Depurazione, pronta un'altra condanna - QdS

Depurazione, pronta un’altra condanna

Rosario Battiato

Depurazione, pronta un’altra condanna

martedì 20 Ottobre 2015

Continuano i commissariamenti: occorre impegnare il miliardo stanziato dal Cipe ormai tre anni fa per ammodernare il sistema. Pesanti coseguenze ambientali ed economiche causate dall’immobilismo della Regione

PALERMO – I mesi passano e la depurazione isolana resta ancora un cruccio irrisolvibile per il governo nazionale. Avanzano i commissariamenti e altri ancora ne arriveranno nelle prossime settimane – l’ultimo aggiornamento del Gds ha riportato che l’assessore Contrafatto è commissario di 26 interventi in 14 comuni – ma i tempi per risolvere l’emergenza e salvare l’Isola dall’ennesima condanna sono ormai strettissimi e potrebbero non essere sufficienti a evitare l’ennesima sanzione in rampa di lancio già nel 2016. Eppure i soldi ci sono, com’è ormai noto, dal 2012 quando una delibera del Cipe aveva stanziato circa un miliardo per aggiornare il sistema di depurazione dell’Isola.
Era stato il governo nazionale a rendersi conto che qualcosa non andava. Appena qualche mese fa, prendendo in mano il capitolo relativo alla depurazione regionale, e a tre anni dalla delibera Cipe 60/2012, si era ritrovato con dati assai poco rassicuranti: impegno dei fondi pari al 7%, cioè solo 80 milioni di euro spesi.
A far saltare sulla sedia i tecnici romani non c’erano soltanto le conseguenze ambientali per la mancata depurazione delle acque reflue, ma le ripercussioni che questo ritardo avrebbe avuto a Bruxelles.
“Le inadempienze dell’Italia – si legge nel portale dell’acqua del governo – nell’attuazione della Direttiva hanno condotto le Autorità europee ad avviare procedure di infrazione, in alcuni casi seguite da condanne”. In particolare si tratta della procedura d’infrazione 2004/2034 (Causa C 565/10), relativa agli agglomerati superiori ai 10mila abitanti equivalenti che scaricano in aree cosiddette “sensibili”. La Sentenza della Corte di Giustizia del 19 luglio 2012 ha accertato la violazione da parte dello Stato Italiano per 110 agglomerati. La procedura d’infrazione 2009/2034 (Causa C-85/13), relativa allo stato di attuazione per gli agglomerati superiori ai 2mila abitanti equivalenti, ha visto, invece, la Sentenza della Corte di Giustizia del 10 aprile 2014 che ha accertato la violazione da parte dello Stato Italiano per 41 agglomerati.
L’ultimo capitolo riguarda la procedura d’infrazione 2014/2059, avviata all’inizio del 2014, relativa agli agglomerati con carico generato superiore a 2mila abitanti equivalenti e che coinvolgerebbe altri 175 agglomerati in Sicilia. “Una nostra prima simulazione – si legge in una nota dell’esecutivo – porta la cifra complessiva delle sanzioni Ue a circa 480 milioni di euro l’anno dal 2016 e fino al completamento delle opere”. La distribuzione regionale premia ovviamente proprio la Sicilia con 185 milioni di euro, circa il 40% dell’intera somma.
Del resto non bisogna essere degli esperti per riconoscere i numeri della depurazione raccolti dall’Istat e dall’Arpa. Per l’Istituto di statistica ben sei siciliani su dieci non sono coperti dal sistema di depurazione regionale, a differenza di altre realtà come la Provincia Autonoma di Bolzano che  depura il 98,2% dei reflui civili, il Piemonte il 70,9% e l’Umbria il 70,2%. Nell’ultimo rapporto in materia, pubblicato nel 2015 e riferito alle attività di controllo effettuate dalle strutture territoriali provinciali dell’Agenzia regionale di protezione dell’ambiente nel corso del 2014 sugli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, sono stati censiti 437 impianti di trattamento delle acque reflue urbane. Di questi il 20% circa non risulta attivo, cioè non connesso a rete fognaria, esistente e non ultimato, in stato di by-pass. Complessivamente si tratta di 77 impianti.

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