2024, elezioni continue in Italia e in Europa - QdS

2024, elezioni continue in Italia e in Europa

Carlo Alberto Tregua

2024, elezioni continue in Italia e in Europa

sabato 02 Marzo 2024

L’elettorato continua a fluttuare

Qualcuno si è sorpreso che Alessandra Todde (M5S) sia stata eletta presidente della Regione Sardegna con una minima differenza dello 0,5 per cento delle preferenze. Non vediamo la ragione di tale sorpresa perché l’elettorato in questi ultimi decenni, dopo lo svincolo dei due blocchi (Democristiano e Comunista) ha dimostrato di essere molto fluttuante, passando da Berlusconi, a Prodi, a Renzi e a Conte-Grillo, per poi completare la fluttuazione verso Meloni.

Pochi cercano di spiegare le cause di questo movimento, ma se vogliamo vederlo con chiarezza, risulta evidente che il corpo elettorale si sposta da una parte all’altra perché è insoddisfatto di come gli/le occupanti delle istituzioni gestiscono le medesime, incapaci di diffondere terzietà, equità e obiettività fra tutti i ceti sociali della popolazione.

È un refrain che ripetiamo continuamente, costretti/e dal non mutare delle condizioni dello scenario politico, che appunto rimane molto mobile.

La Todde in Sardegna ha vinto nonostante la presenza di Renato Soru, imprenditore di vaglia e già presidente della stessa Regione; ma ha vinto anche per la forte debolezza del suo avversario, Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari, il quale è stato severamente punito dai/dalle suoi/sue cittadini/e che gli hanno sottratto circa novemila voti quando egli ha perso solo per cinquemila.

Finita la campagna sarda, l’opinione pubblica si è subito girata verso l’Abruzzo, ove sono candidati l’uscente Marco Marsilio di Fratelli d’Italia, avversato da Luciano D’Amico, ex rettore dell’Università di Teramo sostenuto dal centro-sinistra. Il prossimo 10 marzo avremo un altro tassello di questo anno, in cui le elezioni regionali si susseguono quasi a ruota.

Poi sarà il turno della Basilicata, ove Forza Italia ha ottenuto la conferma del presidente uscente, Vito Bardi; elezioni che avverranno il 21 e 22 aprile. Poi quelle del Piemonte (l’8 e il 9 giugno), dove ancora Forza Italia ha ottenuto la conferma del candidato uscente, Alberto Cirio, contro cui non si sa ancora chi verrà schierato dalla parte opposta. Infine, in Umbria con le prossime elezioni (l’8 e il 9 giugno) dovrebbe essere confermata l’uscente Donatella Tesei (Lega).

In cinque puntate avremo informazioni precise sull’orientamento dell’elettorato. Ma non vanno dimenticate le importantissime elezioni europee dell’8 e 9 giugno, alle quali, invece, ogni partito andrà per conto proprio e, per essere rappresentato al Parlamento di Bruxelles, deve superare la soglia minima del 4 per cento dei voti validi.

Torniamo alla Sardegna. La legge elettorale sarda prevede che il/la presidente eletto/a abbia il sessanta per cento dei consiglieri dalla sua parte, con ciò è assicurata la governabilità di quella regione. Invece, la legge elettorale siciliana prevede che il/la presidente eletto/a si porti dietro, nel cosiddetto listino, solo sette deputati, con la conseguenza che egli/ella potrebbe non avere la maggioranza, come sta accadendo.

Per cui, Todde potrà governare cinque anni e quindi avere l’intera responsabilità dei risultati, positivi o negativi; Schifani, al contrario, è costantemente ostacolato dall’Assemblea regionale, rissosa e divisa, per cui non riesce a contare sulla propria maggioranza neanche quando fa la voce grossa. Egli, comunque, ce la sta mettendo tutta e tenta di sollevare la situazione di questa nostra Isola, che non è stata lasciata in buone condizioni dalla precedente Giunta.

Torniamo sulla fluidità del voto elettorale, le cui cause sono state elencate da noi più volte, anche in questi editoriali, che non riesce a portare negli scranni istituzionali persone di primo livello atte a mutare la difficile situazione socio-economica e infrastrutturale dell’intero Paese, delle Regioni e dei Comuni.
A proposito di questi ultimi, dobbiamo evidenziare come molti sindaci non abbiano le competenze per gestire i loro Enti perché non hanno mai fatto corsi di organizzazione, di finanza, di economia tali da far funzionare il personale in maniera efficiente e di compilare i bilanci secondo le norme economiche, con la conseguenza che sugli ottomila Comuni del Paese, una parte notevole non è in buone condizioni finanziarie e non ha i bilanci preventivi e consuntivi approvati tutti gli anni.

L’argomento sembra diverso da quello delle elezioni, ma vi invitiamo a vedere con chiarezza che in effetti il collegamento c’è ed è evidente.

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