Magari la Germania si mangiasse la Sicilia - QdS

Magari la Germania si mangiasse la Sicilia

Carlo Alberto Tregua

Magari la Germania si mangiasse la Sicilia

mercoledì 31 Luglio 2013

Crocetta attragga investitori esteri

Dopo gli imbrogli che la classe politica greca ha commesso, ingannando l’Unione europea, questa le ha messo la camicia di forza. Anche in quel Paese vi è stata un’ampia coalizione chiamata a fare il lavoro sporco, cioè la riduzione della spesa pubblica improduttiva. L’ultima imposizione dell’Ue è un aut aut: Atene deve licenziare venticinquemila statali.
Parallelamente dovranno essere dismessi gli asset pubblici, come immobili, partecipazioni, società controllate ed enti di vario genere (Porti, aeroporti e via discorrendo). Dismetterli in queste condizioni significa venderli a basso prezzo.
Ed ecco come la Germania sta comprando la Grecia, attraverso il braccio finanziario di Deutsche Bank che è l’istituto tedesco KfW (Kreditanstalt für Wiederaufbau).
Si tratta dell’istituto di credito per la Ricostruzione, creato nel 1948, nell’ambito del Piano Marshall. Quindi, ha una notevole capacità di rimettere in moto l’economia greca, per imboccare la strada della crescita e di nuova occupazione produttiva, non più stipendificio pubblico.

Perché vi abbiamo raccontato questo fatto? Perché vorremmo che anche la Germania si mangiasse la Sicilia. Tradotto, che significa? Se arrivassero le imprese tedesche qui da noi vorrebbe dire che avrebbero trovato l’ambiente idoneo a produrre ricchezza e occupazione. Ma questo sarebbe successivo al regolare funzionamento delle Pubbliche ammnistrazioni, regionale e locali, capaci di concedere autorizzazioni e quant’altro in non più di trenta giorni.
Ecco cosa dovrebbe fare il presidente della Regione, anziché distrarsi in attività partitocratiche e altre amenità contrarie all’interesse dei siciliani: creare le condizioni perché arrivino in massa gli investitori stranieri, non solo quelli tedeschi, in tutti i settori mercelologici.
Nelle energie rinnovabili c’è enorme spazio di crescita ed occupazione, lo stesso dicasi nell’agricoltura, anche biologica (oro verde), e nel turismo (oro blu). Ma c’è spazio anche nell’industria innovativa (non quella pesante, una stupidata!), nei servizi avanzati e anche in quel tesoro delle attività artigianali che mettono in risalto le grandi capacità di un popolo, accumulate nei secoli. Ecco la vera rivoluzione, altro che Pd e Megafono.

 
Anavra è una cittadina greca che non conosce crisi. Merito del suo sindaco da 16 anni, Dimitris Tsoukalas. Egli ha costituito una cooperativa tra tutti gli abitanti per mettere in moto le attività, ha fatto costruire infrastrutture pubbliche e un macello per rendere più efficiente l’allevamento zootecnico. Ha realizzato il primo parco solare della Tessaglia, che fornisce corrente elettrica a tredicimila famiglie. Ha potenziato tutti i servizi pubblici con criteri di efficienza, vi sono parcheggi e palestre gratuite.
Perché quello che si fa nella disastrata Grecia non si può fare in Sicilia? Perché i 390 sindaci non vanno a copiare quel modello di sviluppo ed anche altri modelli di Comuni siti in Toscana, Emilia o Veneto, oppure in Lorena (Francia), in Sassonia (Germania) o in Scozia (Uk)?
Qui, la Regione continua a pagare i 3.500 dipendenti del Seus (118) a vuoto, ma anche 60.000 precari a tempo pieno e part time, 21.000 dipendenti regionali, di cui la metà inutili, e non destina le risorse alle attività produttive. Un vero scempio.

Questa è la Regione dei “no”. Guai a chi prospetti progetti di sviluppo. Poi, si depauperano miliardi per l’inutile formazione, fonte di corruzione, mentre tutta la dirigenza regionale e comunale continua nel suo comportamento del “no”. Con i “no” la Regione si è bloccata, le piccole e medie imprese sono all’asfissia, molte di esse hanno cessato l’attività e decine di migliaia di lavoratori del settore privato restano a casa, in uno stato di grande sofferenza economica e sociale.
Ecco di cosa si dovrebbe preoccupare il presidente della Regione. La sua inazione rispetto ai macigni sulla Sicilia, più volte pubblicati in queste pagine, è un comportamento irresponsabile che assomiglia tanto a quello di Cuffaro e Lombardo.
Crocetta ha ereditato i frutti velenosi di quei pessimi presidenti. Quando ha annunciato che voleva fare la rivoluzione, noi gli abbiamo aperto una linea di credito di un anno. Ma dopo nove mesi, la situazione economico-sociale e quella di cantieri e investimenti, è totalmente piatta.
Crocetta onori il suo impegno, oppure diverrà il terzo pernicioso presidente della Regione.

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