Il lavoro, valore autentico che non si crea “per legge” - QdS

Il lavoro, valore autentico che non si crea “per legge”

Luca Salici

Il lavoro, valore autentico che non si crea “per legge”

martedì 17 Luglio 2012

“Il valore del lavoro” di Antonio Passaro, una riflessione sull’incipit della nostra carta costituzionale. Un diritto-dovere attraverso il quale contribuire al progresso della società

ROMA – “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. È l’incipit della nostra carta costituzionale, il comma iniziale del primo articolo, il principio fondamentale su cui è costruita la storia del nostro Paese. Nel libro “Il valore del lavoro” (Tullio Pironti editore), del giornalista e scrittore Antonio Passaro, pubblicato lo scorso aprile, viene ricostruito il dibattito da cui nacque la formula che apre e caratterizza la Costituzione italiana. Un articolo scaturito da un lungo confronto sui temi del lavoro e sul futuro della Repubblica, svoltosi in Assemblea Costituente dal 3 ottobre 1945 al 22 marzo 1946.

“Decidere di fondare l’Italia sul lavoro fu una scelta originale – afferma l’autore Antonio Passaro, capo ufficio stampa della Uil –. Altre Costituzioni, tuttora vigenti, hanno incipit diversi. La scelta maturò in un particolare contesto storico e politico. Si avvertiva sia il bisogno di valori autentici a cui dare attuazione sia la necessità di concretezza a cui offrire risposte efficaci”.
Il volume racconta, attraverso i verbali delle commissioni e delle assemblee, l’evoluzione del dibattito tra i padri della Costituzione. Sono così rievocate le opinioni di grandi politici del dopoguerra: tra questi Amendola, Croce, Fanfani, La Malfa, Moro, Nenni, Pacciardi, Basso. Un dibattito che includeva proposte diverse, da quella del comunista Palmiro Togliatti (“Ogni cittadino ha diritto al lavoro”) alla visione del democristiano Giorgio La Pira (“Per essere liberi davvero è necessario che sia efficacemente protetto, ad esempio, il diritto al lavoro e quello di esistenza e di autonomia delle comunità di lavoro…”).

Il libro è impreziosito dalla presentazione di Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, che sottolinea come “il lavoro sia parte di noi stessi e condizioni il nostro futuro e quello della società in cui siamo immersi”.
“Non bisogna farsi soverchie illusioni: il lavoro non si crea per legge – continua Angeletti –. Sono, innanzitutto, i processi economici e gli investimenti produttivi e infrastrutturali a generare “buona” occupazione. Così come è altrettanto importante comprendere che per valorizzare il lavoro si deve ridistribuire la ricchezza, agendo sulla leva contrattuale e su quella fiscale”. Parole che ovviamente diventano di stretta attualità in queste calde settimane di modifiche alla riforma del lavoro del ministro Elsa Fornero.

“Il ‘valore del lavoro’ – afferma nella prefazione Giovanni Floris, giornalista e conduttore di Ballarò – ci ricorda la strada che abbiamo fatto, ci indica quella che dovremo fare. Ci fa da guida, per un obiettivo che dobbiamo necessariamente raggiungere. Lo dobbiamo ai nostri padri, che sul lavoro hanno fondato la nostra storia; lo dobbiamo ai nostri figli che sul lavoro hanno il diritto di fondare il loro”.
Oltre a numerose citazioni di documenti e una grandissima quantità di riferimenti testuali, il volume presenta una lettura ragionata degli articoli dei quotidiani che riportano le cronache del dibattimento.
Inoltre, alla fine sono sintetizzate schematicamente le tappe della trattativa sulla riforma del mercato del lavoro. Insomma, passato e presente si incrociano, per rilanciare lo spirito, l’etica e i valori che hanno permesso all’Italia di uscire dalle miserie del dopoguerra. Una lezione importante e attuale da conservare in questo periodo di crisi globale.
 

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