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Catania – Un impianto industriale per far diventare risorsa i rifiuti

Melania Tanteri

Catania – Un impianto industriale per far diventare risorsa i rifiuti

martedì 10 Giugno 2014

Uno scenario disastroso che vede la raccolta differenziata non raggiungere ancora nemmeno il 10%. D’Agata: “Vediamo il rapporto costi-benefici, ma pensiamo di realizzarlo”

CATANIA – Una città arretrata, anche rispetto alle altre realtà meridionali, che rischia di rimanere schiacciata se non corre ai ripari. In materia di produzione, differenziazione e smaltimento dei rifiuti, Catania continua a offrire performance disallineate con gli standard nazionali ed esteri, perdendo non solo opportunità in termini di crescita culturale ma soprattutto in termini economici.
Ad affrontare la spinosa questione, nel corso di un convegno moderato da Elisa Catanzaro, sul tema “Gestione dei rifiuti a Catania, quale modello?”, l’Adiconsum provinciale che, dati alla mano, ha evidenziato la necessità, non più rimandabile, di affrontare la situazione relativa ai rifiuti, intervenendo e modificando il sistema attuale che, stando ai duri numeri, non solo rappresenta il ritardo di Catania ma ne cristallizza i passi indietro, nonostante i proclami e nonostante le contravvenzioni che potrebbero scattare in violazione di alcuni obiettivi.
“La nostra idea – hanno esordito il presidente regionale e quello provinciale di Adiconsum, rispettivamente Vincenzo Romeo ed Emanuele Bonomo – è quella di proseguire con il percorso già avviato ma con un confronto più serrato che porti a una soluzione. Strade uniche non ne esistono – hanno aggiunto – e bisogna trovarle in base alle specifiche esigenze e dall’analisi delle situazioni particolari”.
Il primo passo, secondo i rappresentanti dell’associazione dei consumatori di area Cisl, è definire il modello da portare avanti in città che faccia, da un lato, diminuire il dato sulla produzione di rifiuti pro capite, che vede Catania primeggiare a livello nazionale, e aumentare quello sulla differenziazione, ancora troppo lontano anche dagli obiettivi che si era data la stessa amministrazione comunale.
Secondo i numeri provenienti dall’assessorato all’Ecosistema Urbano e dallo stesso Comune di Catania, elaborati dal centro studi Adiconsum e illustrati dal responsabile, il professor Alessandro Maiocchi, nel 2013, ogni cittadino catanese ha prodotto una media di 1,93 chili di rifiuti al giorno, riciclando quotidianamente poco meno di due etti. Secondo i dati del comune, sono 707 i chili pro capite nel 2013, con una raccolta differenziata ferma, come media, 9,92 %. Un numero minore rispetto al 2012, quando la percentuale era del 12,8% e che si abbassa ulteriormente al 6,35 per cento se a essere presa in considerazione è l’area in cui opera direttamente il Comune, e non la ditta che ha vinto l’appalto, il raggruppamento di imprese IPI – Oikos.
“Oltre alla distanza dalla dimensione nazionale che si attesta intorno a 1,40 chili, con un riciclo di circa mezzo chilo al giorno – ha spiegato Maiocchi – il dato catanese evidenzia la sostanziale inefficienza dell’attuale sistema di raccolta, differenziazione e trattamento”.
Una proposta attuabile, secondo Adiconsum, sarebbe quella del sistema “misto”: la raccolta porta a porta nel centro cittadino, e una raccolta differenziata a “isole” nei quartieri periferici. Ma l’associazione ha puntato l’attenzione anche su altri aspetti su cui occorrerebbe agire: la comunicazione, volta a favorire il cambiamento culturale, la modifica dell’appalto e l’aumento dei controlli, oltre al favorire, attraverso meccanismi di premialità, il coinvolgimento dei cittadini.
“L’aumento della quota di differenziata e il corretto trattamento dei rifiuti sono la chiave non solo per ottenere un sistema efficiente ed efficace sotto un profilo “ambientale” – concludono i rappresentanti di Adiconsum – ma anche sotto l’aspetto economico”.
 

Isola ecologica: servono 100 mila euro

CATANIA – Un problema, quello relativo ai rifiuti, alla raccolta e al conferimento, che l’amministrazione si è posta sin dall’insediamento. Come ha evidenziato l’assessore all’Ambiente, Rosario D’Agata, “Ci siamo posti la questione di come aumentare la raccolta differenziata – ha sottolineato D’Agata – e il porta a porta ci sembra la migliore, anche se al momento noi non possiamo realizzarla, per via del contratto che abbiamo ereditato e che vorremmo superare”.

 
Come già più volte annunciato, infatti, l’amministrazione comunale starebbe tentando di verificare la possibilità di rescissione. Soprattutto per cambiare l’approccio, valutando Catania per quello che è, una città metropolitana nei fatti. “Ogni giorno circa sessantamila macchine entrano in città – ha aggiunto l’assessore – e questo è un aspetto di cui non si può non tenere conto. Comunque, stiamo tentando di operare delle scelte anche nell’ambito del territorio gestito dal Comune – ha detto – cercando i fondi per attivare l’isola ecologica di Nesima, che abbiamo ereditato completamente vandalizzata e per cui occorrono 100 mila euro”.
Non solo raccolta, però. D’Agata ha affrontato anche il discorso del trattamento e della trasformazione dei rifiuti, anche attraverso impianti di tipo industriale. “Anche questo è uno degli obiettivi della nostra amministrazione – ha proseguito. Cercheremo di verificare la possibilità di farlo noi o tramite una convenzione per il trattamento di tutti i rifiuti e faremo in modo che questi rifiuti possano costituire anche, come succede in altre realtà, una risorsa per la cittadinanza”.
Quello che era stato annunciato, dunque, in merito alla realizzazione di un impianto di trasformazione, sarebbe al vaglio dell’amministrazione. “Si tratta di vedere il rapporto costi-benefici – ha concluso D’Agata – e di verificare la possibilità di effettuare questo tipo di impianto, anche se noi pensiamo di poterlo realizzare”.

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