Riqualificazione, il lato oscuro dell'edilizia - QdS

Riqualificazione, il lato oscuro dell’edilizia

Rosario Battiato

Riqualificazione, il lato oscuro dell’edilizia

martedì 02 Febbraio 2016

In Italia il recupero rappresenta ormai il 70% del mercato complessivo, ma in Sicilia la situazione è molto diversa. Confrontando i numeri dell’Oise con l’azione nell’Isola emerge l’enorme disparità. Che ha diverse cause

PALERMO – È particolarmente modesta la pattuglia di numeri siciliani che si nasconde dietro la grande carica nazionale: dal 1998 a oggi sono stati compiuti in Italia circa 9 milioni di interventi di recupero edilizio grazie alle detrazioni fiscali e dal 2007 circa 2,5 milioni di efficientamento energetico. Queste cifre, diffuse alla fine di gennaio nel rapporto Oise realizzato dall’Osservatorio Congiunto di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil e Legambiente, raccontano un’Italia che si sta adeguando alle nuove esigenze del mercato. Non può dirsi lo stesso di una Sicilia che ancora stenta così come confermato dalle nostre cifre in materia di occupazione, investimenti e risparmi ottenuti.
La green economy applicata all’edilizia, secondo il report, potrebbe spingere la curva dell’occupazione e permettere di “recuperare gli 800mila posti di lavoro persi nel settore – si legge in una nota – attraverso la riqualificazione e manutenzione dell’enorme patrimonio edilizio italiano”. Una notizia particolarmente interessante anche per una Sicilia che ha visto 100mila posti in meno e 13mila imprese costrette a cessare l’attività negli ultimi sei anni (dati Filca Cisl Sicilia diffusi la scorsa settimana).
L’edilizia è in movimento: “In questi anni difficili – precisa l’Osservatorio – il settore non si è infatti solo ridimensionato ma ha anche spostato il proprio baricentro verso il recupero, che oggi rappresenta circa il 70% del mercato complessivo”. Una consapevolezza che ancora non è pienamente giunta nell’Isola.
La responsabilità comincia da Palermo. Le regioni che hanno una maggiore spesa nel settore della riqualificazione sono quelle che hanno inserito delle norme che impongono determinate azioni di rendimento ed efficienza energetica degli edifici. E in Sicilia le misure di questo genere sono particolarmente timide. Niente obblighi di efficienza energetica degli edifici mentre controlli e sanzioni relativi alla certificazione energetica regionale si basano sui “controlli a campione basati sulla certificazione energetica nazionale”. Nessun obbligo riscontrato anche per i contributi delle fonti rinnovabili ai fabbisogni energetici a esclusione, ovviamente, dell’obbligo nazionale di soddisfacimento di una percentuale del fabbisogno termico attraverso rinnovabili (dlgs. 28/2011).
Non si può dire che facciano meglio gli enti locali. Nella grande mappa nazionale non ci sono comuni siciliani che hanno “introdotto obblighi per il solare termico nei regolamenti edilizi precedenti al dlgs 28/2011” né per il solare fotovoltaico, mentre sono veramente pochissimi quelli ad aver modificato il regolamento edilizio per introdurre innovazioni energetico-ambientali.
Le conseguenze di una pianificazione così pigra sono evidenti. In Sicilia l’indice statistico che misura gli interventi di riqualificazione rispetto alla popolazione risulta tra i più bassi d’Italia (0,17%), seppur in crescita di pochissimo rispetto all’ultima rilevazione, e comunque distante dalle migliori regioni che superano anche l’1% (dipartimento Energia). Restano ai minimi nazionali i dati relativi all’incidenza degli sgravi rispetto al numero di famiglie (2% contro la media nazionale del 7,6%) e la percentuale di immobili che negli ultimi anni ha usufruito dello sgravio Irpef del 65% (poco meno del 2% contro la media nazionale del 9%).
Per dare più consistenza alle cifre è sufficiente soffermarsi sul dato relativo agli investimenti pro capite (14 euro per abitante, ultimo risultato nazionale) e ai nuovi occupati prodotti nel 2013 (poco più di un migliaio contro 14mila della Lombardia).
 

 
“Bandire appalti per usare i fondi Ue”
 
PALERMO – “Il totale dei Fondi di sviluppo e coesione per la Sicilia ammonta a otto miliardi di euro, ma il ‘Patto per la Sicilia’, frutto di un difficile lavoro di selezione operato dagli uffici regionali, non riesce ad assorbire più di 3,2 miliardi di quota regionale e il totale delle opere inserite nell’elenco pluriennale non arriva a richiedere tutti gli otto miliardi disponibili (si fermerebbe a 5 miliardi)”. Lo ha detto il presidente di Ance Sicilia, Santo Cutrone, che ha chiesto un incontro al presidente della commissione, Vincenzo Vinciullo, per presentare un elenco di progetti immediatamente cantierabili da aggiungere al “Patto per la Sicilia”.
Cutrone intende chiedere inoltre alla commissione “di inserire nella Legge di Stabilità misure perché siano bandite al più presto tutte le gare d’appalto dei progetti cantierabili, il cui valore stimato dall’Ance Sicilia è di 3,7 miliardi di euro, e di razionalizzare le risorse per potenziare l’attività degli Uffici regionali gare e velocizzare le procedure di aggiudicazione degli appalti”. Il monitoraggio dell’Ance Sicilia ha riscontrato che su 307 gare d’appalto bandite nel 2014 per un importo di 356,4 milioni di euro, al 31 ottobre scorso non si aveva più notizia di 155 incanti per 179 milioni; di questi, 33 sono di competenza degli Urega per un importo di 103 milioni di euro, a fronte di 122 gare di competenza degli enti locali per 76 milioni.

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