Atene e dintorni vi furono scioperi di ogni tipo: dei pensionati, che non volevano ridotto l’assegno; dei dipendenti pubblici, che non volevano licenziamenti e riduzione degli stipendi; dei politici, che non volevano rinunziare ai privilegi e alle ricche indennità; dei gruppi imprenditoriali, che come cani affamati mordevano l’economia; della burocrazia che sperperava e via enumerando. Ma quando i rubinetti del danaro furono sigillati, tutti dovettero fare i conti con quella realtà che non poteva mutare se non al prezzo di grandi sacrifici a carico di tutti i cittadini greci.
L’alfiere della protesta contro l’Unione europea era stato Alexis Tsipras, il quale con una giravolta diventò l’esecutore dei pesanti sacrifici e quindi della rinascita economica e sociale del suo Paese.

Dal momento in cui fu firmato l’accordo con l’Unione europea, il Fondo monetario internazionale e la Banca centrale europea, il danaro ritornò a scorrere normalmente, perché i bilanci dello Stato furono ridimensionati e adattati al nuovo livello di quell’economia.
Nessuno si lamentò. Ognuno dei cittadini aveva capito che il periodo delle vuote e false promesse era finito ed era arrivato quello della ricostruzione.
I greci si misero di buzzo buono ed hanno ottenuto nel 2018 e nel 2019 uno dei più alti incrementi del Pil d’Europa, superiore al 2 per cento e proprio nell’anno che si è concluso, il valore delle azioni della Borsa di Atene ha avuto un exploit del 50 per cento, il miglior risultato d’Europa. A distanza si segnala quello dell’Irlanda e ancora dopo l’Italia, col suo buon 28 per cento.
A proposito del nostro Paese e ricordando quello che è accaduto in Grecia, come abbiamo appena descritto, non vorremmo che per invertire la rotta e far ripartire la crescita del Pil e dell’occupazione, si dovesse verificare il disastro che vi fu in Grecia.
L’altalenante situazione politica italiana, la piattezza dell’economia con l’incremento del Pil intorno allo zero, il futuro molto nebuloso, hanno creato una crisi di fiducia nell’avvenire, per cui sono caduti gli investimenti privati.
L’inefficienza della Pubblica amministrazione e l’indeterminatezza del Governo non hanno consentito di sbloccare i cantieri, nonostante un’apposita legge in questa direzione. Insomma, tutto è fermo mentre, quasi miracolosamente, l’occupazione è cresciuta, anche se di poco.
Questo è dovuto al settore privato che comunque tira ed esporta, nonostante la vessazione delle istituzioni e la pressione fiscale effettiva, stimata al 60 per cento, divenuta insopportabile, che fa lavorare gli imprenditori per lo Stato fino ai mesi di luglio e di agosto.
Non sappiamo se è stato toccato il fondo. Sappiamo però che se non vi si arriva, non potrà esservi una svolta, nonostante le menzognere promesse di chi ci governa e di chi fa l’opposizione: mezze figure di basso rango.

Il futuro della Grecia è splendido, i turisti accorrono in quel Paese bellissimo a milioni, anche attratti dai prezzi convenienti della ricettività sia alberghiera che enogastronomica.
In quel Paese, secondo le testimonianze, si sente di nuovo la voglia di fare, come in Italia negli anni Cinquanta, una voglia che è penetrata nella maggior parte della popolazione ellenica.
Ed è proprio la voglia di fare che manca al nostro Paese ed al nostro Mezzogiorno, il quale si divarica sempre di più rispetto al Settentrione.
Ricordo che il reddito pro capite del Nord è il doppio di quello del Sud (35 mila contro 17 mila euro) e ricordo anche che il reddito pro capite svizzero è di ben 75 mila euro, il doppio di quello della Lombardia.
Da tutto ciò scaturisce la semplice e ovvia domanda: perché il Sud non può avere gli stessi risultati del Nord o della Svizzera? Datevi voi la risposta, oppure leggetevi il prossimo editoriale.

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