Gioco d’azzardo, la patologia inizia quando viene meno l’autocontrollo - QdS

Gioco d’azzardo, la patologia inizia quando viene meno l’autocontrollo

Angela Ganci

Gioco d’azzardo, la patologia inizia quando viene meno l’autocontrollo

venerdì 03 Aprile 2020

L’intervista a Guido Faillace (FeDereSerd): “In Italia 800mila persone ne soffrono, non esiste farmaco specifico, unica via d’uscita la terapia comportamentale”. “Neurotrasmettitori più attivi nell’attesa del gioco che durante il gioco in sé”

PALERMO – Disturbo da gioco d’azzardo: una patologia psichica vera e propria ma allo stesso tempo un problema sociale che ha ripercussioni non indifferenti, tra l’altro, sulla spesa pubblica. Solo nel 2019, riporta l’Agimeg (Agenzia giornalistica sul mercato de gioco), solo il casinò online ha fatto registrare una crescita della spesa fino a 831,4 milioni di euro, con un incremento del 17,1% rispetto al 2018.

Sulle caratteristiche cliniche di questa specifica patologia e sulle terapie ad oggi più efficaci per contrastare il fenomeno, la scienza medica continua a proporre soluzioni: dalla voce di Guido Faillace, presidente nazionale FeDerSerd (Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze), tutti gli aggiornamenti sulla cura di questa invalidante malattia.

Dott. Faillace, il gioco d’azzardo inizia quando viene meno la capacità di autocontrollo.
“Il gioco d’azzardo patologico non deve essere confuso con il gioco sociale che si espleta più che altro come attività ricreativa e sociale – apre Faillace – Possiamo parlare, invece, di patologia quando il comportamento del giocatore, letteralmente incollato al lotto istantaneo, si configura come desiderio inarrestabile di giocare una quantità crescente di denaro con lo scopo di raggiungere l’eccitazione desiderata, fino a compiere atti omicidiari o di suicidio pur di avere accesso al gioco desiderato”.

Quali sono i numeri di questa patologia?
“Oggi possiamo contare circa 800 mila giocatori patologici in Italia con gravi ripercussioni sulle famiglie, in termini di carico assistenziale”.

E proprio sull’assistenza sembra giocarsi, oggi, l’efficacia delle azioni di contrasto al fenomeno del gioco d’azzardo, in particolare con l’ausilio della psicoterapia.
“Per questo problema non esiste a oggi alcun farmaco specifico, con il risultato di poter unicamente ridurre i suoi sintomi, come la tachicardia. Fondante è la terapia comportamentale, che utilizza tecniche quali la sostituzione del comportamento problematico con altre attività, con effetti positivi sul monitoraggio dei livelli di neurotrasmettitori, attivi più nel momento dell’attesa del gioco che durante il gioco in se stesso”.

Quali iniziative ha promosso la FeDerSerd su questo fronte?
“La FeDerSerd, anche in periodi di emergenza come questo, ha attivato uno specifico servizio di sostegno psicologico telefonico o via Skype, a cui il soggetto può accedere come proseguimento della terapia già avviata presso i servizi territoriali. Ai fini di una buona riuscita del trattamento, è però necessario che il familiare non elargisca soldi al paziente, che li userebbe certamente per alimentare tale dipendenza, come è altresì pericoloso l’approccio dei Comuni teso a conferire bonus in denaro a queste persone in difficoltà economiche”.

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