Province: si gioca senza difensori - QdS

Province: si gioca senza difensori

Luca Insalaco

Province: si gioca senza difensori

mercoledì 20 Maggio 2009

Trasparenza. Il garante che non c’è in caso di controversie.
Palermo e Catania. Entrambi i Consigli provinciali non hanno ancora inserito questo argomento all’ordine del giorno. Nella Provincia etnea è persino intervenuto un commissario.
Messina. Isola felice con l’unica esperienza positiva. L’avvocato Mazzù spiega: “Questo servizio costa quanto un assessore provinciale e riduce le distanze tra istituzioni e cittadini”.

PALERMO – Solo una Provincia regionale su nove ha eletto il proprio difensore civico. Sta tutta in questo dato l’attenzione degli enti siciliani verso la figura dell’ombudsman, quel garante della trasparenza e dei diritti dei cittadini, sul cui esperimento la maggior parte delle Province non si è neppure avventurata, a dispetto delle solenni enunciazioni di intenti. Già, perché se ci si prende la briga di andare a spulciare gli Statuti in vigore nei singoli enti intermedi, si può notare come tutti abbiano inizialmente previsto l’istituzione del difensore, salvo poi relegare al dimenticatoio la sua nomina o tornare sui propri passi per cancellarlo. Sono due, infatti, le Province dell’Isola che hanno già abrogato la figura dal proprio Statuto, e altrettante si muovono in questa direzione.

Dato non pervenuto a Palermo, la cui Assemblea appare in altre faccende affaccendata. Previsto dall’articolo 23 dello Statuto “quale garante dell’imparzialità e del buon andamento dell’amministrazione provinciale”, sulla nomina del difensore in via Maqueda non c’è neppure accenno di discussione. “Da quando il Consiglio si è insediato, il problema non è stato sollevato né dalla maggioranza né dall’opposizione e in questi nove mesi la nostra attività è stata indirizzata verso altre priorità”, dicono dagli uffici del presidente Marcello Tricoli, il quale manifesta comunque la disponibilità a discuterne se in conferenza dei capigruppo ne verrà fatta richiesta. E dire che i detrattori delle Province – gli stessi che ne chiedono l’abolizione – le additano come esempi di scarsa produttività. “Il difensore civico – aggiunge il 2° comma – agisce a garanzia della piena attuazione dei principi e delle norme dello Statuto e della legislazione in materia di trasparenza”. Se fosse stato istituito, in pratica, il difensore palermitano oggi chiederebbe conto e ragione all’assemblea di Sala Martorana della sua assenza e della mancata adozione del regolamento referendario, altro assente ingiustificato, nonostante lo Statuto ne prevedesse l’emanazione entro sei mesi dalla sua approvazione. Sono passati sei anni ed entrambi i punti continuano a non essere all’ordine del giorno.

Non è da meno la provincia di Catania, il cui Statuto dedica ampio spazio (art. 43-47) alla figura del difensore, stabilendone modalità e organizzazione dell’ufficio. Previsioni rimaste lettera morta. Nel 2005 l’inerzia dell’ente etneo spinse l’assessorato regionale agli Enti locali a disporre l’invio di un commissario ad acta perché provvedesse alla nomina del difensore civico. Raffaele Lombardo, a quel tempo presidente della Provincia, ottenne la sospensione del decreto assessoriale dal Tar in nome della “autonomia del Consiglio circa i tempi e i modi per l’elezione del difensore civico”. Da allora l’amministrazione catanese ha autonomamente scelto di continuare a non dotarsi del garante dei cittadini.

Si salva “in corner” la Provincia di Siracusa, che nella propria carta statutaria si è semplicemente riservata la possibilità di istituire la figura. “Quando lo scorso anno mi sono insediato, ho voluto prima di tutto verificare che vi fossero le condizioni per l’attuazione dello Statuto – ricorda il presidente dei consiglieri aretusei, Michele Mangiafico – . Nel 2008, però, la nostra amministrazione si trovava in una condizione di deficit, avendo sforato il patto di stabilità e abbiamo convenuto in conferenza dei capigruppo che fosse necessario rientrare nel patto. Non escludo però che entro la fine della consiliatura si possa istituire quest’importante figura di interlocuzione con la cittadinanza”.

Dalla “isola felice” Messina, parla invece di “esperienza positiva” l’avvocato Giovanni Mazzù, portabandiera dei difensori civici provinciali. “Il mio ufficio – ricorda il garante messinese – è al servizio, non solo della Provincia, ma anche di quei comuni sprovvisti di difensore, in forza dell’ampliamento di competenze dettato dalla Legge n. 15/2005. Non vedo poi ragioni per risparmiare su un servizio che costa quanto un assessore provinciale e permette di ridurre le distanze tra le istituzioni e i cittadini”.

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