Una riforma radicale del sistema regionale - QdS

Una riforma radicale del sistema regionale

Grazia Ippolito

Una riforma radicale del sistema regionale

sabato 28 Marzo 2009

Forum con Raffaele Lombardo, presidente Regione Siciliana

La modernizzazione della Regione in tema di autonomia passa attraverso la modernizzazione e lo snellimento del suo apparato burocratico. Quali sono le iniziative in tal senso?
“L’azione di riforma radicale dell’intero sistema regionale, che è uno degli obiettivi che mi sono prefissato, trova tanti ostacoli che al momento non sono in grado di superare. Tuttavia, sono tante le iniziative che si muovono in questa direzione. Innanzitutto, stiamo sfruttando al massimo le moderne tecnologie informatiche che agevolano la comunicazione interna, consentono di avere una tracciabilità delle attività svolte e garantiscono una maggiore trasparenza dal momento che agevolano notevolmente l’accesso agli atti”.

Con quali altri strumenti la Regione sta procedendo alla semplificazione burocratica?
“Per aggirare il problema della lentezza del processo legislativo, abbiamo deciso di introdurre delle norme di semplificazione burocratica all’interno della finanziaria. Faccio un esempio: per sbloccare le procedure relative alle politiche dello sviluppo (vedi la realizzazione di un albergo o di un campo da golf) è previsto che si istituiscano “conferenze di servizi” che possono essere convocate dal presidente nell’arco di 15 giorni e che risolvono la singola pratica, prendendo delle decisioni in tempi rapidi, saltando diversi passaggi burocratici ed evitando le attese”.

Anche la scelta di dirigenti competenti è funzionale alla semplificazione burocratica?
“Certamente sì. Su delibera della Giunta regionale, circa un mese fa, ho nominato i nuovi dirigenti generali dei dipartimenti che, secondo me, risolveranno molti dei problemi attualmente legati alle lungaggini della burocrazia siciliana: queste nomine vanno nella direzione di una riduzione della spesa e di una razionalizzazione del sistema. Con queste nomine, inoltre, si completa parte dell’iter avviato con una legge di riforma dei dipartimenti approvata l’anno scorso. La situazione migliorerà ulteriormente a partire dal primo gennaio dell’anno prossimo, quando verranno fatti (perché previsti dalla legge) ulteriori passi avanti nella razionalizzazione di assessorati e dipartimenti. Alcuni assessorati regionali, per esempio quello alla pubblica istruzione e quello alla formazioni professionale, che svolgono attività affini e complementari, verranno accorpati con notevoli vantaggi in termini di risparmio e ottimizzazione delle attività”.

E per quanto riguarda i servizi e le unità operative?
“Anche in questo caso, è necessario procedere ad una razionalizzazione. La legge attuale prevede fino a 600 tra servizi e unità operative. Dal momento che non sono mai stati censiti, io ritengo che ce ne siano più di 600 e mi sono prefissato di ridurli a 400. I dipartimenti sono sicuramente più costosi dei servizi in virtù del complesso apparato burocratico che vi ruota intorno: noi dobbiamo ristrutturare gli uni e gli altri e, anche nel caso dei servizi, individuare dirigenti competenti e in grado di svolgere efficacemente i propri compiti”.

La Regione possiede una pianta organica?
“No. Nell’ambito delle iniziative tese alla riduzione degli sprechi. Un grande obiettivo è proprio quello di redigere la pianta organica, tenendo conto delle reali necessità della Regione. Bisogna favorire un impiego razionale del personale regionale e per far questo, oltre alla pianta organica, serve anche un censimento di tutti coloro che, a vario titolo, vengono pagati dalla Regione: non solo i dipendenti e dirigenti della Regione, dunque, ma tutti coloro che ricevono una retribuzione dalla Regione (per esempio i tantissimi dipendenti dell’Agenzia forestale e quelli della Multiservizi). Un impiego razionale del personale regionale permetterebbe di risparmiare tutti quei soldi spesi quando, a vario titolo, si affidano dei compiti ad aziende e consulenti esterni. Bisogna dunque sfruttare al massimo le risorse umane di cui la Regione dispone e impiegarle, all’occorrenza, nei settori e nelle attività in cui ogni specifica figura professionale si rende necessaria”.

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