Società civile e incivile tra familismo amorale e Stato - QdS

Società civile e incivile tra familismo amorale e Stato

Angela Michela Rabiolo

Società civile e incivile tra familismo amorale e Stato

mercoledì 25 Luglio 2012

Storia filosofica di un termine abusato che rappresenta il trait d’union tra individuo e istituzione. Interesse privato e pubblico: in realtà abbiamo l’organizzazione che ci meritiamo

PALERMO – Società civile. Oggi se ne sente parlare un po’ ovunque, sembra essere il termometro delle decisioni politiche, sociali ed economiche del nostro Paese. Se ci si ferma però un attimo e si tenta di uscire dallo schema musicale delle parole cercandone il significato, si scopre che in realtà nessuno sa cosa sia questa benedetta società civile.

Nella Filosofia dello spirito di Hegel la storia ha un andamento dialettico composto da tre elementi: tesi, antitesi e sintesi. Ogni passaggio contiene in sé l’embrione del movimento per giungere al gradino successivo. Se nella tesi vi è l’individuo e la sua forma di organizzazione più immediata, la famiglia, nel momento dell’antitesi compare il termine di società civile. Se nella famiglia l’individuo ottempera ai propri interessi e si fa carico di quelli delle persone a lui legate, nella società civile la stessa cura dell’individuo nei confronti dei propri familiari è rivolta verso la società esterna in un sentimento che supera la società stessa per divenire comunità. L’ultimo movimento, quello di sintesi, è quello che porta alla realizzazione di una forma organizzativa che è lo Stato, astrazione che parte dall’individuo e dal suo interesse per poi affrancarsene in modo da realizzare un insieme di regole a garanzia di tutti gli interessi della comunità che forma la società, il popolo, elemento imprescindibile senza il quale lo Stato non potrebbe esistere.

Con Hegel quindi, avviene la svolta ideologica della distinzione tra società e stato, tra società civile e società politica. Il filosofo tedesco subordina il concetto di società a quello di Stato e nel processo dialettico considera la società civile momento intermedio con la conseguenza che dalla “immediatezza naturale” dell’aggregazione familiare si giunge alla “consapevolezza” dello Stato. Per Hegel lo Stato è insomma una fase autonoma sia rispetto all’organizzazione familiare che alla società civile e agli interessi di ogni individuo. Lo Stato, per Hegel, pur con i suoi limiti e difetti, si trova a un livello superiore e assicura la libertà etica proprio perché riesce a conservare le distanze dagli interessi particolari pur essendone, analiticamente, il prodotto.
La società civile quindi, è l’organizzazione finalizzata a soddisfare i bisogni dei singoli in un contesto intermedio che supera il singolo ma è già proiettato al di là nella realizzazione dello stato. È grazie alla società civile che il sistema si tiene in equilibrio.
Per Rousseau invece lo Stato si regge su una forma di contratto sociale. La parte più debole della società rinuncia ad esercitare parte del proprio potere e si affida alla parte più forte, stringendo con essa un vero e proprio accordo secondo il quale la parte più forte si impegna a proteggere quella più debole. Infine, la distinzione e opposizione dialettica tra società e Stato nella dottrina di Marx sfocia nella concezione politica della lotta di classe. In tale ottica viene concepito uno Stato le cui esigenze coincidono con quelle della società. Il marxismo diviene scienza critica della società. Con il ribaltamento di quella che Marx chiama società borghese e l’abolizione della proprietà privata attraverso la rivoluzione comunista avviene l’emancipazione dell’individuo.

Riportiamo la questione ad oggi. Guardandosi intorno, soprattutto lungo le nostre latitudini siciliane, la società civile sembra confinata ai corpi di volontariato, del sindacato, dell’ambientalismo. Manca quello spirito profuso su tutta la società che si infiltra e anima le istituzioni. Il legame individuo-stato si è affievolito e anzi sono molti gli individui che vorrebbero ribellarsi alla società politica, vista come coacervo di tutti mali. Nessuno o quasi pensa a iniziare una rivoluzione da se stesso migliorandosi e chiedendo a gran voce non solo i propri diritti ma soprattutto i doveri. Così ogni giorno diventa una guerra sfiancante dove ognuno cerca di portare avanti il proprio interesse sicuro che non ci sia nessun altro a farlo. Difficile liberarsi dal familismo amorale se si resta convinti che l’universo finisca sulla soglia di casa.
Forse la società civile esiste nelle organizzazioni ma non nello spirito. Non è possibile pensarla diversamente visti i rapporti clientelari richiesti a partire dalla più banale delle azioni. Il risultato è che uno Stato riflette comunque la qualità del suo popolo. E a sua volta il popolo restituisce, amplificate, le miserie di ogni individuo che in sé riunisce la forza vitale del movimento proiettato verso il progresso materiale e lo sviluppo umano e la sempre presente spinta all’autodistruzione.

 

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