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Catania – Rifiuti: confronto Catania-Firenze, due realtà ancora troppo distanti

Alessandro Petralia

Catania – Rifiuti: confronto Catania-Firenze, due realtà ancora troppo distanti

venerdì 09 Aprile 2010

I dati parlano chiaro, soprattutto se si guardano le percentuali relative alla raccolta differenziata. Il paragone evidenzia differenze abissali in termini di qualità dei servizi

CATANIA – Abbiamo messo l’uno di fronte all’altro il settore smaltimento rifiuti del Comune di Catania (296.816  abitanti) e quello di Firenze (365.744) e abbiamo scoperto come questi, seppur con una spesa simile, abbiano raggiunto risultati completamente differenti.
A parlare sono i bilanci consuntivi del 2008 e il settore di riferimento è quello relativo allo smaltimento rifiuti. Firenze ha chiuso il proprio bilancio di competenza con un segno negativo che ammonta a 2.043.452,25 euro; a fronte infatti di 2.543.452,25 di spesa per il servizio, il Comune ha incassato 500.000 euro derivanti dalla riscossione della Tarsu (Tassa rifiuti solidi urbani).
Le cifre del Comune di Catania appaiono enormi: 56.007.576,26 gli euro spesi a fronte di entrate Tarsu ammontanti a  € 56.053.195,98, con un minisaldo positivo finale di circa 46.000 euro.
Ma Perché Catania spende (e incassa) più di 50 milioni di euro, mentre Firenze opera con cifre che si attestano attorno al milione di euro? Presto detto: Firenze ha effettivamente esternalizzato lo smaltimento rifiuti alla propria Ato di riferimento, che quindi ha preso in carico spese e incassi effettivi, ciò che non ha fatto Catania.
Eppure l’Ato c’è dal 2004, si chiama Catania Ambiente SpA, è partecipata al 90% dal Comune e per il 10% dalla Provincia di Catania, ma non ha mai preso in carico il servizio per cui è stata costituita. Dal Comune assicurano che questa rappresenta un costo marginale, di circa 100 mila euro annui, poiché dotata di personale, sia dirigente che dipendente, “prestato” dal Comune e così come gli immobili. Resta l’anomalia di una Spa pubblica costituita e mai entrata in funzione.
La non esistenza dell’Ato ha certo evitato al capoluogo etneo l’accumularsi dell’immondizia sulle strade – com’è invece successo per i Comuni serviti dall’Ato Ct3, ma non ha consentito a Catania di fare meglio in termini di qualità del servizio. I dati parlano chiaro: secondo l’Istat la percentuale di raccolta differenziata a Catania nel 2008 è del 10,1%, mentre a Firenze si attestata su un 34,4% molto più vicino al minimale del 40% fissato dal D.Lgs. 152/2006.
Il raffronto non è più lusinghiero a osservare i dati di Ecosistema Urbano (edizione XVI), il rapporto sulla qualità ambientale dei Comuni capoluogo di provincia redatto da Legambiente e Il Sole 24 Ore, che colloca Catania al 103° posto, fanalino di coda di una classifica che vede Firenze 38°.
 

 
L’assessore Mignemi chiarisce la questione
 
CATANIA – Sulla questione abbiamo sentito l’assessore comunale all’Ecologia, Domenico Mignemi.
“Il confronto – dice – andrebbe fatto con una città che ha una gestione simile a quella di Catania. Firenze ha esternalizzato tutto il servizio all’Ato. A Catania l’Ato non c’è”.
In realtà c’è ma non è mai entrato in servizio. Tutto ciò ha un costo?
“L’Ato Ct4 costituisce il canale formale di dialogo con la Regione per quanto riguarda i finanziamenti, ma non ha mai preso in carico alcun servizio. Sui costi, basti dire che il dirigente lavora a titolo gratuito e il cda non percepirà alcun compenso. Il costo si aggira attorno ai 100 mila euro”.
Le statistiche sulla differenziata rimangono impietose…
“Vero, ma stiamo cercando rimedi. Il nuovo capitolato d’appalto prevederà infatti penali molto maggiorate per le ditte che non raggiungeranno determinate percentuali”.

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