13 mesi dopo il naufragio Gelso M è ancora davanti a Santa Panagia - QdS

13 mesi dopo il naufragio Gelso M è ancora davanti a Santa Panagia

Margherita Montalto

13 mesi dopo il naufragio Gelso M è ancora davanti a Santa Panagia

martedì 23 Aprile 2013

Caso “Concordia” siciliano. La motonave che trasportava liquido infiammabile s’incagliò il 10 marzo 2012. Difficili operazioni di recupero, la rimozione assicurata entro novembre prossimo

SIRACUSA – 10 marzo 2012: la motonave Gelso M, adibita ai trasporto di liquidi infiammabili e a cargo vuoto lunga oltre 150 metri, battente bandiera italiana e iscritta al Compartimento marittimo di Catania, con a bordo 19 membri dell’equipaggio, a causa delle condizioni meteo marine avverse, (forte vento proveniente da est e d’intensità pari a 52 nodi e moto ondoso forza 8) si incagliò a 0.3 miglia nautiche da Capo Santa Panagia.
Dalla Base Aeromobili – Guardia Costiera di Catania, su richiesta della Capitaneria di Porto di Siracusa, si alzò in volo l’AB 412 CP e l’AW 139 CP per soccorrere l’equipaggio mediante una complessa operazione al verricello. Il brillante intervento condotto dai militari, effettuato sfidando le condizioni proibitive dovute alla tempesta e all’instabilità del mercantile che rendeva le manovre difficoltose, si rivelò un’operazione di salvataggio di notevole impatto psicologico, pratico ma, soprattutto, di enorme capacità tecnica che permise di trarre in salvo e trasferire a terra l’equipaggio, rimasto fortunatamente incolume. La fase successiva fu poi quella di provvedere a ad avviare le operazioni di rimozione dell’imbarcazione per liberare la scogliera – tra l’altro l’area di Santa Panagia ricade in un territorio “Sin”, Sito di interesse nazionale – dall’ingombrante presenza della motonave, ma soprattutto si procedette ad effettuare tutti gli accertamenti per evitare il rischio ambientale.
Furono avviate così le operazioni di recupero del carburante sulla petroliera il 15 marzo 2012, dopo aver sistemato le panne galleggianti per prevenire un eventuale sversamento in mare delle 400 tonnellate di carburante.
Ma a che punto è oggi la situazione?
Il comandante della Capitaneria di porto di Siracusa, capitano di vascello Luca Sancilio spiega l’iter. “Si trattava di una motochiminiera, potenzialmente pericolosa anche se a cargo vuoto, si era preoccupati di eventuali sversamenti. Sono occorsi 40 giorni di grande impegno per la rimozione totale del carburante. Trattandosi di una nave che avrebbe potuto causare un inquinamento notevole, in un sito protetto e riconosciuto tale anche dal decreto del ministero dell’Ambiente, la struttura del Comando generale delle Capitanerie di porto si è attivata per inviarci un Laboratorio ambientale marino. Così abbiamo monitorato la situazione con interventi espletati sia sotto un profilo di prevenzione meccanica dall’inquinamento, con la necessaria delimitazione utilizzando delle barriere galleggianti – panne che la circoscrivono completamente – che potessero contenere i potenziali sversamenti e sia con il supporto del l è ancora a aboratorio ambientale abbiamo verificato la salubrità delle acque, attraverso un prelievo giornaliero con sostanziale corrispondenza tra il prima e dopo l’accaduto. In ogni caso non c’è mai stato uno sversamento”.
Terminata la fase di prelievo totale del bunker, contenente 400 tonnellate circa di nafta, quindi conclusa l’operazione della messa in sicurezza, ancora ad oggi la motonave è continuamente monitorata, ma la rimozione è adesso la fase più complessa.
“La rimozione poteva avvenire seguendo due modalità: il trasferimento dell’unità previa attivazione della galleggiabilità per trasferirla altrove, o attraverso il taglio in più tronconi” –prosegue il comandante. Per questa doppia possibilità, l’armatore ha deciso di indire una gara internazionale per verificare chi potesse assumere, sotto il profilo economico e sostanziale, l’incarico. Le società italiane, “Augustea” e “Fratelli Neri”, sono intervenute quale società di altissimo rilievo e profilo. Quale modalità più idonea, sotto il profilo tecnico-sostanziale nonché economico, è stato ritenuto più appropriato optare per il taglio in 5 tronconi, da mare per sfruttare la posizione della nave che è a pelo d’acqua. I cinque tronconi saranno trasferiti su delle chiatte per lo smaltimento. I tempi per la rimozione sono previsti in 90 giorni, non appena sopraggiungeranno le autorizzazioni da parte dell’amministrazione del ministero dell’Ambiente, mentre le altre amministrazioni, VF e Asp hanno dato il loro assenso a collaborare. Ma per di più il ministero dell’Ambiente, prescindendo dalle modalità di rimozione, proprio per le caratteristiche del sito, deve occuparsi della tutela. In questi giorni, abbiamo dato l’autorizzazione alle Società per iniziare un monitoraggio preliminare per valutare se il “taglio” della nave possa apportare nuovi casi di inquinamento, se non solo potenziale. Il termine dei 90 giorni indicato in questa richiesta di autorizzazione è un termine soggetto a delle elasticità che dipenderanno dalle condizioni meteo marine che dovranno essere ottimali. Il termine finale è dunque fine novembre”.

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