Ferrovie, la Sicilia sempre più isolata - QdS

Ferrovie, la Sicilia sempre più isolata

Michele Giuliano

Ferrovie, la Sicilia sempre più isolata

martedì 09 Giugno 2009

In via di soppressione il servizio di trasporto merci, le imprese siciliane rischiano di restare ai margini del mercato. I tagli per Trenitalia ammontano a circa 256 mln di €, che a sua volta penalizza i collegamenti col Sud

PALERMO – Filt Cgil, Uil Trasporti, Ugl Trasporti, Orsa, Fit Cisl, Fast e le associazioni dei consumatori Adoc , Federconsumatori e Adiconsum vedono un futuro nero per i trasporti siciliani.
Già provata da un gap infrastrutturale notevole, l’Isola adesso viene dipinta come territorio che rischia di essere confinato a sé stesso e lontano dalle logiche di mercato. In questo scenario le imprese resteranno fuori da qualsiasi gioco e molti lavoratori sarebbero mandati a casa per l’attuato ridimensionamento del servizio ferroviario.

I sindacati evidenziano un quadro economico che si è delineato nel Gruppo FS, conseguente alla Legge Finanziaria con la quale si riducono le risorse già previste nel piano triennale 2007-2009 approvato dal precedente Governo, molto preoccupante. “ I tagli – sostengono le organizzazioni di categoria – ammontano a circa 256 milioni di euro per Trenitalia, concentrati sui servizi cosiddetti Universali, i collegamenti tra il Sud e il Nord del Paese e Merci”. “Un altro taglio da 317 milioni lo si delinea per RFI – spiega Giovanni Chiaramonte, segretario regionale Ugl trasporti in Sicilia – e le linee di intervento che il Gruppo intende sviluppare prevedono la contrazione dei servizi Universali e Merci nel sud Italia. In questa condizione, le ferrovie siciliane rischiano un ulteriore ridimensionamento, che potrebbe definitivamente tagliarle fuori dal sistema nazionale”.

Gli interventi che il gruppo FS si appresta ad avviare decretano la definitiva chiusura del trasporto merci nell’Isola. “In questa situazione – aggiunge Giacomo Rota, segretario regionale Filt Cgil ferrovieri Sicilia – il servizio di traghettamento ferroviario sullo Stretto, che assicura la continuità territoriale della regione con il sistema nazionale ed europeo, rischia di sparire, con ripercussioni di tipo occupazionale e quindi la perdita secca di circa mille e 700 posti di lavoro (un terzo degli attuali addetti FS in Sicilia), perdita di professioni, di strutture industriali della manutenzione (Officine Grandi Riparazioni di Catania e Messina, Officine di manutenzione di Palermo, Siracusa e Messina) con l’effetto di trascinare quello che resta in una condizione di precarietà e di improduttività”.

Intanto già adesso si registra una forte contrazione delle risorse economiche trasferite nella regione, che si riflette su tutto il sistema dell’indotto: centinaia di posti nel settore degli appalti, nel quale già oggi i lavoratori sono in contratto di solidarietà, sono in pericolo; le commesse per gli stabilimenti ex Keller e Imesi, specializzate per la costruzione di mezzi ferroviari, sono messe in forse; le risorse per la manutenzione della rete ferroviarie subiscono riduzioni e vengono dirottate verso altre realtà del Paese. Il sindacato siciliano da tempo sostiene che la logica vera che ha guidato e guida la ristrutturazione delle FS in Sicilia, non sia stata e non sia ispirata a semplici criteri di razionalizzazione, piuttosto si è trattato di scelte orientate a non far gravare il sistema ferroviario della nostra regione su quello nazionale. Intere aree della regione stanno vedendo un progressivo abbandono dei servizi, aree oltretutto a deboli sistemi alternativi di mobilità.

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