Sergio Villabuona, consulente del lavoro e tutor d’impresa presso l’Università di Messina. Una grande platea di sportivi professionisti e tanti lavoratori stagionali del turismo
PALERMO – Una nazione paralizzata, una economica sull’orlo del baratro e intere famiglie che non sanno come poter andare avanti. Ma chi resta ancora fuori dal decreto Cura Italia? Se per alcune categorie specifiche sono previste una serie di misure immediate al fine di stemperare l’impatto dell’emergenza Coronavirus, per gli autonomi la situazione è diversa e varia a seconda di alcuni parametri.
“I professionisti, che hanno posizione previdenziale sia all’Inps che nella propria Cassa di appartenenza, si trovano in una sorta di limbo – commenta Sergio Villabuona, consulente del lavoro e tutor d’Impresa presso l’Università degli Studi di Messina. Parliamo di coloro che hanno, per esempio, una docenza o di coloro che fanno parte del mondo dei giornalisti pubblicisti. Se volessimo allargare la platea anche ai seicento euro erogati direttamente dallo Stato, ci sarebbe un discorso molto ampio da fare sui collaboratori sportivi, che, in sostanza, sono coloro che percepiscono dei rimborsi forfettari per la loro attività nelle realtà sportive. La norma prevede che potranno richiedere il bonus i collaboratori che hanno percepito un compenso annuo lordo al di sotto dei dieci mila euro.
Questo tetto, di fatto, è discriminatorio – prosegue – per una larghissima platea di lavoratori sportivi, riguardando anche figure di atleti che militano in importanti campionati, ma che sono considerati dilettanti. Nella fattispecie, si tratta di atleti o professionisti con grande preparazione che, di certo, non guadagnano come la Serie A di calcio, ma si tengono su cifre normalissime: per esempio i giocatori ed i professionisti della serie B di basket o chi gioca in Legapro nel calcio. Per molti di questi campionati, peraltro, è stata prevista la conclusione anticipata, lasciando alle parti la discussione del contratto che è un semplicissimo accordo di diritto privato”.
Sembra che la crisi non riguardi anche alcune categorie di lavoratori stagionali nel settore turistico. “Il Decreto cura Italia prevede, infatti, che l’indennità sia prevista anche per i lavoratori dipendenti con qualifica di ‘stagionali’ – continua il Tutor d’impresa UniMe – dei settori produttivi del turismo e degli stabilimenti termali che hanno cessato, involontariamente, il rapporto di lavoro nel periodo compreso tra il primo gennaio 2019 ed il 17 marzo 2020, che non siano titolari di trattamento pensionistico diretto e che, alla data del 17 marzo 2020, non abbiano in essere alcun rapporto di lavoro dipendente.
Fermi restando i requisiti legislativamente individuati, sembrerebbe che l’indennità sia rivolta esclusivamente ai lavoratori con qualifica di ‘stagionali’. Di conseguenza – conclude – questo escluderebbe alcune categorie largamente presenti sull’isola, come, ad esempio, dipendenti di esercizi commerciali che lavorano prettamente nella stagione calda o i dipendenti del settore alberghiero, che erano stati assunti con contratto a tempo indeterminato e che poi sono stati licenziati. In tutti questi casi viene meno, formalmente, il requisito della stagionalità, pur trattandosi di attività che in sostanza sono stagionali.
Non si tratta certamente di settori di nicchia, anzi, guardando all’economia siciliana, molti lavoratori risultano inquadrati in questo modo. Sussistono, insomma, ancora diverse incertezze, che potrebbero travolgere settori non ritenuti fondamentali ma che riguardano una larga fetta di lavoratori”.