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Costi standard, finora solo annunci

Michele Giuliano

Costi standard, finora solo annunci

venerdì 19 Giugno 2009

Federalismo. Gli effetti in Sicilia della riforma nazionale.
Enti e sprechi. La Pa isolana deve iniziare a stringere la cinghia. Qui sette cittadini su cento sono dipendenti pubblici. La copertura della spesa a carico degli abitanti è ferma al 33%.
L’evasione. Per il ministro per la Semplificazione è il primo nemico: “I Comuni non saranno più indifferenti verso quei soggetti che dichiarano zero e poi girano in Ferrari”.

PALERMO – I costi standard e il federalismo fiscale in Sicilia “faranno fare un generale salto di qualità. Faremo sparire l’evasione dai Comuni”: sono le parole di Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione, intervistato in esclusiva dal nostro giornale sugli effetti della riforma e in particolare sui costi standard dei servizi pubblici.

Le pubbliche amministrazioni siciliane adesso cominciano seriamente a tremare. Gli sfasci del passato saranno pagati oggi dagli enti locali e dai cittadini soprattutto, costretti a dare da mangiare a Comuni, Province e Regione alimentati da uno straripante numero di dipendenti, frutto del clientelismo del recente passato. A rimettere tutto in discussione in una Sicilia dilaniata dalle sue contraddizioni e dagli enormi sprechi è la legge sul Federalismo fiscale, recentemente approvata da Camera e Senato. Con questa norma le varie pubbliche amministrazioni dovranno autosostentarsi. Uno scenario che oggi si presenta davvero in proporzioni apocalittiche viste le voragini dei bilanci degli enti, sempre a piangersi dietro per i diminuiti trasferimenti dal Governo nazionale. Da brivido l’attuale situazione siciliana.

LA SPESA – Numeri alla mano, l’Istat ha calcolato che in Sicilia 7 cittadini su 100 sono dipendenti pubblici. Già questo basta per far venire fuori lo sfacelo dell’economia siciliana che si è sempre basata sull’assistenzialismo se si mette a confronto ad esempio con una regione virtuosa del Nord, come il Veneto, che invece conta 4,8 abitanti su 100 che hanno un impiego pubblico.
Il che significa un abbondante 22 per cento in meno di soldi da sborsare ogni anno per sostentare le pubbliche amministrazioni. Il nocciolo del federalismo fiscale sta proprio lì: ridurre la spesa pubblica. Ma in Sicilia la cosa non sembra essere affatto cosa facile. Dando un’occhiata ad una recente indagine del ministero dell’Interno sulla copertura economica dei servizi erogati dai Comuni, si evince che mentre in Toscana ed in Lombardia questa copertura oggi è del 65 per cento, nell’Emilia Romagna addirittura del 70 per cento, in Sicilia non si va oltre al 30 per cento.

LE ENTRATE – Sulle entrate correnti altro penoso capitolo. Su un complesso di entrate correnti di circa 72 mila miliardi €, l’autonomia finanziaria a livello nazionale è di oltre 43 mila miliardi € con una media nazionale quindi di copertura del 60 per cento, mentre il resto deriva da trasferimenti erariali e regionali. Ebbene, in questo caso la Sicilia è ferma ad un misero 33 per cento contro il 70 per cento della Toscana, il 71 della Lombardia e il 72 dell’Emilia Romagna.

COSTI STANDARD – Fondamentale, per l’entrata a regime del federalismo fiscale, è l’adeguamento ai cosiddetti “costi standard”. Concetto che al momento resta teorico, in quanto il Governo non ha ancora redatto un elenco concreto di tali costi.
“Non c’è stato fornito nulla di ufficiale riguardo ai parametri dei costi standard – dice Nicoletta Maggi dell’ufficio stampa del Ministero per le Riforme del Federalismo – e non abbiamo alcuna notizia sugli eventuali tempi che impiegherà il governo a renderli noti”. Stessa cosa ci viene detta dai ministeri dell’Economia e della Pubblica amministrazione. Dall’Anci nazionale si parla di “situazione in divenire e di impossibilità a stabilire costi standard per via di una riforma che ancora deve essere chiarita”. “Il problema reale – rilancia Andrea Piraino, presidente dell’Anci Sicilia – è che il Federalismo così com’è non potrà che essere disastroso per la nostra Isola. In Sicilia il gap infrastrutturale è ampio ed i costi dei servizi sono più alti”.

CALDEROLI – “L’elenco dei costi standard è in elaborazione tutt’oggi – dichiara il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli – e per definire il suo calcolo ci servirà almeno tutto il 2009. Una volta completato questo passaggio, la riforma dovrebbe entrare in funzione non oltre il 2016. I tempi sono già contingentati: entro l’anno prossimo vi sarà il primo decreto attuativo, che conterrà una relazione tecnica con i costi della riforma. Entro il 2011 saranno varati tutti i decreti attuativi che verranno sottoposti a una commissione parlamentare bicamerale. Ci sarà poi una fase provvisoria lunga cinque anni.
“Riguardo specificatamente alla Sicilia – continua il ministro – posso dire che questo provvedimento potrebbe far fare un generale salto di qualità, considerata l’alta evasione fiscale che si registra. Questa procedura sarà la leva con cui faremo sparire proprio l’evasione perché i Comuni non saranno più indifferenti verso quei cittadini che dichiarano zero lire e poi girano in Ferrari. Oggi il sindaco se ne frega per evitare di perdere un voto, da domani sarà il primo a volerli pizzicare”.

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