Diamo onorabilità a badanti e pulizieri - QdS

Diamo onorabilità a badanti e pulizieri

Carlo Alberto Tregua

Diamo onorabilità a badanti e pulizieri

mercoledì 03 Marzo 2010
Chiunque faccia un lavoro onesto  e lo faccia bene, cioè con impegno e perfino con entusiasmo, è degno di stima e di apprezzamento della Comunità. Chiunque occupi un posto senza applicarsi o fare quanto è necessario non è degno di alcuna considerazione. Questa è la discriminante fra chi si comporta bene e chi si comporta male, fra chi compie il proprio dovere e chi se ne infischia. Non il tipo di lavoro.
In alcuni soggetti della società sembra, invece, che si manifesti disistima verso certi mestieri, che vengono considerati umili o addirittura degradanti. Nessun mestiere lo è.
Ecco perchè bisogna diffondere nell’opinione pubblica un sistema di valutazione diverso da quello attuale, secondo il quale la badante, il puliziere, l’autista sono da considerarsi lavoratori con la stessa identica dignità di quelli che nei contratti di lavoro occupano posti più elevati.
Non è la posizione contrattualistica che rende più o meno dignitoso un lavoro, bensì l’onesta e la rettitudine, nonchè la capacità che si mettono nell’eseguirlo.

La difficoltà di valutazione esiste nel momento in cui non si procede a soppesare con equità la qualità e l’impegno del lavoro di un qualunque dipendente, pubblico o privato.
Mentre nel secondo caso è difficile trovare un fannullone, nel primo se ne trovano tanti, troppi. Ciò accade perchè nel settore pubblico non vi è concorrenza nè competizione ed ogni dipendente riceve lo stipendio indipendentemente dalla sua capacità o da quanto  prodotto.
La qualità del lavoro fa la differenza, non il tipo di lavoro. Ecco perchè è indispensabile valutare il merito di chi lavora indipendentemente da cosa faccia. Non esistono lavori umili, lavori secondari, ma lavori che producono beni e servizi. Non esistono privilegi nel lavoro, esistono doveri nell’eseguirlo bene. Non esistono clamori. Ma abituarsi a lavorare in silenzio con pieno senso di responsabilità. Come dicono alcuni alti Commis dello Stato occorre servir tacendo.
Sembra un caso, ma non lo è. Coloro che strepitano, alzano la voce, gonfiano il petto e si propongono, di solito fanno poco. I silenziosi fanno molto.

 
Diamo onorabilità a badanti e pulizieri. Quanti dei nostri vecchi sono assistiti, spesso amorevolmente, da estranei che pian piano si affezionano. Quanti anziani si abituano all’assistenza di persone, nazionali o straniere, che li accudiscono giorno e notte. Certo, vi possono essere le mele marce, ma come pensare di farne a meno? Ci possono essere le mele marce, ma non costituiscono la generalità dei casi.
Che dire dei pulizieri, coloro che nettano strade e marciapiedi, e gli altri che sistemano e spolverano abitazioni e immobili commerciali? Come si fa a pensar male di loro o a valutare che facciano lavori umili? Anche per le attività più banali occorre sempre impegno mentale e olio di gomito. Occorre ragionare sempre e muoversi secondo regole presenti in qualunque cosa noi facciamo.
è difficile contrastare un modo di pensare, ma chi fa comunicazione ha il dovere di farlo anche sfidando l’impopolarità.
 
Vi sono gli aristocratici, finti o di nascita, ma quelli che lo sono sul serio, dovrebbero dare onorabilità a badanti e pulizieri. Diversamente, sono semplici parvenus. Hanno l’impressione che il denaro possa metterli in una posizione di supremazia, dimenticando che la morte e il water livellano tutti.
Quanta gente ha la puzza sotto il naso e guarda il pelo nell’occhio del prossimo, dimenticando la trave nel proprio. Quanta gente usa spocchia e disprezzo nei confronta di chi lavora onestamente? Sarebbe il caso, che venisse messo alla gogna sociale.
Vivere in una comunità comporta rispettare tutti per quello che valgono, per come si comportano e per quanto dimostrano di essere. è inutile ricordarsi di questioni formali quando, invece, ognuno deve essere valutato per la sostanza del suo operato.
Tanti fumi per la testa annebbiano il cervello. è necessario che ognuno di noi lo agiti ben bene e faccia come il celebre barone di Münchausen che, dopo aver bevuto tanto, si apriva la calotta della testa e faceva uscire i fumi dell’alcol.

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