Le porte in faccia temprano il carattere - QdS

Le porte in faccia temprano il carattere

Carlo Alberto Tregua

Le porte in faccia temprano il carattere

mercoledì 10 Giugno 2009

Sentiamo molti giovani e non giovani che si lamentano perché ricevono tanti no alle proprie istanze. Anziché chiedersi cosa ci sia dietro, e quindi modificare i propri comportamenti in modo da ottenere i risultati che si auspicano, si lamentano ed elencano quelle che ritengono siano delle sconfitte.
Non è così, perché bisogna mettere nel conto che non tutti gli interlocutori con cui abbiamo a che fare sono del nostro avviso. C’è a chi piace una nostra disponibilità e c’è chi non la condivide. Normalmente, la maggior parte non la condivide. Non per questo ci dobbiamo fare scoraggiare. Anzi, ogni no deve potenziare la nostra voglia di superare gli ostacoli.
In sostanza si tratta di avere una dote mentale che ci consenta di vedere con chiarezza il nostro progetto e la nostra azione. E avere voglia di realizzarli.

Non solo le porte che si chiudono sulla nostra faccia fanno crescere la nostra salute mentale, ma sono indispensabili per farci capire come la nostra vita non sia fatta di rose e fiori ma irta di spine. Tuttavia, noi siamo nelle condizioni di toglierle una ad una.
In altre parole, si tratta di avere una mentalità positiva, di vedere il bicchiere mezzo pieno, di trovare soluzioni ai problemi che vanno risolti e non declinati.
Purtroppo, molta gente incapace ha l’abitudine di lamentarsi e con ipocrisia far finta di niente, anzi, descrive falsamente gli eventi per nascondere la propria pochezza. Una sorta di bigotteria che fa pendant con un comportamento farisaico.
Alzarsi la mattina con la voglia di fare, di impiegare bene il proprio tempo, di puntare a obiettivi e realizzare risultati. Ecco una posizione mentale efficace che ci fa arrivare alla sera, magari stanchi, ma abbastanza soddisfatti di quello che abbiamo fatto.
È illusorio pensare che i nostri intendimenti possano concretizzarsi, perché nella Comunità sono in tanti che mirano agli stessi obiettivi e tutti sono in concorrenza.

Ma non è la concorrenza il male della competizione, bensì le protezioni di corporazioni e feudatari, i quali si oppongono all’abbattimento dei loro privilegi che intendono mantenere a danno dei più.
Proprio in questi versanti negativi della società chi vuole progredire trova ostacoli forti e un maggior numero di porte in faccia. Ma comprendendo l’iniquità di tali comportamenti, bisogna trovare dentro di noi sempre maggiori risorse per affrontare le difficoltà che, spesso, sono obiettivamente insormontabili.
A questo punto, il cittadino deve ancor più fare attività sociale e politica per denunciare, attraverso i media, tutti coloro che sono abbarbicati alla pianta del privilegio.
Vivere in questo modo, combattendo la propria piccola o grande battaglia, non è semplice. Tuttavia, non condividiamo chi si siede a contemplare  e aspetta che qualcun altro gli risolva i problemi. Si tratta di un’illusione, perché nessuno mai risolve i problemi degli altri in quanto in questa società è più diffuso l’egoismo che l’altruismo.

Ci vuole forza d’animo per non scoraggiarsi. La forza d’animo la troviamo nella lettura e nel pensiero dei Grandi che l’hanno formulato e ce l’hanno trasmesso in questi quaranta secoli. Capire la storia, leggere filosofia, letteratura e scienze ci da una visione più ampia della nostra e quindi la capacità di fare germogliare nel nostro cervello idee e progetti con cui affrontare le difficoltà.
C’è gente che gira il mondo per vedere, ma in effetti non guarda niente. Se prima di un viaggio non ci si prepara attraverso documentazioni e letture a quello che dopo si vedrà, tutte le informazioni che riceveremo saranno prive di collegamento e, come tali, non ci daranno cognizioni ma solo godimento estetico (forse).
Non basta vivere, occorre sapere che servono valori con cui battagliare: il senso del dovere, il rispetto della parola data, la capacità di sacrificio, l’amore per il proprio lavoro.
Si tratta di condurre la propria vita sul solco dei sentimenti e non su quello della materialità, facendo il meglio possibile con le nostre modeste capacità.

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