Sono i risultati della prima verifica del Ministero della Salute, in collaborazione con quello dell’Istruzione, sull’applicazione delle “Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica” e la qualità complessiva del servizio offerto. Al questionario dell’indagine hanno risposto 1.168 istituti (scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di I grado), per un totale di 4.294 plessi scolastici in tutta Italia.
La suddivisione geografica degli istituti comprensivi che hanno risposto al questionario, è stata del 7% per il nord, 4% per il centro e 4% per il sud e isole.
Come suggerito nelle Linee di indirizzo nazionale i menù devono essere preparati su almeno 4/5 settimane di rotazione, per evitare il ripetersi della stessa preparazione e devono essere diversificati seguendo il criterio della stagionalità del periodo autunno-inverno e primavera-estate. La media nazionale delle scuole che articolano il menù della mensa su 4-5 settimane è del 96,85%, senza notevoli differenze tra nord, centro e sud.
Le linee di indirizzo per la ristorazione scolastica suggeriscono di distribuire a metà mattina uno spuntino con l’obiettivo di fornire agli studenti l’energia necessaria per affrontare il prosieguo delle lezioni. Lo spuntino deve fornire un apporto calorico adeguato alle esigenze dei bambini e dovrebbe essere costituito preferibilmente da frutta e ortaggi.
Il costo del pasto alla mensa ha anche una sua geografia: per il Nord ed il Centro la fascia di costo più frequente è quella compresa tra 4, 00 e 4,99 euro mentre per il Sud è quella compresa tra 3, 00 e 3,99 euro.
Al Sud, il 90 per cento delle mense viene gestito esternamente.
Infine, il 42% delle scuole al Sud organizza corsi di formazione per il personale coinvolto nella ristorazione scolastica contro il 65 % al Nord.