Sbagliare si può correggere si deve - QdS

Sbagliare si può correggere si deve

Carlo Alberto Tregua

Sbagliare si può correggere si deve

giovedì 02 Dicembre 2010
Chi non ha mai sbagliato scagli la prima pietra, chi ha sbagliato e non ha corretto il proprio errore continua a sbagliare. Chi continua a sbagliare è tracotante o ignorante o presuntuoso o orbo. Non si accorge dei propri errori e continua a commetterli, creando danno agli altri ed a sè stesso.
Intelligenza e cultura in ognuno di noi impongono di revisionare costantemente i nostri comportamenti,  in modo da accorgerci quando sbagliamo, con la conseguenza di riparare, soprattutto se il nostro errore ha offeso qualcuno.
Ammettere la propria colpa è un segno di forza e non di debolezza. Non ammetterla è una forma di spocchia. Dobbiamo decidere se essere  forti o spocchiosi. e questa decisione deriva dalla nostra capacità di analisi dei fatti e comportamenti.Più l’analisi è precisa più  ci  conduce alla verità.
Ecco di che si tratta, di ricercare costantemente la verità ovunque essa si trovi e qualunque prezzo costi. Senza la verità, le circostanze appaiono false.

Muoversi  nel solco della verità è estremamente difficile perché nei rapporti umani vi è tanta ipocrisia, secondo la quale si dicono delle cose, ma se ne pensano altre di segno opposto.
Nel mondo degli affari si gioca continuamente a scacchi. è difficile incontrare persone con cui si possa intrattenere un rapporto leale. La lealtà è rispetto, che spesso manca tra le persone. Ognuno si arrocca nella propria torre e pensa che l’altro debba fare la prima mossa. E invece, no. Ognuno di noi deve fare la prima mossa, ognuno di noi deve portare rispetto prima, per esigerlo dopo. Ognuno di noi deve correggersi quando commette errori e chiedere scusa.
Il filo del ragionamento è semplice: fare quello che si deve nel solco dei valori, rispettando il prossimo e muovendosi secondo un’azione di servizio che deve valere nella solidarietà come negli affari.
Non ci si arricchisce facendo gli imbroglioni. O meglio ci si arricchisce diventando imbroglioni. La scelta è: essere imbroglioni o persone oneste.

 
Sbagliare si può correggere si deve. Sembra facile comportarsi in tal maniera, ma non lo è perché bisogna trovare la forza in se stessi per fare quello che istintivamente non vorremmo. L’istinto è bestiale, la cultura è comprensione ed educazione. Per essere comprensivi ed educati ci vuole molto addestramento e l’acquisizione del controllo di sè stessi, in moda da capire in profondità i problemi che vogliamo affrontare e fare di tutto per risolverli senza ricorrere alle litanie di giustificazioni per spiegare la nostra incapacità. Infatti, quando spieghiamo quale difficoltà incontriamo per raggiungere gli obiettivi, la certifichiamo.
Il mondo è fatto da incapaci, ma anche da persone capaci, per fortuna. I primi non vogliono migliorare anche se potrebbero farlo, perchè sono dotati di normale intelligenza come tutti. Perchè non vogliono diventare capaci? Perchè questo processo costa fatica, impegno, sacrificio e non tutti sono disposti a mettere questi ingredienti nell’agire quotidiano.

Quando due automobilisti collidono, anzichè firmare subito la constatazione amichevole gettano la responsabilità ognuno sull’altro. Quando un dirigente o un dipendente sbaglia cerca qualsiasi scusa pur di non ammettere il proprio errore. Quando la Chiesa cattolica sbaglia, perseverando in circa due secoli nella inumana attività della Santa inquisizione, ha impiegato altri tre secoli per ammettere l’errore. Quando un capo di Stato sbaglia la colpa è dei propri collaboratori. Quando un leader politico perde le elezioni,  non ammette l’errore e non si dimette. L’elenco potrebbe continuare.
Riconoscere i proprio errori è segno di maturità. Quella maturità che arriva con l’avanzare dell’età, anche se vi sono giovani precoci che l’acquisiscono anticipatamente.
Vivere in modo probo e comprensivo aiuta nel momento del redde rationem, il momento in cui si fa l’inventario della propria vita. Goethe diceva: Prego Dio che mi conservi fino in fondo coraggio e rettitudine e che mi anticipi la fine piuttosto che lasciarmi strisciare pidocchiosamente per l’ultimo tratto che porta alla meta.

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