Rinnovabili, in Sicilia crescita zoppa - QdS

Rinnovabili, in Sicilia crescita zoppa

Rosario Battiato

Rinnovabili, in Sicilia crescita zoppa

giovedì 30 Novembre 2017

Eolico record e boom solare nel 2017, ma insieme soddisfano meno del 20% del fabbisogno. Le altre fonti? Sconosciute. Con i fondi comunitari e regionali oltre un miliardo per liberare l’Isola dal petrolio

PALERMO – Il futuro siciliano dell’energia verde è una visione sospesa tra due mondi: c’è l’Isola raggiante in grande crescita sul fronte della produzione, con una programmazione comunitaria 2014-20 che per l’energia prevede una dotazione pari a poco più di un miliardo (il 25% dei 4,4 complessivi) e l’Isola strozzata dal cerchio rosso che si stringe sui ravvicinati obiettivi comunitari da rispettare.
In mezzo c’è la duplice valenza del Pears, il prezioso piano energetico, da aggiornare obbligatoriamente per legge, e che il nuovo Presidente dovrà far redigere a approvare contestualmente all’avvio concreto del nuovo ciclo di programmazione, in quanto quest’ultimo fa leva proprio sullo strumento di pianificazione regionale per un corretto ed efficace utilizzo delle risorse. In tal senso, come ci ha spiegato Domenico Santacolomba, responsabile del servizio “Pianificazione e programmazione energetica” del dipartimento dell’Energia della Regione siciliana, il piano energetico ambientale definirà gli obiettivi al 2020 con proiezione 2030, e si dovrà “adeguare alle recenti indicazioni, nazionali, regionali e soprattutto comunitarie, al fine di promuovere la riduzione dei consumi energetici, aumentare l’efficienza energetica della domanda, favorire e promuovere l’uso delle fonti rinnovabili ed infine ridurre le emissioni di gas climalteranti”.
 
In termini di strumenti di governo del territorio, risale al 10 ottobre scorso la firma dell’ex presidente Crocetta sul provvedimento delle aree non idonee all’installazione dell’eolico. Per Santacolomba “gli impianti eolici sono infrastrutture altamente impattanti, per l’innegabile intervisibilità degli stessi da diversi punti di osservazione ed anche per l’inevitabile prossimità a ricettori sensibili quali borgate, centri abitati, aree archeologiche e territori di particolare interesse ambientale e paesaggistico”. Per per queste ragioni, è stata predisposta la cartografia delle aree non idonee, peraltro attesa da diverso tempo, la cui applicazione “rappresenta l’unico strumento efficace di limitazione del proliferare incontrollato di impianti eolici”.
 

 
1.
100% elettricità dal sole. Un obiettivo possibile
 
Ci sono riflessioni di grande spessore e prospettive illuminanti nel Sicily Solar Report 2017, redatto da Mario Pagliaro, Francesco Meneguzzo, Lorenzo Albanese e Mario Pecorraino, quattro esperti del Cnr. Nell’abstract del lavoro si legge che “grazie all’impetuoso sviluppo della generazione elettrica da eolico e fotovoltaico, in Sicilia è in corso una rivoluzione energetica che, ad esempio, lo scorso 10 Settembre azzerava il prezzo zonale dell’elettricità prodotta e venduta in Sicilia dalle 11.00 alle 17.00 quando l’Isola esportava 1,3 milioni di kWh (chilowattora) verso il resto d’Italia attraverso il nuovo elettrodotto sottomarino che la collega alla Calabria”. Buone notizie arrivano dalla “potenza eolica installata, che ad Ottobre ha superato i 1.800 MW (MegaWatt), e alla concomitante potenza fotovoltaica che nello stesso mese ha superato i 1.365 MW”. La combinazione di questi due elementi ha permesso di spegnere e mettere in “vendita centrali termoelettriche a combustibili fossili come quella di Augusta, ed è calato significativamente il numero di ore di funzionamento delle altre, con il conseguente calo nell’uso dei combustibili fossili che le alimentano”. Di conseguenza, è stata positiva la porzione verde consumata sul totale: nel corso del 2016, più di 1 kWh su 4 fra quelli consumati in Sicilia, proveniva da vento, sole e acqua. Sul futuro c’è una vista mozzafiato: “solarizzando con appena 5 kW – si legge nel rapporto – ogni edificio dell’enorme patrimonio edilizio siciliano, e conducendo un contenuto revamping degli aerogeneratori già installati portandone la potenza da 1 a 2 MW, la Sicilia potrà coprire l’intera richiesta di elettricità inclusa la quota esportata ogni anno verso Malta”.
 
2.
77% di energia prodotto da impianti termoelettrici
 
Gli ultimi dati ufficiali sulla produzione di energia elettrica arrivano dal rapporto redatto dall’Osservatorio regionale dell’Energia dell’assessorato. Nell’Isola la produzione lorda di energia elettrica è stata pari a 22.861 GWh (netta 22.001 GWh), a fronte di una richiesta di 19.553,1 GWh. Il confronto tra questi dati ha permesso un saldo in uscita pari a 1.146,7 GWh. In diminuzione le perdite dei consumi rispetto al 2014 (da 2.339,9 a 2.179,2 GWh).
La distribuzione della produzione è attribuibile “per il 76,7 % ad impianti termoelettrici – si legge sul report della Regione –, in seconda posizione si colloca l’eolico con l’11,3%”. Nel mondo green primeggia, appunto, il vento (1.809,5 GWh di energia elettrica), seguito dalla fonte fotovoltaica con 1.809 GWh, cioè con circa l’8% del totale regionale. Molto più indietro si collocano le bioenergie e la fonte idroelettrica (474,9 GWh, pari al 2% del totale), mentre resta ancora a zero quella geotermoelettrica, a fronte di risorse potenzialmente importanti che sono state registrate nell’Isola.
In questo senso, anche la grande crescita fotovoltaica registrata dal Sicily Solar Report 2017 si scontra con una graduatoria che vede in cima la Lombardia (109.108 impianti, 2.178 MW di potenza e 2,168 TWh di produzione), seguita dal Veneto (99.486, 1.799, 1,886), dall’Emilia Romagna (78.873, 1.936, 2,094) e dal Piemonte (51.362, 1.556, 1,688). Soltanto quinta l’Isola con 47.072 impianti, 1.344 MW di potenza e 1,744 TWh di produzione.
 
3.
Gse: biomasse e biogas coprono a stento il 5%
 
Le bioenergie sono il più grande tesoro nascosto dell’Isola, eppure restano le solite assenti al tavolo delle fonti rinnovabili. A fornire i numeri del loro peso in Sicilia ci ha pensato il rapporto annuale del Gse: le biomassa siciliane coprono appena il 3% del volume complessivo della produzione isolana, i bioliquidi lo 0,1% e il biogas il 2,1%. Un ritardo che si accentua se confrontato con le altre regioni: le biomasse isolane producono 152,9 GWh di energia elettrica, il 2% del totale nazionale. Un dato che vale un sesto di quello che si produce in Calabria (898,8 GWh). Troppo lontani tutti gli altri: la Lombardia ci surclassa con una produzione di nove volte superiore (1332,2 GWh).
Un doppio spreco perché obbliga l’Isola a trovare una soluzione per dei rifiuti, o degli scarti, che diventerebbero carburante per energia termica ed elettrica. Ci sono i rifiuti urbani, ad esempio, con gli impianti di termovalorizzazione, ma anche il biogas che si ottiene dalla digestione anaerobica di biomasse agro-industriali (sottoprodotti agricoli, zootecnici, frazione organica dei rifiuti) e dal quale si può ottenere il biometano tramite un processo di ‘upgrading’. Un processo del genere permetterebbe alla Sicilia di attivare investimenti economici e nuova occupazione, oltre alla produzione di energia da fonte rinnovabile.
La rinascita energetica isolana dipenderà appunto dagli impegni che su questo fronte il nuovo presidente vorrà prendere in considerazione.
 
4.
Elettrodotto già ripagato grazie ai risparmi generati
 
L’allarme era giunto dal bollettino trimestrale dell’Enea sul sistema energetico italiano. In particolare, l’Agenzia aveva fatto riferimento al costo dell’energia in relazione al 2017, spiegando che “un dato di rilievo del II trimestre è che il prezzo zonale della zona Sicilia è tornato ad essere ampiamente superiore a quello delle altre zone (57€/MWh il prezzo medio, +12 €/MWh rispetto al PUN), con picchi in particolare nelle ore serali, quando il ruolo della generazione termoelettrica è dominante”. Un segno positivo che deriverebbe da due fattori: “la causa dei maggiori prezzi è dunque riconducibile alla minore competizione presente in questa zona di mercato, insieme all’ancora non completo funzionamento dell’interconnessione tra Sicilia e continente”. L’interconnessione tra Sicilia e Calabria, fanno sapere da Terna, è pienamente funzionante.
Le uniche eccezioni derivano da periodi di manutenzione ordinaria e straordinaria che ne hanno ridotto la capacità di trasporto, facendo aumentare di nuovo il prezzo dell’energia. Ad aggravare la situazione anche la poca presenza, negli ultimi dodici mesi, di pioggia e vento, fattori che hanno fatto mancare le fonti di generazioni più economiche del sistema siciliano. Nel complesso il costo dell’energia è sostanzialmente allineato al Prezzo unico nazionale. Un successo scandito da un dato: a poco più di un anno di distanza dall’entrata in esercizio del nuovo collegamento i risparmi che ha generato ne hanno già ripagato il costo.
 

 
Intervista a Domenico Santacolomba, responsabile Pianificazione energetica della Regione
 
PALERMO – Domenico Santacolomba è il responsabile del servizio “Pianificazione e programmazione energetica” del dipartimento dell’Energia della Regione siciliana. Lo abbiamo intervistato per approfondire la situazione siciliana e per ipotizzare le mosse del nuovo governatore.
 
Gli ultimi dati confermano la crescita siciliana della generazione elettrica da fotovoltaico ed eolico, anche se permane il divario da colmare rispetto alle migliori realtà nazionali.
Purtroppo in Sicilia si è arrivati in ritardo, per una sorta di diffidenza iniziale nei confronti dell’installazione di questi impianti. Tale ritardo, avvenuto proprio nella fase di avvio del 1° conto energia (2005-2007) ha determinato la mancata fruizione dell’incentivazione della produzione di energia elettrica da fonte solare mediante impianti fotovoltaici.
L’incentivo, infatti, consisteva in un contributo finanziario per kWh di energia prodotta per un periodo di tempo (fino a 20 anni). Da come si evince dai dati GSE è possibile rilevare un vigoroso incremento nel numero di impianti fotovoltaici installati in Sicilia solo a partire dal 4°conto energia (periodo 2011-2013).
Oggi con il venir meno degli incentivi del conto energia per il fotovoltaico, la drastica riduzione dello stock nazionale di nuova potenza eolica unita al meccanismo delle aste al ribasso e le difficoltà nell’ottenimento delle autorizzazioni (vedi aree non idonee), di fatto, si è ridimensionato l’interesse nei confronti dei grandi impianti. Resta un modesto interesse verso il settore del macroeolico ma il meccanismo delle quote e delle aste, come detto, risulta assai limitante anche se il prezzo dell’energia dell’eolico di grande dimensione ha raggiunto il livello di grid parity.
 
C’è un altro ritardo che è nato successivamente, ma che sembra ancora più incolmabile. Negli ultimi rapporti realizzati dall’Osservatorio dell’Energia si è sempre messo in evidenza il mancato sviluppo relativo al settore delle bioenergie.
La Sicilia è caratterizzata da una buona disponibilità di biomasse di risulta e di legname (che potrebbe derivare da una più oculata manutenzione del patrimonio boschivo). Tali biomasse sono oggi un costo ecologico ed economico. Le potature sono destinate allo smaltimento in discarica (a titolo oneroso) o alla combustione abusiva in campo (con grave impatto ambientale). Queste biomasse potrebbero, invece, diventare preziose risorse se fossero convertite in energia utilizzando le corrette tecnologie. In tale contesto, la Regione ha puntato sulle Biomasse che basano la loro origine dalle attività di manutenzione e gestione del boschi e/o dalla produzione agricola. In tal senso si è programmato di innalzare i livelli di produzione di rinnovabili prevedendo, nella programmazione comunitaria (2014/2020), speciali linee di intervento finalizzate allo sviluppo di piccoli impianti per la produzione di energia da biomassa da realizzare in filiera corta.
 
Facendo riferimento all’ambito energetico, ci può indicare un aspetto positivo da cui Musumeci potrà partire e uno critico da mettere in cima all’agenda?
“L’aspetto positivo è che il contributo siciliano al raggiungimento degli obiettivi europei passa attraverso una serie di opportunità che, se colte, consentiranno di pervenire a risultati soddisfacenti: la nuova programmazione comunitaria, il nuovo Piano Energetico e l’iniziativa Patto dei Sindaci potranno incidere al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Il Presidente della Regione avrà, pertanto, l’opportunità di dare vita al nuovo Piano Energetico (Pears) e contestualmente avviare concretamente il nuovo ciclo della Programmazione Comunitaria 14-20. Avrà la possibilità di usufruire di una dotazione finanziaria di 4.453.749.862 euro, di cui il 25% sono i fondi per le azioni relative all’energia. L’aspetto negativo è che la Regione è tenuta a raggiungere nei prossimi tre anni importanti traguardi di produzione di energia da fonte rinnovabile, di riduzione delle emissioni di gas climalteranti e di efficienza energetica che difficilmente saranno raggiunti in assenza di una illuminata Strategia Energetica regionale.

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