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Motori di ricerca non responsabili per i suggerimenti forniti a utenti

Andrea Carlino

Motori di ricerca non responsabili per i suggerimenti forniti a utenti

sabato 13 Aprile 2013

Storica sentenza del Tribunale di Milano dà ragione a Google

CATANIA – Storica sentenza del Tribunale di Milano a favore di Google. Infatti il giudice ha stabilito che l’azienda americana non ha la responsabilità per i suggerimenti dati con le funzioni Autocomplete e Ricerche correlate. Il Tribunale di Milano ha rigettato la richiesta di danni da parte di un imprenditore, presidente di due associazioni no profit, nei confronti di Google. Digitando il proprio nome o quello della fondazione da lui presieduta, il ricorrente aveva constatato l’associazione del proprio nome o di quello dell’ente ai termini “truffa”, “truffatore”, “plagio” e “setta”.
 
Alla richiesta diretta di intervento da parte di Google – accolta solo in parte eliminando l’accostamento coi termini “truffa” e “truffatore” – è seguito il ricorso al Tribunale. “I termini visualizzati dagli utenti sulla stringa di ricerca attraverso la funzionalità Autocomplete, ovvero in fondo alla pagina di ricerca nella sezione Ricerche Correlate, non costituiscono un archivio, né sono strutturati, organizzati o influenzati da Google che, tramite un software automatico, si limita ad analizzarne la popolarità e a rilasciarli sulla base di un algoritmo”, si legge nel testo della sentenza.
“Non costituiscono una frase di senso compiuto né una manifestazione di pensiero – si spiega – né dunque quello che “Google pensa”, a differenza di quanto denunciato nel ricorso. Nel merito dell’accusa di diffamazione, il Tribunale di Milano ha sottolineato come l’utente medio possa certamente non conoscere le modalità degli strumenti Autocomplete o Ricerche Correlate, riuscendo però a comprendere senza alcuna difficoltà che i risultati non sono che proposte di ricerca e non un’affermazione emanata da Google; e ancora che tutto ciò che appare è una lista di singole parole nella stringa di ricerca del motore di ricerca.
Una sentenza che farà discutere in netto contrasto con quanto accaduto due anni fa: infatti, nella primavera del 2011, lo stesso Tribunale di Milano aveva diramato una specifica ordinanza per imporre al motore di ricerca californiano il filtraggio di alcuni suggerimenti proposti dalla funzionalità Suggest, ritenuti calunniosi da un imprenditore tricolore.
La natura automatica dell’algoritmo di Google aveva invece convinto un giudice di Pinerolo (Torino) in una diversa causa per diffamazione avviata dal presidente di una importante holding italiana.

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