Raffinerie autorizzate a inquinare - QdS

Raffinerie autorizzate a inquinare

Raffinerie autorizzate a inquinare

venerdì 04 Settembre 2009

Ambiente. L’inquinamento senza contropartita.
La situazione. Nel corso degli ultimi anni le centrali termoelettriche presenti nell’Isola hanno diminuito le emissioni, raffinerie e impianti petrolchimici hanno invece scaricato la solita quantità di veleni.
L’Isola “a gas”. Complessivamente, nonostante l’ingresso delle fonti rinnovabili, il volume delle emissioni nocive è aumentato. E la Regione assegna alle raffinerie le stesse quote di Co2.

PALERMO – Per Legambiente, con 570 milioni di tonnellate di Co2 equivalente, l’Italia resta il terzo paese europeo per emissioni (era il quinto nel 1990) ed è ancora del 17,5 per cento sopra l’obiettivo che dovra’ essere raggiunto al 2012.
L’Isola contribuisce a questo triste primato, non solo con le emissioni quotidiane come i PM10 (le polveri sottili, anch’esse derivanti dai processi industriali pesanti e dal traffico veicolare) ma anche con gli incidenti industriali. Sempre nel 2007 sono stati nove gli incidenti definiti “rilevanti” dall’Arpa, tutti avvenuti tra raffinerie e petrolchimici. Per lo più incendi, poi una perdita di benzina, un cosiddetto “rilascio” e un caso specifico di emissione di biossido di zolfo.
A livello energetico, rimaniamo l’Isola del petrolio raffinato: negli otto stabilimenti disseminati tra Augusta (Esso italiana srl), Priolo (Isab Sud e Nord attraverso Erg Mediterranee Spa e Erg nuove centali Sud e Nord attraverso Erg nuove centrali Spa), Gela (Raffineria Gela Spa del gruppo Eni)  e Milazzo (Raffineria Milazzo Scpa e Linde Gas Milazzo srl, del gruppo omonimo tedesco), viene lavorato il 40% della produzione nazionale, più di 34,6 milioni di tonnellate di greggio l’anno. Agli impianti di raffinazione, nel triennio 2005-2007, sono state assegnate dalla Regione quote di 13 milioni di Co2 emessa ogni anno.
Le raffinerie non pagano alla Regione Sicilia tributi ambientali né accise che, secondo una stima dell’assessorato regionale all’Industria calcolata lo scorso anno, ammontano a circa 15 milioni l’anno.
Il comparto degli impianti petrolchimici produce energia, come nel caso dell’Isab Energy (51% Erg- 49% Lukoil) che lavora il “Tar” di raffineria gassificandolo e producendo energia elettrica, ma anche zolfo, vanadio e altri metalli. Il sistema di generazione dell’energia elettrica – nel 2008 la produzione ha superato il fabbisogno del 3,9% (fonte: Terna) su un totale di 22.636,4 GWh (Gigawattora) – vede al primo posto le centrali termoelettriche. Nell’Isola sono dodici. In questo caso, al contrario di quanto avvenuto per le raffinerie, le quote di emissione di Co2 loro assegnate  sono calate progressivamente, passando dagli oltre 10 milioni di tonnellate del 2005 ai 7,7 mln t. del 2007. Inalterate anche le quote per le altre industrie per la produzione di acciaio, calce, cemento, vetro, ceramica e laterizi, carta e cartoni. Di conseguenza, le raffinerie, insieme agli impianti per la compressione metanodotti (Snam rete gas Spa) e di combustione (come Polimeri Europa, Sasol, Wyet, Compiani) godono di un trattamento particolare: negli ultimi anni hanno potuto continuare a produrre anidride carbonica agli stessi livelli di prima.
“Se è vero che alcune regioni non vogliono riconoscere il sacrosanto diritto della Sicilia e della Sardegna a riscuotere parte delle accise sulla raffinazione del petrolio, che si prendano le raffinerie: nessuna quota di denaro, nessuna cifra mai potrà restituirci l’integrità del territorio o potrà ripagare le nostre popolazioni dei danni alla salute che ha prodotto l’inquinamento e di cui non conosceremo mai le statistiche ufficiali”.
Lo diceva un anno fa (era il 24 settembre 2008) Raffaele Lombardo, presidente della Regione Siciliana, a Cagliari, a fianco dell’allora presidente della Regione Sarda, Renato Soru, per celebrare i 60 anni di autonomia della Sardegna. Da allora non sono stati registrati ritiri di autorizzazioni.
Eppure nell’Isola l’aumento esponenziale della produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, quasi tutta di tipo eolico, non ha ridotto le emissioni totali di gas serra (Co2eq), anzi nel complesso si è persino registrato un aumento, se è vero che esse sono aumentate ugualmente, passando da 43,3 milioni di tonnellate del 1995 a oltre 50 milioni di tonnellate del 2005 (Fonte: Ispra, trend emissioni). Secondo i dati di Ambiente Italia l’Isola, anche nel 2005, non ha migliorato di molto le sue performance, visto che la mappa delle emissioni regionali colloca la Sicilia al terzo posto assoluto col 10% assieme a Puglia, altra regione leader dell’eolico, e Veneto, distanziate di poco dalla Lombardia, quota 16%.

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