La scure del Cdm incombe su 17 leggi regionali - QdS

La scure del Cdm incombe su 17 leggi regionali

Raffaella Pessina

La scure del Cdm incombe su 17 leggi regionali

martedì 24 Settembre 2019

Appalti, turismo nautico, Province: tutte le bocciature di Roma. Di queste, 7 sono state quelle impugnate in questa legislatura

ROMA – Ancora una volta come una sorta di triste consuetudine, il Consiglio dei ministri ha impugnato una legge della Regione siciliana. A paralizzare l’attività legislativa dell’assemblea regionale siciliana quindi non vi è solo lo stop causato dalla carenza di fondi che di fatto sta impedendo l’approvazione delle leggi del collegato fino a che la Corte dei Conti non avrà emesso il proprio giudizio sul rendiconto 2018. Ora si aggiunge anche la mannaia del Consiglio dei Ministri che, da quando è stata abolita la figura del Commissario dello Stato, è divenuto di fatto controllore e giudice delle leggi approvate dal Parlamento siciliano. Ed è stato così che a partire dalla scorsa legislatura, quella del governatore Crocetta, il Consiglio dei Ministri ha impugnato di volta in volta le leggi che riteneva lesive di alcuni articoli della Costituzione o dello Statuto regionale.

Questa volta il CdM ha bocciato, per illegittimità costituzionale, l’art. 4 della L.r. 19 luglio 2019, n. 13 (Collegato al DDL n. 476 ‘Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2019. Legge di stabilità regionale 19 luglio 2019, n. 13), pubblicata sul supplemento ordinario n. 1 della G.U.R.S. n. 35 del 26 luglio 2019, che ha modificato le modalità di gara ed i metodi di aggiudicazione dei lavori pubblici.

L’Assemblea regionale siciliana aveva fatto un tentativo di introdurre una disciplina che evitasse ribassi eccessivi. Subito però si è evidenziata l’illegittimità della norma, che interveniva su una materia di esclusiva competenza statale.Con la sentenza n. 263/2016, la Corte Costituzionale aveva già chiarito il concetto: la normativa del Codice degli appalti, relativa alle procedure di selezione e ai criteri di aggiudicazione, deve garantire la tutela della concorrenza, con la conseguenza che la Sicilia non può dettare una disciplina suscettibile di alterare le regole di funzionamento del mercato.

Viene da se che il CdM ha bocciato una legge che è illegittima per violazione dei limiti statutari, posti al legislatore regionale nella disciplina dei lavori pubblici. L’art. 4 della L.r. n. 13/2019 prevedeva che le stazioni appaltanti dovessero utilizzare il criterio del minor prezzo, per gli appalti di lavoro di importo pari o inferiore alla soglia comunitaria, quando l’affidamento degli stessi avvenisse con procedure ordinarie, sulla base del progetto esecutivo. La nuova disciplina regionale sarebbe dovuta entrare in vigore a decorrere dal 30 settembre 2019, adesso si attendono le decisioni dell’Assemblea regionale siciliana, anche se sembra scontato che, anche in Sicilia, continueranno ad essere applicate le disposizioni del D. Lgs. n. 50/2016 (codice degli appalti). Si tratta della quarta legge approvata nel 2019 che viene impugnata. Andando a ritroso, infatti, troviamo: Altre norme che risultano impugnate sono andando a ritroso:

– la legge n. 8 del 2019 – Norme per lo sviluppo del turismo nautico;

– la n. 5 del 2019 – Individuazione degli interventi esclusi dall’autorizzazione paesaggistica o sottoposti alla procedura autorizzatoria semplificata;

– la n. 1 del 2019 – legge di stabilità regionale. In relazione al 2018, invece, risultano impugnate la 24 del 2018 – variazioni al bilancio di previsione 2018;

– la n. 10 del 2018 – legge di stabilità regionale 2018 e la n. 1 del 2018 – Variazione della denominazione dei comuni termali. In totale, le leggi siciliane che risultano attualmente impugnate sono 17.

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