I primi a essere sentiti sono stati i tre dipendenti agli arresti domiciliari, che hanno risposto fornendo la loro versione: Venera Lizio, 45 anni, messo notificatore, (“ero impegnata per il mio lavoro fuori dall’ufficio”); Orazio Mammino, 49 anni, funzionario all’ufficio Tributi (“entravo da un ingresso laterale perché c’era la fila di persone che aspettavano fuori e mi ‘assalivano’ non lasciandomi passare”); e Mario Primavera, 49 anni, ex vigile urbano (“ero di guardia a un torrente che poteva esondare”).
Si sono ‘giustificati’ anche gli altri 12 indagati che il Gip ha sottoposto all’obbligo di firma.
Secondo l’accusa circa un quarto di 240 dipendenti della struttura di San Cosimo degli uffici del Comune di Acireale, nonostante fosse assente, risultava al lavoro grazie alla complicità di alcuni colleghi che ‘strisciavano’ per loro il badge personale. Agenti del commissariato della polizia di Stato di Acireale hanno notificato un’informazione di garanzia agli altri 47 dipendenti indagati in stato di libertà. Il provvedimento è stato emesso dal procuratore di Catania, Michelangelo Patanè e dai sostituti Pasquale Pacifico e Marco Bisogni.