Solo 2 sterilizzatori per rifiuti ospedalieri - QdS

Solo 2 sterilizzatori per rifiuti ospedalieri

Giuseppe Solarino

Solo 2 sterilizzatori per rifiuti ospedalieri

martedì 12 Gennaio 2010

Ritardo vistoso nel processo di disinfezione e smaltimento dei presidi sanitari. Unica presenza in provincia di Ragusa. Nel 1997 stanziati 30 miliardi di vecchie lire per costruire 30 impianti dove conferire gli scarti

PALERMO – Nel 1997 la Regione Siciliana ha stanziato circa 31 miliardi di lire per costruire più di 30 sterilizzatori di rifiuti ospedalieri in tutte le Aziende Sanitarie delle province siciliane. Questi impianti, come è noto, sono di estrema utilità ed importanza nel ciclo dei rifiuti perché sono in linea con le moderne politiche europee in materia, sono eco-compatibili e realizzano importanti economie di gestione, come previsto dall’art. 2 (disposizioni in materia di spesa nel settore sanitario) del DPR 254 15 luglio 2003 che così recita: “Le Regioni adottano le iniziative e le disposizioni necessarie affinché le aziende sanitarie ed ospedaliere, nell’acquisto di beni e servizi, aderiscano alle convenzioni stipulate ai sensi dell’art. 26 della legge 23 dicembre 1999, n. 488, e dell’art. 59 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, ovvero ad altri strumenti di contenimento della spesa sanitaria approvati dal Cipe, su parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome”.
Si ricorda quanto previsto dall’articolo 1 bis del decreto-legge 18 settembre 2001, n. 347, convertito con la legge 16 novembre 2001, n. 405: “Al fine del contenimento della spesa sanitaria, pur nel rispetto dei parametri di sicurezza previsti dalla vigente normativa in materia di smaltimento di rifiuti sanitari pericolosi, gli stessi possono essere smaltiti attraverso procedimenti di disinfezione mediante prodotti registrati presso il ministero della Salute che assicurino un abbattimento della carica batterica non inferiore al 99,999 per cento e nel pieno rispetto del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, in materia di sicurezza e salute degli operatori. La sterilizzazione, dedicata esclusivamente rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo, consiste nell’abbattimento della carica microbica di detti rifiuti, tale da garantire un alto livello di sterilità S.A.L. (Sterility Assurance Level); essa è effettuata secondo le norme UNI 10384/94 e prevede un procedimento che comprende anche la triturazione e l’essiccamento dei rifiuti, ai fini della non riconoscibilità e maggiore efficacia del trattamento, nonché della diminuzione di volume dei rifiuti sanitari speciali non tossico-nocivi. Pertanto questi ultimi, dopo un procedimento di disinfezione di durata non inferiore a 72 ore, o sottoposti a processo di sterilizzazione mediante autoclave dotata di sistemi di monitoraggio e controllo delle fasi di sterilizzazione, possono essere assimilati ai rifiuti urbani e quindi portati in discarica, senza necessità di avviarli al costosissimo incenerimento.
Di detti 30 impianti di sterilizzazione acquistati dalla regione Sicilia nel lontano 1997, solo quelli di Comiso e Scicli, in provincia di Ragusa, sono in esercizio, mentre gli altri non sono stati mai inspiegabilmente avviati, con grave danno economico e soprattutto ambientale. L’attivazione di detti impianti sicuramente realizzerebbe un notevole risparmio per le Aziende sanitarie siciliane, nel rispetto delle disposizioni ambientali nazionali ed europee.

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