Che bello lavorare a Ferragosto - QdS

Che bello lavorare a Ferragosto

Carlo Alberto Tregua

Che bello lavorare a Ferragosto

martedì 18 Agosto 2009

Il cervello non si ferma mai

Scrivo questa nota dopo alcuni giorni di sosta che ho trascorso a Parigi, come faccio abitualmente dal 1955. Nella città transalpina non faccio il turista ma rivisito quei luoghi che mi fanno respirare una particolare atmosfera, che non mi stanca mai.
Però, dopo qualche giorno, comincio a sentire l’astinenza e quindi, anche per necessità, riprendo il ciclo abituale di lavoro.
Non vi racconto queste cose per citarvi i miei fatti privati, che non vi interessano, bensì per ragionare su quella sorta di follia collettiva che prende molta gente, nel nostro Paese e nel Sud, secondo la quale in agosto non si lavora.
Perfino i pubblici dipendenti, però, da qualche tempo, si stanno orientando a lavorare in questo mese perché tanto, li sento dire, non si fa nulla.
Ecco, l’insana regola secondo la quale tutti vogliono le ferie agostane e chi resta non fa nulla, va ribaltata. Come in ogni altro Paese civile europeo, americano e orientale.

È vero che in agosto c’è caldo, ma è anche vero che in gennaio c’è freddo, sembra una battuta di monsieur de La Palisse (1470-1525). E allora perché quando c’è caldo non si lavora e quando c’è freddo, si?
Qualcuno afferma che in agosto è bello godersi il mare. Perché, il mare non è bello anche in giugno e, nel nostro Sud, perfino in ottobre? E in inverno non è anche bello andare a sciare o godersi le settimane bianche con i monti innevati?
No, signori. Il clima e il tempo, con questa pessima abitudine di chiudere l’Italia in agosto non c’entrano nulla. È una furbata del ceto politico e della Pa. Ma anche, diciamolo, delle industrie e delle imprese che hanno una falsa convenienza di chiudere tutto.
È bello lavorare a Ferragosto. Non lo scrivo perché ho quasi settant’anni. Lo pensavo e lo facevo quando ne avevo venti o trenta, non importa quale mestiere facessi, autonomo o dipendente. Anche perché prendersi dei periodi di ferie quando gli altri lavorano è più utile e più comodo sia sotto il profilo dei costi che della ricettività.

 
Pian piano, questa mentalità relativa alle ferie agostane sta cambiando. Ma il processo è molto lento anche perché chi dovrebbe dare l’esempio, e cioè la classe dirigente, non ha ancora ribaltato questi comportamenti. Ribaltarli nel senso che ognuno dei dodici mesi è utile per andare in ferie e che i periodi di ferie non devono essere mai lunghi (non più di otto-dieci giorni). Tutto ciò, sottolineiamolo, con risparmi e qualità.
Il risvolto più importante di questo cambiamento è che produzione e servizi non si fermano mai, con il risultato che le città non si svuotano (Parigi era gremita di turisti anche interni), che i negozi non chiudono tutti nello stesso momento e che la vita non si ferma, come sembra quando arriva Ferragosto.
Andiamo, gente. Riflettiamoci bene su queste semplici considerazioni. Tutti abbiamo bisogno di fermarci, ma come accade nella scuola d’oltralpe, le fermate devono essere dentro l’anno scolastico. Negli altri Paesi europei la scuola non si ferma per due mesi, e non si ferma mai perché nel mese di sosta l’apparato amministrativo prepara l’organizzazione e gli eventi per l’anno successivo.

A sentire il bollettino del turismo, nelle spiagge del Centro-Nord c’è il tutto esaurito. Tutto esaurito è anche nei luoghi di montagna, in una ressa indicibile e incredibile che rende sofferenti le ferie e chi ne gode.
In Svizzera, agosto è un mese di bassa stagione: i prezzi non salgono, gente in giro non ce n’è molta. E poi l’ospitalità è eccellente con i prezzi corrispondenti alla qualità dei servizi. In ogni albergo o ristorante è esposta la vetrofania con scritto l’anno in cui sono stati verificati i servizi medesimi.
In Sicilia, ci diceva l’assessore al Turismo, non si fanno verifiche in alberghi e ristoranti da 25 anni. Vi sono gestori onesti che tengono tutto al giusto livello, ma tanti altri, disonesti, che non avendo a cuore l’immagine della Sicilia imbrogliano i loro ospiti i quali, quando tornano nei propri Paesi, diranno male dell’ospitalità trovata.
Abbiamo più volte richiesto all’assessore d’istituire una squadra di sceriffi da sguinzagliare in tutta la Sicilia per individuare chi ne danneggia l’immagine.
Caro assessore Strano, te l’ho detto di persona e ora te lo ripeto pubblicamente, convinto che è già tua intenzione procedere in tal senso.

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