Entrate tributarie, in Sicilia pressione fiscale su e gettito giù - QdS

Entrate tributarie, in Sicilia pressione fiscale su e gettito giù

Antonio Leo

Entrate tributarie, in Sicilia pressione fiscale su e gettito giù

mercoledì 10 Ottobre 2012

Confesercenti ha messo a confronto 4 città isolane da una parte e Bolzano e Firenze dall’altra
Addizionali regionali e comunali: a parità di reddito, prelievo quasi doppio

PALERMO – Sono lontani, anzi lontanissimi, i tempi in cui si parlava di una defiscalizzazione delle regioni meridionali per incentivare lo sviluppo economico. Paradossalmente si sta verificando esattamente l’opposto, e cioè il rischio che non soltanto fare impresa al Sud sia più difficile, ma anche sconveniente. Infatti, il meridione risulta soffocato da una doppia stretta mortale: da una parte si registrano balzelli regionali mediamente più alti che nella parte produttiva del Paese; dall’altra, però, non corrisponde un gettito proporzionale a tali macigni fiscali. La manifestazione dell’assurdo va così in scena nel teatro imbastito nella parte bassa dello Stivale: il luogo dove se la pressione fiscale va su, il gettito va giù. Si tratta di una situazione che rischia di condizionare pesantemente gli investimenti e di dare una nuova frustata all’occupazione, come hanno denunciato le associazioni imprenditoriali del Mezzogiorno.
 
Quest’ultime hanno puntato il dito contro il gap competitivo rappresentato dalle super-aliquote conseguenti al deficit sanitario che colpisce la maggior parte delle regioni che si trovano al di qua della Capitale.
La mannaia si fa più pesante se si incrociano le dinamiche regionali delle entrate tributarie con la storia recente degli interventi sulle imposte territoriali. Secondo un calcolo del Sole 24 ore , i “tributi propri” delle Regioni sono valsi nel 2010 76,2 miliardi di euro, con un incremento del 38% rispetto al 2001, ma se si tiene conto delle manovre dell’ultimo biennio non ancora registrate dall’istituto di statistica si può stimare un aumento del 50%. Il punto è che cotanta ricchezza si concentra, come da copione, al Nord dove il gettito fiscale è decisamente più alto. Il record degli incassi si trova, manco a dirlo, nel cuore pulsante dell’economia italiana, ovvero la Lombardia. Qui il gettito tocca la cifra esorbitante di 22,7 miliardi di euro. L’aumento del 30,8% rispetto al 2001 si deve però più alla dinamica economica, che soprattutto fino al 2007 ha ampliato produzione, ricchezza e di conseguenza basi imponibili. Naturalmente anche dalle parti di Milano i cittadini devono fare i conti con i due principali protagonisti del Fisco regionale, cioè l’Irap sulle attività delle imprese e l’addizionale Irpef sui redditi dei cittadini.
 
Ma in questo caso la proporzione balzello/gettito si rivela accettabile. Attraversato il Rubicone, direzione Napoli, invece, la prospettiva cambia radicalmente. Dal Lazio alla Campania, passando per Abruzzo e Calabria, dominano gli aumenti più vivaci nel panorama dei tributi regionali. Nonostante questo, però, i valori raccolti dai tributi propri regionali rimangono mediamente più bassi: la Calabria, giusto per fare qualche esempio, ha il 25% di residenti più della Liguria, ma raccoglie poco più del 73% dei tributi regionali accertati a Genova.
Spostando la lente d’ingrandimento dalle zone sempre verdi della pianura Padana alle città che si trovano al di là dello Stretto come Agrigento, Catania, Messina o Palermo, giusto per fare un esempio, si registrano gli aumenti più vivaci nel panorama dei tributi regionali e d’altro canto in Sicilia, a fronte di una popolazione di circa 5 milioni di anime, ha un gettito di 8 miliardi e mezzo. Praticamente quanto l’Emilia Romagna che però ha oltre 500.000 abitanti in meno.
Ma il punto è che la sonata non si ferma qui, purtroppo. Bisogna ricordare che la Sicilia, in quanto Regione soggetta a piano di rientro del deficit sanitario, si trova a essere soffocata da una combinazione che si rivela micidiale per i contribuenti. Considerando, infatti, congiuntamente l’addizionale Irpef regionale e quella comunale si può notare le sproporzioni dell’Isola rispetto al resto del Paese.

Nei quattro centri siculi presi a campione l’addizionale comunale all’Irpef è fissata, per l’anno corrente, alla cifra più alta e cioè lo 0,8%, senza prevedere, tra l’altro, alcuno scaglione in base al reddito. Sommando le addizionali regionali con quelle comunali – secondo un esercizio contabile proposto da un recente studio di Confesercenti – a parità di reddito, per esempio 30 mila euro lordi l’anno, Catania, Palermo,Messina e Agrigento avranno un prelievo quasi doppio rispetto a Bolzano e Firenze. In quest’ultime, infatti, si combina una scelta minimale del fisco comunale (0,2% l’aliquota) e un prelievo regionale limitato all’aliquota base (1,23%) senza maggiorazioni di sorta. Il totale fa 1,43% che in soldoni significa un prelievo di 429 euro l’anno per i contribuenti fiorentini e bolzanini.

All’opposto si trovano i contribuenti siciliani dei quattro capoluoghi di provincia oggetto di esame: sommando infatti la tassa comunale dello 0,8% con il 2,33% di Irpef regionale, applicabile già dal 2013, si arriva a 3,13. Una stangata da 939 euro l’anno, più 510 rispetto alle due città del Nord Italia prese come parametro di confronto. E allora come si spiegano le ragioni di un gettito misero a fronte di imposte draconiane? Probabilmente la risposta risiede nel tasso di evasione, il cappio al collo della Sicilia onesta.

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