Mezzogiorno, insufficiente la spesa servizi per il cittadino - QdS

Mezzogiorno, insufficiente la spesa servizi per il cittadino

Andrea Carlino

Mezzogiorno, insufficiente la spesa servizi per il cittadino

giovedì 07 Marzo 2013

Lo rivela l’ultimo rapporto Istat Noi Italia sulle risorse destinate alla “protezione sociale”. Appena il 33% dei comuni siciliani ha attivato interventi a sostegno dell’infanzia

PALERMO – La garanzia dei servizi sociali è parte integrante del sistema dei diritti del cittadino ed è essenziale per un tenore di vita accettabile. Una parte importante della spesa per la protezione sociale è rappresentata dalla previdenza e dall’assistenza sociale.
Le statistiche della protezione sociale aiutano a comprendere e quantificare le dimensioni del fabbisogno misurando l’entità della spesa di settore e dei servizi erogati. La spesa per la protezione sociale, articolata nelle tre aree di intervento della previdenza, della sanità e dell’assistenza, rappresenta una parte importante del sistema di welfare adottato dai paesi europei al fine di garantire servizi e diritti considerati essenziali, rispettando vincoli di bilancio spesso stringenti.
Come si evince dal rapporto Istat, “Noi Italia”, la spesa per prestazioni sociali erogate in Italia dagli enti di previdenza è pari a 292.965 milioni di euro, il 18,9 per cento del Pil e corrisponde a un importo pro capite di 4.844 euro (anno 2010). Il settore della previdenza rappresenta il 92,6 per cento delle uscite, seguito da quelli dell’assistenza e della sanità. All’opposto, le entrate attraverso i contributi sociali ammontano a 225.528 milioni di euro (3.729 euro per abitante, il 14,5 per cento del Pil) e coprono il 77,0 per cento della spesa. Nel 2010 sono state erogate 23,8 milioni di pensioni per una spesa pari a 258.477 milioni di euro, corrispondente al 16,6 per cento del Pil. L’importo medio delle prestazioni erogate è stato pari a 10.877 euro.
Le prestazioni pensionistiche per invalidità, vecchiaia e superstiti (Ivs) rappresentano il 78,4 per cento del numero delle pensioni e il 90,4 per cento della spesa, seguite da quelle assistenziali (17,9 per cento del numero e 7,9 per cento della spesa) e quelle indennitarie (3,7 per cento del numero e 1,7 per cento della spesa). La diffusione sul territorio degli asili nido rappresenta una componente essenziale nell’attuazione delle politiche volte alla conciliazione degli impegni casa-lavoro. Il ruolo chiave attribuito alla disponibilità di questo e di altri tipi di servizi costituisce, infatti, una delle novità della politica regionale unitaria elaborata e descritta nel Quadro strategico nazionale 2007-2013 (Qsn). Queste strategie legano alla crescita di alcuni servizi un meccanismo di incentivazione di risorse premiali per le regioni del Mezzogiorno (obiettivi di servizio).
 
In questo caso l’obiettivo è di aumentare i servizi per l’infanzia, al fine di favorire la partecipazione femminile al mercato del lavoro. Uno dei parametri utilizzati per valutare i risultati raggiunti è la percentuale di comuni che offrono servizi per la prima infanzia, avendo come baseline di riferimento il valore osservato nel 2004, che per i comuni del Mezzogiorno era pari al 21,1 per cento, mentre l’obiettivo da raggiungere entro il 2013 è il 35,0 per cento. Questo valore target è ritenuto adeguato a garantire ai cittadini un livello minimo di servizi per l’infanzia in ambito comunale. Nel 2007, inoltre, è stato avviato il “Piano straordinario per lo sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia”, che ha attivato un finanziamento statale verso tutte le Regioni, anche in funzione di meccanismi perequativi a favore delle Regioni che presentavano tassi di copertura inferiori alla media nazionale.
 
Nel 2010 sono il 55,2 per cento i comuni italiani che hanno attivato almeno un servizio tra asili nido, micronidi o altri servizi integrativi/innovativi per l’infanzia (16,9 punti percentuali in più rispetto al 2004). In Sicilia la percentuale di comuni che hanno attivato servizi per l’infanzia è sotto la media nazionale (33%). La quota di bambini che fruisce dei servizi per la prima infanzia è un indicatore utile per misurare l’attuazione delle politiche volte alla conciliazione degli impegni casa-lavoro. I provvedimenti normativi degli ultimi anni sono stati finalizzati all’ampliamento dell’offerta esistente su tutto il territorio nazionale.
 
A questo e ad altri tipi di servizi è attribuito, inoltre, un ruolo chiave all’interno della politica regionale unitaria, elaborata e descritta nel Quadro strategico nazionale 2007-2013 (Qsn). In questo caso l’obiettivo è di favorire la partecipazione femminile al mercato del lavoro, elevando la percentuale di bambini che fruiscono di servizi per l’infanzia dal 4,4 per cento del 2004 nelle regioni del Mezzogiorno (baseline di riferimento) al 12,0 per cento, valore da raggiungere alla fine del periodo di programmazione (2013).
Nel 2010 la percentuale di bambini in età 0-2 anni che fruisce di servizi per la prima infanzia comunali o finanziati dai comuni ha raggiunto il 5,3 per cento nelle regioni del Mezzogiorno, mentre in Italia è passata dall’11,4 per cento del 2004 al 14,0 per cento del 2010. In Sicilia la percentuale è molto bassa, al di sotto della media nazionale (5,5%).

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