Chi si sopravvaluta non sopporta critiche - QdS

Chi si sopravvaluta non sopporta critiche

Carlo Alberto Tregua

Chi si sopravvaluta non sopporta critiche

martedì 21 Luglio 2009

Etica & Valori

Non sempre chi arriva al vertice di un’organizzazione o di una Comunità è meritevole dell’incarico che ricopre. Bisogna distinguere se chi arriva al vertice è stato selezionato con metodo veramente democratico ovvero è stato posto in quella posizione in funzione di scendiletto o di burattino, al servizio di occulti burattinai che lo usano come utile idiota.
Chi sta al vertice può avere la consapevolezza di essere stato usato e quindi di trovarsi al servizio di un’oligarchia, oppure può ritenere di essere meritevole. In qualche caso, però, perde di vista la realtà e si sopravvaluta. Ritiene che nessun altro meglio di lui potrebbe svolgere quel compito, che tutti gli altri sono stupidi e solo lui è intelligente. I suoi comportamenti sono conseguenti: disprezzo per gli altri, alterigia, iracondia, insomma eccessi di chi non rispetta il prossimo.

Il peggio della questione è che chi si sopravvaluta non sopporta critiche, neanche quelle costruttive. Pensa, il Nostro, che nessuno sappia fare le cose meglio di lui, che nessuno sia più bravo, anzi che senza di lui il mondo andrebbe a rotoli e, per conseguenza, si considera il Salvatore della patria.
Qualcuno lo chiama il cavaliere bianco, che senza paura e con indomito coraggio affronta il drago e lo uccide. Naturalmente, questo accade nelle favole, ma ci sono dei buontemponi che credono ancora alle favole, anche quando affrontano questioni serie, concrete, che abbisognano di soluzioni.
Poi c’è chi si fa venire le paturnie, cioè malumori per nulla. È un comportamento tipico degli insicuri, avere paura del nulla. Sono proprio gli insicuri che diventano aggressivi e che vogliono affermare la propria personalità ad ogni costo, indipendentemente dalla ragionevolezza.
Il quadro è chiaro: si capisce subito chi ragiona con i piedi per terra e chi vola senza cognizioni concrete di ciò che deve fare o di quello che non dovrebbe fare.

 
Intendiamoci, non sono solo gli alti vertici quelli che solitamente si comportano in maniera non adeguata, perché in ogni segmento della Comunità vi sono vertici piccoli. La questione è se chi occupa un posto apicale ha la consapevolezza di avere assunto una responsabilità che deve onorare, facendo al meglio il proprio lavoro. Oppure considera quell’incarico come un diritto, da cui conseguono comportamenti irrispettosi per il prossimo e normalmente inconcludenti. Concludere il percorso di una qualunque attività si traduce in risultati. Quando mancano i risultati il lavoro non viene onorato.
Il nostro tempo è prezioso, perché la vita procede senza soste. Ogni giorno, ogni minuto, ogni ora vanno vissuti con consapevolezza. è quindi un vero peccato sprecare la vita perdendo il proprio tempo in attività inutilmente fatue. Ma va goduto il sano ozio creativo.

Gli imperatori romani oziavano. Non tutti: molti hanno costruito l’Impero, ma altri, soprattutto verso l’epoca della decadenza, erano presi quasi esclusivamente dalle attività ludiche. Il confronto fra coloro che hanno occupato i vertici nella storia e gli altri che occupano vertici ai nostri giorni – ripetiamo, di qualunque dimensione – fa capire come gli uomini abbiano uguali caratteristiche.
Fra esse, la limitatezza del pensiero, la mancanza di consapevolezza della minima dimensione umana e, spesso, il modo di ragionare assolutista che non tiene in conto suggerimenti, indicazioni e insegnamenti dei maestri di tutti i tempi.
Il presuntuoso di norma è anche ignorante. Dio ci scansi dagli ignoranti. Il presuntuoso spesso è anche stupido. Dio ci scansi dagli stupidi. Meglio avere a che fare con un delinquente intelligente che con una persona buona ma stupida.
Chi si sopravvaluta, non sopporta le critiche. Perché si colloca da solo in una posizione che non gli compete. Paradossalmente, in fondo, non ha neanche la totale responsabilità. Perché, per un bilanciamento dei pesi, se qualcuno è stato messo erroneamente in una certa posizione, la responsabilità non è la sua, ma di chi ce l’ha messo. A meno che non si tratti di dittatori, che hanno usato la forza delle armi. Ma anche in quel caso, prima o dopo, arriva la resa dei conti.

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