La Sicilia non fa rete, solo 959 imprese aderenti ai contratti - QdS

La Sicilia non fa rete, solo 959 imprese aderenti ai contratti

Serena Giovanna Grasso

La Sicilia non fa rete, solo 959 imprese aderenti ai contratti

martedì 23 Luglio 2019

Confindustria-Srm: nella nostra regione si concentra appena il 2,9% delle 32.850 realtà complessivamente osservate in Italia. Secondo i dati aggionati al 10 giugno 2019, nel Lazio il numero di aziende è superiore a quello rilevato in tutte le otto regioni del Mezzogiorno

PALERMO – In Sicilia appena 956 imprese hanno aderito ai contratti di rete. Il rivoluzionario strumento, introdotto nell’ordinamento italiano nel 2009, nella nostra regione fatica ancora ad attecchire. Secondo i dati contenuti all’interno del rapporto Check-Up Mezzogiorno, realizzato congiuntamente da Confindustria e Srm (Studi e ricerche per il Mezzogiorno), al 10 giugno 2019 ammontava complessivamente a 32.850 il numero di imprese coinvolte.

Nello specifico, il contratto di rete è un innovativo modello di collaborazione tra imprese che consente alle aziende aggregate di realizzare progetti ed obiettivi condivisi nell’ottica di incrementare la propria capacità innovativa e la competitività sul mercato, pur mantenendo ciascuna di esse indipendenza, autonomia e specialità. Una sorta di “l’unione fa la forza” di cui la Sicilia avrebbe tanto bisogno.

Può essere stipulato tra imprese senza limitazioni relative a forma giuridica (società di capitali, società di persone, imprese individuali, cooperative, consorzi, ecc.), dimensione (grandi, medie e piccole imprese), numero di imprese (devono essere almeno due), luogo (possono partecipare aziende situate in diverse parti del territorio italiano e imprese estere operative in Italia) e attività (possono operare in settori diversi).

Le 956 imprese siciliane rappresentano appena il 2,9% delle imprese italiane aderenti ai contratti di rete. Nel Mezzogiorno il numero di imprese aderenti ai contratti di rete è pari a 8.123. Campania (2.524) e Puglia (1.923) sono le regioni con il numero più elevato per il Meridione. Mentre solo nel Lazio si osserva un terzo delle imprese aderenti allo strumento (8.604, valore addirittura superiore alle 8.123 rilevate in tutte le otto regioni del Mezzogiorno). Seguono a distanza Lombardia (3.418) e Veneto (2.580).

Aggregarsi e costituire una rete d’impresa consente di aumentare la crescita dimensionale preservando l’autonomia giuridica ed operativa delle diverse imprese che si aggregano. Infatti, attraverso la collaborazione all’interno di una rete d’impresa si può conseguire un accrescimento delle capacità innovative e competitive delle aziende partecipanti.

La sinergia tra le imprese consente di divenire un’aggregazione di dimensioni tali da poter affrontare meglio il mercato, anche estero, ampliare l’offerta di beni e servizi, dividere i costi, accedere a finanziamenti e contributi a fondo perduto, partecipare alle gare per l’affidamento dei contratti pubblici. Ma non è tutto: infatti, permette anche di impiegare il distacco del personale tra le imprese e assumere in regime di codatorialità il personale dipendente secondo le regole di ingaggio stabilite nel contratto di rete.

Il contratto di rete tra imprese formalizza i rapporti di collaborazione e condivisione tra le imprese partecipanti in modo da definire chiaramente l’impegno, l’investimento e il tipo di legame da adottare. Tutto viene messo nero su bianco: dalla durata del contratto alle modalità di adesione di altri imprenditori ed eventualmente le cause di recesso anticipato, fino alle condizioni per l’esercizio del relativo diritto. Ad essere chiarite, anche le regole di gestione dell’eventuale fondo patrimoniale comune e la misura e i criteri di valutazione dei conferimenti iniziali e degli eventuali contributi successivi che ciascun partecipante si obbliga a versare. Purtroppo, però, continua a rimanere sconosciuto ai più, tanto da essere considerato uno strumento di nicchia fruito solo da pochissime imprese.

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