Fonti fossili, sussidi e favori - QdS

Fonti fossili, sussidi e favori

Rosario Battiato

Fonti fossili, sussidi e favori

sabato 18 Gennaio 2014

Da Palermo a Roma, l’atteggiamento ambiguo dei politici tra fonti fossili e rinnovabili. Sono più di 12 miliardi gli aiuti diretti e indiretti offerti dallo Stato al comparto

ROMA – Si spinge sul green, ma nella testa dei politici idrocarburi e affini continuano a restare determinanti per le necessità energetiche del paese. I governi locali e nazionali sembrano accomunati da questo strano destino: un colpo alle rinnovabili e due alle fonti fossili. Lo confermano i fondi elargiti da Roma e la politica ambigua di Crocetta.
I dati raccolti da Legambiente hanno certificato nella cifra mostruosa di 12 miliardi di euro i sussidi che vanno ad alimentare le fonti fossili italiane, tra diretti e indiretti a petrolio, carbone e altri fonti non rinnovabili. Di certo la lobby dei petrolieri rappresenta un ostacolo durissimo per tutti i governi e lo ha confermato, nel suo piccolo, anche la Sicilia che nella scorsa legge di stabilità ha visto passare dal 20 al 13% le royalties sulle estrazioni di idrocarburi. Tutto in netto contrasto rispetto a quanto avvenuto lo scorso 30 aprile quando nel pieno del fervore del “Modello Sicilia”, un emendamento del M5S per raddoppiare dal 10 al 20% le royalties era stato condiviso dal governo Crocetta.
I conti in dettaglio li fatti Legambiente in report dello scorso novembre dal titolo "Stop sussidi alle fonti fossili". Secondo l’associazione del cigno l’Italia ha stanziato 4,4 miliardi di sussidi diretti distribuiti ad autotrasportatori, centrali da fonti fossili e imprese energivore, e 7,7 miliardi di sussidi indiretti tra finanziamenti per nuove strade e autostrade, sconti e regali per le trivellazioni, “per un totale di 12,1 miliardi di Euro a petrolio, carbone e altri fonti che inquinano l’aria, danneggiano la salute, e che sono la principale causa dei cambiamenti climatici”.
Nel mirino degli ambientalisti ci sono soprattutto quelle che vengono considerate le vecchie e inquinanti centrali da fonti fossili che a partire dallo scorso anno sono state oggetto di un nuovo sussidio diretto grazie al Governo Monti. “Sono stati infatti introdotti nel 2012 sussidi mascherati dietro presunti allarmi legati all’emergenza gas”. Si tratta di una decisione presa per prevenire le “situazioni di emergenza gas”, per cui l’Autorità per l’Energia dovrà stabilire le modalità per il riconoscimento dei costi sostenuti in ciascun anno termico. Per permettere questo funzionamento il governo ha offerto anche della particolari deroghe normative alle emissioni. La stima del costo di questo sussidio si aggira intorno ai 250 milioni di euro. Tra le centrali a petrolio nel mirino ce ne sono tre siciliane che sono state inserite tra le 25 più pericolose d’Italia nella mappatura di Legambiente. Il quadro è molto noto: da San Filippo del Mela (1280 MW) a Porto Empedocle (150 MW) passando per Augusta (210 MW).
Il governo regionale, così come quello nazionale, non può dirsi esente da questa strategia bifronte. Lo abbiamo riscontrato seguendo le attività dei giorni scorsi. Da una parte si punta sulle rinnovabili offrendo sette milioni di euro per l’avvio dei piani di azione per l’energia sostenibile dei comuni, condizione necessaria per avviare il patto dei sindaci e sbloccare ulteriori fondi, e dall’altra si concede un sostanzioso abbassamento alle royalties per l’estrazione. La rivoluzione di Crocetta si è manifestata concreta soltanto nel netto diniego nei confronti dell’eolico, in attesa che ancora si valuti l’aggiornamento del piano energetico che arriverà in giunta a fine mese e che sarà esitato entro l’anno in corso.

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