Alla Sicilia occorrono qualità e rigore - QdS

Alla Sicilia occorrono qualità e rigore

Carlo Alberto Tregua

Alla Sicilia occorrono qualità e rigore

martedì 02 Giugno 2009

Nella nostra Isola non mancano i talenti, non manca la qualità, non manca il rigore. Questi valori, però, non sono diffusi. Fanno parte di una minoranza di persone fortunate. Secondo la parabola dei talenti (Matteo, 25), i talenti affidati dal Signore ai suoi servi sono simbolo dei doni dati da Dio all’uomo. Secondo la versione laica, il talento è l’ingegno, la dote intellettuale, la capacità al di sopra della media. Avere più risorse intellettuali è una fortuna, ma non è detto che la persona dotata di talento ottenga risultati migliori di chi il talento non ce l’ha. E siccome siamo tutte persone normali, dobbiamo utilizzare al meglio le risorse normali che possediamo: cervello e forza di volontà.
Tuttavia, il sistema formativo ed economico deve favorire l’emersione dei talenti, i quali possono costituire un traino per tutti gli altri che non ne sono dotati.

Perché ciò avvenga, è necessario che si metta al primo posto dei valori professionali il merito, il quale può emergere se c’è una grande concorrenza. Com’è noto, la concorrenza è l’opposto della conservazione e della protezione. Fino a quando le classi sociali e le corporazioni riescono a portare avanti i propri adepti per fedeltà e non per merito, i talenti e i bravi non possono emergere.
Concorrenza vuol dire che tutti sono in competizione con tutti e che coloro che selezionano gli altri, la mattina prima di uscire, devono fare un esame di coscienza per cancellare raccomandazioni, interessi di casta, interessi massonici e di altra natura consimilare. Chi esamina dovrebbe dar conto solo alla propria coscienza, senza lacci e lacciuoli.
Perché è importante che emergano i talenti e i bravi? Perché essi producono attività di qualità, elemento indispensabile per recuperare arretratezza in tutti i versanti della società. Le regioni ricche e potenti vanno avanti con un ritmo di crescita esponenziale. Bisogna tentare con ogni mezzo di crescere almeno con lo stesso valore assoluto, non con la stessa percentuale. Ci spieghiamo.

Se il Pil della Lombardia, è, poniamo 1000, e il Pil della Sicilia è, poniamo 500, il divario fra le due regioni, se la percentuale di crescita è la medesima, aumenta e non diminuisce. Per esempio, se fosse il 10 per cento, la Lombardia incrementerebbe in valore assoluto di 100, e la Sicilia di 50. Conseguentemente, la ricchezza prodotta nella regione del Nord sarebbe doppia di quella della Sicilia.
Dunque, conta l’incremento del Pil in valore assoluto, come prima si scriveva, e non in termini percentuali. Ma come può, una regione arretrata come questa, tentare di agganciarsi alla crescita della Lombardia se non mette in campo tutte le migliori risorse umane e professionali di cui dispone? E come può crescere se la pubblica amministrazione non ha un tasso di efficienza doppia di quella della Lombardia o se il sistema imprenditoriale non abituato a competere sul mercato, non tralascia l’utilizzo della greppia pubblica ottenuta con favori e non per merito?

Alla Sicilia servono dunque qualità, rigore, disciplina, ricerca. La disciplina è un elemento fondamentale dell’organizzazione, la quale mette insieme i migliori elementi disponibili per ottenere il massimo risultato. Non conosciamo molti dirigenti generali che abbiano fatto master nazionali e internazionali di organizzazione. Come possono mettere sul campo cognizioni che non hanno? Non basta che i curricula siano infarciti di attestati di varia natura che non servono a nulla. Sarebbe indispensabile, invece, che fossero dotati di referenze inequivocabili sulla loro capacità di organizzare risorse umane e finanziarie con rigore e disciplina.
Referenze, e non attestati, come si fa in tutto il mondo, mentre qui da noi prevalgono le amicizie (false e interessate), per cui un incarico si dà al tizio o al caio in quanto figlio di… o amico di….
Se continua questo andazzo, la Sicilia non si schioderà dall’ultimo posto nella classifica delle regioni italiane. Mentre sarebbe auspicabile che tali comportamenti che ricordano la cattiva parte della Democrazia cristiana fossero accantonati e prevalessero quelli che guardano al futuro. Al futuro,  ma ancorati fortemente alle nobili tradizioni dei Padri costituenti, verso la cui saggezza non ci stancheremo mai di mostrare ammirazione.

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