Con i distretti mercato ricco. "Ne giova il consumatore" - QdS

Con i distretti mercato ricco. “Ne giova il consumatore”

Michele Giuliano

Con i distretti mercato ricco. “Ne giova il consumatore”

mercoledì 04 Gennaio 2012

Questa forma di aggregazione sta dando risultati in Sicilia: l’esempio il progetto Distretti in cucina

PALERMO – Il Distretto come forma di aggregazione e valore aggiunto sul mercato per aiutare il consumatore siciliano a scegliere il miglior prodotto con maggior facilità di reperibilità. La scommessa è già partita ed anzi si è anche abbastanza sviluppata con il completamento del progetto dei Distretti in Cucina, iniziativa nata in Sicilia con l’obiettivo di individuare un modello di gestione comune come strumento di sviluppo territoriale e che ha coinvolto dodici distretti produttivi di tre regioni italiane: oltre alla Sicilia figurano infatti la Puglia e il Veneto. Il resoconto è stato fatto all’hotel Central Palace di Palermo dove si è tenuta una conferenza. Tre i rappresentanti presenti all’incontro dei distretti: Gaetano Gaglio, Alessandro Masiello, Massimo Barbin. Gaetano Gaglio, rappresentante del tavolo tecnico permanente Distretti in Cucina e dei distretti agroalimentari, ha sottolineato come l’importanza del distretto sia un fondamentale canale di sbocco per i prodotti delle imprese: “Il distretto può dare aiuto al consumatore, mettendolo in contatto con la rete di produttori. I distretti sono un ottimo ponte per la forte richiesta di Made in Italy nel mercato”.
Giovanni Tumbiolo, rappresentante dei Distretti Sicilia ha ribadito la necessità di una gestione globale dei distretti: “Prima ancora di essere un canale di vendite, rappresenta una ricchezza per il nostro Paese, una dote, un valore aggiunto. L’Italia con i suoi 156 distretti industriali rappresenta comunque una ricchezza. Il problema è dare una “governance” a questi distretti che non sono infiniti. Il nostro obiettivo finale, è quello di fare sistema. Siamo già riusciti a mettere insieme tre regioni. Il distretto non si fa col decreto del ministro, ma in un territorio fatto di umori, sapori e saperi di molti illuminati come Gaetano Basile, che possono rappresentare la cultura”.
Insomma il dibattito è stato focalizzato sull’importanza del distretto di guardare al territorio, alla cultura, e di costruire il Made in Italy in questi piccoli distretti. “D’altronde la ricchezza la fanno le microimprese. Bisogna insistere nel qualificare e nel dare un’entità forte a questo progetto, serve a comunicare e a far crescere di più –  sottolinea ancora Tumbiolo -. La nuova sfida è quella di aprire le porte ad altri Paesi del bacino mediterraneo, dove la Sicilia può fare da portatrice di un modello che ha alle spalle filiere importanti in grado di promuovere un unicum come la dieta mediterranea”. Dario Tornabene, dirigente Servizio Distretti Produttivi della Regione Siciliana ha poi sottolineato come sia stato fondamentale mettere in rete in questo progetto più regioni: “Sicuramente il modello seguito è stato quello del Veneto. In primis siamo riusciti a mettere insieme i distretti di Sicilia e poi quello di altre regioni: adesso puntiamo in alto e la nostra idea è quella di inserirne nel nostro paniere altre”. Massimo Barbin, rappresentante Distretti Veneto, ha spiegato: “Nonostante il micro-territorio siamo riusciti a fare un ottimo lavoro. Sono stati fatti molti passi avanti, in linea coi cambiamenti”.
 


Un distretto anche per gli agrumi di Sicilia
 
Molti altri distretti sono nati in Sicilia e già stanno dando i loro risultati importanti. Ad esempio in chiave proprio di riscontro per i consumatore c’è il Distretto degli Agrumi che ha avviato un’azione sinergica che sta puntando ad alimentare la razionalizzazione dei costi nella filiera, la comunicazione attraverso il marketing territoriale e il turismo relazionale integrato, la promozione del territorio e delle piccole e medie imprese agricole locali partner del Distretto, gli incentivi a produttori e dettaglianti. Il che si traduce in garanzia di qualità ma anche di risparmio. Infatti il senso dell’idea progettuale del distretto è proprio quello di mettere in rete i produttori evitando le infinite filiere che finiscono con l’incidere sul prezzo finale ed anche pesantemente. “Vogliamo convincere i consumatori – spiega Federica Argentati, Presidente del Distretto Agrumi di Sicilia – che è meglio comprare gli agrumi siciliani, prodotti di qualità dei quali è possibile documentare la tracciabilità del ciclo produttivo, come raccomanda l’Unione Europea, a tutela della salute del consumatore. Con il brand Agrumi di Sicilia intendiamo evocare tutto il fascino della nostra terra”.

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